domenica,Maggio 19 2024

Consiglio comunale aperto, Brunetti: «Avete confuso volutamente l’assise con l’assemblea pubblica»

La minoranza chiede l’istituzione di una «commissione di inchiesta che possa fare luce su cosa dal punto di vista burocratico amministrativo non abbia funzionato all’interno degli uffici elettorali»

Consiglio comunale aperto, Brunetti: «Avete confuso volutamente l’assise con l’assemblea pubblica»

Dopo l’uscita di scena Gli interventi su aprono con il codice etico strappato dal consigliere comunale di Coraggio Italia, Massimo Ripepi perché, a suo dire, non è stato rispettato dal consiglio comunale reggino che lo aveva firmato non ha mantenuto l’impegno. Per Antonino Minicuci: «Castorina non può aver fatto tutto da solo. Noi siamo qui aspetteremo la fine delle indagini».

Per Federico Milia: «È una vicenda talmente mortificante talmente grave talmente inimmaginabile che ha scosso la coscienza e l’orgoglio (che è forte) dei reggini quasi più del dramma rifiuti. Abbiamo sempre ribadito come gruppo di Forza Italia il nostro totale spirito garantista per tutti gli indagati, né tantomeno abbiamo in mente di trasformare questa in un’aula di tribunale- da qui-  L’ordine del giorno che abbiamo presentato, ossia l’istituzione di una commissione di inchiesta che possa fare luce su cosa dal punto di vista burocratico amministrativo non abbia funzionato all’interno degli uffici elettorali».

Poi tocca al sindaco facente funzioni, Paolo Brunetti, intervenire: «Quella di oggi è una discussione che non mi appassiona. Credo non tocchi discutere al consiglio sui brogli. Decenza vuole che nessuno si intrometta nelle questioni che riguardano gli organi inquirenti. Però vi abbiamo dato l’opportunità di farlo. Forse ad una parte politica avrebbe fatto comodo non convocare il consiglio per continuare a parlare sui giornali. Oggi c’è stata la rappresentazione plastica di ciò che mi aspettavo, con l’opportunità di discutere sui brogli, ma avete confuso un’assemblea pubblica con un consiglio comunale aperto e di proposito, perché non vi faccio così ingenui: i 15 iscritti hanno potuto parlare tutti».

Rivolto a Ripepi: «Quello che ha fatto oggi è un atto mortificante per lei stesso, non per noi, il 14 giugno 2016 quando lo abbiamo votato, lei ha votato contro, oggi non è titolato nemmeno a leggerlo il codice».

A Marino risponde: «Non distinguete l’assemblea pubblica dove si dà voce a tutti, in aree pubbliche, dove tutti potranno intervenire, come è stato fatto in passato. Dal consiglio comunale aperto, non ci sottraiamo a nessuna discussione, non abbiamo paura». Qualora gli organi inquirenti accerteranno che i fatti sono avvenutile le persone coinvolte devono avere il massimo della pena».

La risposta della maggioranza

Alla richiesta dell’istituzione della commissione, risponde a nome della maggioranza Carmelo Versace: «Non possiamo permetterci alcun alone di dubbio sulle dinamiche democratiche. Non è momento storico per potere indugiare in letture di comodo o indulgenti verso niente e nessuno. La legalità va difesa in termini fattivi, quotidiani, non solo di principio. Esistono, per me, i fatti e, conseguentemente, le responsabilità. Penali, ma prima ancora etiche e politiche, in nome di una responsabilità individuale e sociale, di gruppo, dunque anche politica Senza sconti.

 Ma prima esistono i fatti. E fatto è un participio passato, quindi non deve essere revocabile in dubbio. Deve essere certo e cristallizzato giuridicamente. A me non interessa parlare di presunzione di innocenza, perchè questa ci porterebbe sul piano individuale e io non credo che istituzionalmente sia opportuno declinare in forma personale situazioni così delicate e che, soprattutto, incidono ben al di là della sfera del singolo per impattare sulle sorti di una comunità intera. Io parlo di fatti e non intendo  precipitare verso conseguenze – di pensiero e politiche – se non mi si garantisce di muovere da fatti, participio passato, dunque immutabile, definiti e cristallizzati. Io rivendico non la presunzione di innocenza ma la certezza, in questo caso giuridica, del fatto o dei fatti da cui potrebbero discendere conseguenze gravissime.

Non mi piace e non posso permettermi di parlare di aria fritta o di riempire di “se” valutazioni che – visto il ruolo istituzionale – sarebbero comunque gravi. A questo gioco io non ci sto.  Alle dichiarazioni “purchessia” per stare sui giornali o perchè la gente se le aspetta non ci sto. Risulterò antipatico, qualcuno dirà che prendo le distanze ma io vi dico che, si, l’istituzione deve prendere le distanze da tutto ciò che non è serio, a costo di prendere critiche e perdere consenso.

E, credetemi, fare chiacchiere su fatti ancora non accertati non è serio, soprattutto mentre la città si gioca una partita decisiva per il proprio futuro. Da questo teatrino mi chiamo fuori». Con 17 voti contrari, 9 favorevoli e un astenuto, la proposta della minoranza non passa.

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