Avviso ai creditori, Calabrò rassicura: «Non riguarda i cittadini»
L’assessora al Bilancio in commissione: «L’avviso riguarda debiti per rifiuti, acqua ed energia»
La settimana si era aperta per il Comune con il fuoco di Reggio Futura e le feroci critiche sulla mancanza di pubblicità da parte da parte dell’avviso ai creditori dell’amministrazione. Stamattina all’ordine del giorno della commissione Vigilanza la “Richiesta chiarimenti su avviso ai creditori pubblicato sull’Albo Pretorio in data 31-01-2022 e sulle modalità di adesione dell’Ente alla procedura prevista in L.234/2021 per il ripiano del disavanzo dei Comuni sede di capoluogo di Città Metropolitane”, con l’audizione dell’assessora Irene Calabrò e del dirigente Francesco Consiglio.
Le modalità di adesione all’Avviso
A porre le domande Massimo Ripepi, presidente di Commissione che ha raccolto «le istanze che vengono dalle conferenze stampa, dalle comunicazioni che associazioni e cittadini fanno». Le perplessità nascevano dal fatto che la decisione di aderire all’avviso non è passata in Consiglio comunale, come successo alle altre città beneficiarie del provvedimento statale, ma è stata stabilita come indirizzo dalla Giunta, dopo che sindaco Brunetti e assessore Calabrò avevano preso contezza dell’avviso che, nel mese di gennaio, era arrivato dal Mef. Un’adesione non obbligatoria ma ritenuta pertinente alle scelte già compiute dall’amministrazione comunale.
Così Irene Calabrò, assessore al Bilancio, chiarendo che la pubblicità dell’avviso è stata fatta in relazione ai destinatari, specificando che cos’è un debito commerciale e chi può essere interessato a questo avviso.
Avviso ai creditori, ecco a chi è destinato
«Non è interessata la cittadinanza – afferma –, fare dei manifesti avrebbe voluto dire spargere il terrore. Chi non comprende di cosa si tratta, giustamente può andare nel panico, cosa che sta succedendo in questo momento. Se non si danno informazioni chiare alla cittadinanza si rischia che sia messo in dubbio un credito che invece non è un credito commerciale».
«Dal punto di vista politico mi sento di fare una valutazione rispetto alla situazione del Comune di Reggio, complessivamente abbiamo valutato che sono pochi i piccoli debitori commerciali, cioè i singoli imprenditori, fornitori o dei prestatori di servizio che l’amministrazione deve pagare. La maggior parte dei crediti dell’avviso riguarda i grossi debitori commerciali del Comune ossia i debiti per il conferimento rifiuti, i debiti nei confronti del servizio acqua potabile e soprattutto i debiti relativi alle spese per l’energia elettrica. L’amministrazione vuole chiudere quelle grosse partite che gravano sul bilancio che riguardano i grandi fornitori. Quasi tutti i lavori e servizi resi dall’amministrazione sono finanziati con fondi esterni, decreto Reggio, Pon, Patti per il Sud e questi non saranno intaccati dall’avviso essendo somme vincolate, aventi specifica destinazione che non saranno interessati da decurtazioni.
Si tratta di crediti maturati al 31 dicembre 2020. Abbiamo puntato a definire vecchie partite che gravano sui bilanci dell’amministrazione».
In un intervento il consigliere Latella sottolinea invece «In questi sette anni siamo riusciti a non far fallire l’amministrazione comunale, dando così l’opportunità a tutte le aziende che hanno lavorato per il Comune di essere pagati. Per noi è una vittoria».
La cancellazione del debito
L’automatica cancellazione del debito è riferita al piano o a tutto il bilancio? Secondo la precisazione della Calabrò «è una previsione della finanziaria che ha un impatto abbastanza forte sul creditore, perché lo avvisa che, nel caso in cui non presenti la domanda di adesione, perde il credito. Non si tratta di una previsione che abbiamo stabilito noi, anzi noi l’abbiamo scritta a caratteri cubitali e in grassetto.
Dal confronto che ho avuto coi dirigenti il credito viene cancellato dal bilancio perché non si può cancellare dal piano di rilevazione qualcosa che non c’è. Questa è l’interpretazione del Mef».
Da qui discende la personale valutazione politica: «Non escludo che a livello nazionale possa anche essere oggetto di un’impugnativa. Ma al momento la norma è questa e vanno seguitele previsioni di legge. Se poi qualcuno dovesse sollevare una questione di legittimità costituzionale ne prenderemo atto». Per Ripepi proprio questa obiezione avrebbe dovuto portare a discuterne in consiglio.