giovedì,Maggio 2 2024

Terranova, inaugurata la panchina rossa contro la violenza sulle donne

Per l’occasione è stato presentato il libro “Una fimmina calabrese” di Paolo De Chiara

Terranova, inaugurata la panchina rossa contro la violenza sulle donne

In occasione della Giornata internazionale della donna, a Terranova Sappo Minulio, è stata inaugurata una panchina rossa contro la violenza sulle donne, voluta fortemente dal sindaco Ettore Tigani, per ricordare tutte le vittime di femminicidio. Il primo cittadino, durante la cerimonia, ha evidenziato come l’Amministrazione comunale, per l’8 marzo, abbia inteso  celebrare la donna, ricordando tutte le conquiste conseguite in termini di diritti e di parità di genere, sottolineando che tuttavia, nonostante questo, «ancora ulteriori rivendicazioni devono essere compiute e, soprattutto, in maniera inevitabile, a tale giornata va associato il contrasto a ogni forma di violenza sulle donne, sia fisico che psichico».

La panchina rossa è stata installata nell’area verde di via Padre Vincenzo Idà, adeguatamente riqualificata con la messa a dimora di sette alberi e l’illuminazione della fontana di pietra, «a significazione e simbolo empirico – ha affermato il sindaco – che la donna va solo lambita con un fiore e non deve essere mai destinataria di alcuna forma di violenza. Inoltre, va esaltato il coraggio e la determinazione della donna allorquando si ribella alla violenza a tutela di sé stessa, delle altre donne e dei figli», facendo riferimento a Lea Garofalo, la testimone di giustizia uccisa dalla ‘ndrangheta il 24 novembre del 2009.

Il riferimento a Lea Garofalo da parte del sindaco non è stato casuale, dal momento che subito dopo l’inaugurazione della panchina, l’evento è proseguito all’interno dell’aula consiliare dove è stato presentato il libro “Una fimmina calabrese – Così Lea Garofalo sfidò la ‘ndrangheta”, di Paolo De Chiara. All’incontro, moderato dal primo cittadino, oltre all’autore, erano presenti l’assessore alla Cultura Laura Albanese, Angela Napoli, già parlamentare e componente della Commissione parlamentare antimafia e don Pino Demasi, referente di Libera.

Il libro

Nel suo libro, lo scrittore e giornalista molisano, direttore della testata giornalistica WordNerws.it, racconta la storia di Lea Garofalo, la donna coraggio che si è ribellata alla ‘ndrangheta. Nata in una famiglia mafiosa, ha visto morire tanti parenti e amici, ma anche il padre e il fratello, decidendo così di denunciare. «Ha raccontato la ‘ndrangheta che uccide, che fa affari, che fa schifo! – ha sottolineato De Chiara -. È stata uccisa perché si è contrapposta alla cultura mafiosa, che non perdona il tradimento, soprattutto di una fimmina. A 36 anni è stata rapita a Milano per ordine del suo ex compagno, dopo un precedente tentativo di sequestro in Molise, a Campobasso. La sua colpa? Voler cambiare vita, insieme alla figlia Denise. Per la figlia si è messa contro il convivente, i parenti, il fratello Floriano.

In questo Paese “senza memoria”, lo Stato dovrebbe vergognarsi per come ha trattato e continua a trattare questi cittadini onesti, che hanno semplicemente fatto il proprio dovere. Gli esempi non possono essere accatastati. Devono poter sbocciare come candide rose, per inebriare le nostre menti delle loro passioni, della loro forza e del loro immenso coraggio. Senza dimenticare i familiari delle vittime, nemmeno loro possono essere lasciati soli. Le mafie, sino a oggi, hanno ucciso più di 150 donne. Solo grazie alle fimmine è possibile immaginare un futuro diverso per questo Paese, un futuro senza il puzzo opprimente di queste organizzazioni criminali, che possono tutto per la loro immensa potenza economica e militare. Per i loro legami secolari con la politica e le Istituzioni. Con Lea e con Denise non hanno potuto nulla».

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