Reggio, Grande Albergo Miramare chiuso: lo stallo dopo il restyling esterno – FOTO e VIDEO

Elegante e incorniciato tra le gli alberi secolari della via Marina di Marina di Reggio Calabria, con un suggestivo affaccio sullo Stretto, lo storico palazzo in stile neoclassico con decorazioni Liberty è ancora in attesa di tornare a ospitare il Grande Albergo Miramare. Progettato dall’ingegnere Pietro Fiaccadori, realizzato in epoca fascista tra il 1925 e il 1926, è stato riqualificato esternamente lo scorso anno ma resta ancora chiuso. Situato sul centrale corso Vittorio Emanuele III, esso ha l’ingresso su via Fata Morgana e l’altro affaccio laterale su via Giudecca e sul tapis roulant.

Uno splendore solo esteriore e quindi, in parte sprecato. Non ha ancora mai riaperto da quando il Comune reggino, convinto ora come allora che circa la destinazione alberghiera del palazzo, lo ha affidato alla Società Gestione e Servizi Sgs srl, affinché fosse ristrutturato, riaperto e gestito.

Il bando per i servizi risale ad alcuni anni fa quando società non era, come oggi invece è, sottoposta ad amministrazione giudiziaria. Da qui i nodi da sciogliere.

Il bonus per la riqualificazione esterna


In capo all’amministrazione la valutazione della situazione alla luce del contratto ancora in essere con la stessa Società Gestione e Servizi Sgs srl. Lo scorso anno la società, avvalendosi delle agevolazioni del bonus del 110%, con un investimento di oltre un milione e seicentomila euro, ha provveduto al rifacimento della facciata esterna del palazzo storico. Ma adesso c’è da pensare al futuro e alla ristrutturazione interna per la quale è richiesto un investimento più ingente, di almeno 4 milioni di euro.

Intanto, ormai, da gennaio il Grande albergo Miramare mostra la sua facciata rinnovata ma nessuna notizia ancora trapela sul futuro e sui lavori interni propedeutici alla sua riapertura. Si registra una situazione di stallo che si protrae da mesi, in una città a vocazione turistica che non può essere privata di questo storico gioiello architettonico con tale eletta destinazione.

L’immobile, come la denominazione suggerisce, è quello oggetto dell’affidamento all’associazione Il Sottoscala, all’origine del processo per abuso d’ufficio a carico del sindaco per questo sospeso, Giuseppe Falcomatà.

L’amministrazione comunale reggino ha promesso. Al di là di una trascorsa e conclusa esperienza di palazzo adibito ad area espositiva, è ferma l‘intenzione di restituire alla sua destinazione alberghiera il palazzo di pregio, di proprietà comunale. Una promessa che, però, inizia a stridere con i tempi e i modi ancora troppo incerti, in cui ciò potrà diventare realtà.

La facciata nuova

Era fissato per fine luglio dello scorso anno il termine per il rinnovamento della facciata invece ha poi subito uno slittamento alla fine dello scorso anno.


«Tempi dilatati anche per l’azione dovuta e gradita della Soprintendenza. Essa ha lavorato a fondo, in sinergia con la società, sulla colorazione esterna dell’edificio. Il fine è stato quello di preservare il valore storico e architettonico del bene comunale». Così aveva spiegato l’assessora comunale alle Attività Produttive di Reggio Calabria, Angela Martino, al momento di ribadire le intenzioni dell’Amministrazione di riaprire il grande albergo.

Il 2023 è iniziato per questo immobile di pregio con una facciata nuova. Certamente le aspettative erano quelle di avere oggi un quadro più definito sui lavori interni e sulla riapertura. E invece no.

Il nodo da sciogliere

«Il bando di riqualificazione del Grande Albergo Miramare è stato pubblicato nel 2019. Il precedente era andato deserto. Pertanto il successivo contemplava la formula più ampia ed elastica della concessione in affitto, pur vincolando il gestore alla destinazione ricettiva e turistica. Una soluzione che ha consentito di individuare un aggiudicatario nella società Sgs Società Gestione e Servizi». Così spiegava nel 2021 l’assessora comunale alla Cultura Irene Calabrò.

I rapporti tra Sgs Società Gestione e Servizi srl, tuttavia, sono stati quasi da subito insidiati dalle vicende giudiziarie che hanno coinvolto la stessa società. Sottoposta a interdittiva antimafia nel 2020, la stessa società aveva impugnato il provvedimento e ottenuto la sospensiva. Lo stesso aveva fatto con la revoca dell’aggiudicazione che di conseguenza l’amministrazione aveva disposto.

Un trascorso travagliato

L’interdittiva si era abbattuta sulla società tra l’aggiudicazione e la sottoscrizione del contratto con il Comune. Inizialmente la stessa amministrazione aveva deciso di non dare seguito all’aggiudicazione, revocandola. Poi le resistenze in giudizio, l’ordinanda di sospensiva ottenuta dalla società e le garanzie offerte dalla stessa al Comune, avevano dato prova di una ferma intenzione di portare a compimento il progetto di riapertura e gestione della struttura ricettiva.

Da qui la decisione del Comune di non disperdere l’iter fino ad allora compiuto e di procedere con un accordo transattivo. Data l’incertezza dei tempi di risoluzione della vicenda giudiziaria, era stato posto in capo alla società la rinuncia alla tutela risarcitoria anche per la stipula tardiva del contratto e per qualunque altra causa connessa alla vicenda. Essa era stata subordinata alla condizione risolutiva espressa di rilascio dell’immobile senza nulla a pretendere, in caso di conferma del provvedimento interdittivo o di revoca della misura di prevenzione.

L’accordo sottoscritto prevedeva la durata di 15 anni (con tacita proroga di altri cinque anni). Previsti il vincolo di destinazione turistico-ricettiva e l’obbligo di corresponsione del canone annuo di trecentomila euro circa.

A oggi la società è ancora ad sottoposta ad amministrazione giudiziaria. Il Comune è chiamato a trovare soluzioni per sbloccare la situazione. È necessario nuovo impulso, con questa o con altra società, al completamento dei lavori. Senza gli interventi all’interno, la riapertura dell’albergo non sarà possibile.

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