sabato,Aprile 27 2024

“La terra a chi la lavora”, la sfida dei braccianti migranti: l’inizio di un percorso alternativo allo sfruttamento 

Dall’Usb Reggio Calabria parte la lotta al caporalato, all’emarginazione e alla schiavizzazione con un modello già andato a buon fine a Foggia

“La terra a chi la lavora”, la sfida dei braccianti migranti: l’inizio di un percorso alternativo allo sfruttamento 

La terra a chi la lavora! Questo slogan, che richiama la grande stagione di lotte contadine che portarono alla riforma agraria di Gullo. È un progetto che mira alla rivoluzione che parte dal basso. Un riscatto per contrastare il caporalato che può diventare un modello di economia sana.

L’esperienza Foggiana

E da Foggia ai campi della piana di Gioia tauro il passo è breve cosi grazie all’autoproduzione lo sfruttamento dei braccianti potrebbe essere superato anche alle nostre latitudini. La Regione Puglia, infatti, ha annunciato ufficialmente l’assegnazione della gestione dell’insediamento informale all’Associazione Terra e Libertà, associazione creata e costituita dai residenti di Torretta. Una lotta durata anni che sancisce l’inversione di tendenza ad anni di gestione infruttuosa e deleteria imposta senza alcuna condivisione e confronto.

Un’ assegnazione che segna l’avvio di una fase diversa nella relazione tra lavoratori migranti e istituzioni di vario livello, una risposta ai programmi europei, nazionali, regionali che hanno sprecato centinaia di milioni di euro, lasciando centinaia di migliaia di persone nelle stesse condizioni di precarietà e invisibilità che perdurano da decine di anni.

Modello da importare sulla Piana

Un modello arrivato a Reggio Calabria grazie a Francesco Caruso dell’Usb che ha predentato il progetto al Nuvola Rossa insieme a Giuseppe Marra. Da qui l’idea di dare ai braccianti della Piana di Gioia Tauro una speranza per un futuro diverso. Liberi dal caporalato e da ogni forma di schiavitù e in grado di sostenersi grazia al lavoro dei campi abbandonati.

Nella consapevolezza di essere soggetti determinanti nella produzione della ricchezza, i lavoratori di Torretta hanno avviato un percorso e lanciato delle proposte a tutti i lavoratori migranti impegnati nel lavoro agricolo, dimostrando che organizzandosi al di fuori delle logiche falsamente assistenziali, o delle montanti politiche razziste e criminogene, si può trovare un percorso di emancipazione e di libertà. Così anche Reggio Calabria vuole avere il suo riscatto e lottare per dare ai braccianti una possibilità.

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