Autonomia differenziata, Conia interviene alla Camera: «È anticostituzionale»
Il sindaco di Cinquefrondi, partecipando ai lavori della Prima Commissione, ha descritto la drammaticità del territorio, dove sono carenti servizi sanitari e ospedalieri
«È anticostituzionale». Michele Conia, sindaco di Cinquefrondi e consigliere metropolitano, ha bollato così l’autonomia differenziata, intervenendo, su invito del presidente Nazario Pagano, ai lavori della Prima Commissione (Affari Costituzionali) della Camera dei Deputati, nell’ambito dell’esame del disegno di legge, approvato dal Senato relativo alle “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a Statuto ordinario ai sensi dell’art. 116, terzo comma, della Costituzione”.
Il primo cittadino ha cominciato il suo intervento, sostenendo di avere la necessità di fare prima «una premessa di ordine giuridico», facendo riferimento ad alcuni principi sanciti dalla Costituzione Italiana. «Vorrei partire dall’articolo 3 della Costituzione – ha affermato Conia – che parla di uguaglianza formale e sostanziale, comma 1 e comma 2, e per esempio ricordare che il comma 2 dell’articolo 3, stabilisce espressamente che tocca allo Stato rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana, mentre l’articolo 5 sostiene che la Repubblica è una e indivisibile. Poi, andando avanti negli articoli, saltando i principi, l’articolo 119, al comma 3, stabilisce che lo Stato deve restituire un fondo senza diritto di destinazione per i territori con minore capacità fiscale per abitante, e sempre il 119, al comma 5, sostiene che lo Stato deve prevedere delle risorse aggiuntive in favore di determinati comuni, province, città metropolitane e città, e poi il 120 che dice che la tutela dei livelli essenziali per le prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, prescindono dai confini territoriali dei governi locali».
Sanità
Dopo questa premessa, il sindaco di Cinquefrondi ha continuato dicendo che «questa è una cornice importante, perché in base a questo proverò a dire delle cose empiriche che vivo tutti i giorni da sindaco di questo territorio, per poi arrivare a una conclusione. Io vivo e opero in Calabria, una regione nella quale per esempio – do dei dati che probabilmente già conoscerete, ma che credo possano essere utili ricordare – il 43% delle persone che hanno problemi di natura oncologica devono partire per andare a curarsi fuori regione o dove per esempio, c’è un tasso di mortalità infantile, stiamo parlando quindi di bambini che muoiono, del 3,9 su mille in Calabria, rispetto per esempio all’1,8 in Toscana. È poi una regione nella quale si spendono per 150 milioni di euro all’anno per l’emigrazione sanitaria o dove c’è l’80% dei bambini che ancora non hanno nemmeno il servizio mensa e dove la mobilità pubblica, quindi la possibilità di spostarsi da un luogo all’altro, non è scarsa, non è inefficiente, ma è totalmente inesistente.
Io vivo in un comune che si chiama Cinquefrondi – ha continuato Conia – dove l’ospedale più vicino è quello di Polistena e in tutto il territorio della provincia di Reggio Calabria, l’altro ospedale – ce ne sono solo due – è a Locri. Questi ospedali in questo momento, è notizia che conoscete tutti, è nazionale, stanno sopravvivendo grazie all’aiuto di medici cubani, cioè di fondi che noi diamo a dei medici che vengono alla Cuba per garantire una serie di servizi. Intanto questi due ospedali non riescono a garantire nemmeno tutte le prestazioni necessarie che servirebbero. Che poi si dice l’importante è che c’è un ospedale ogni 40 km, ma se poi la strada o il mezzo pubblico o l’ambulanza non c’è, bisogna capire questi 40 km cosa realmente sono e che cosa comportano. Facciamo un esempio pratico che noi viviamo quotidianamente: quando una persona qui ha un infarto, deve aspettare prima delle ore che arrivi l’ambulanza, poi arriva all’unico Pronto soccorso che c’è e magari deve fare una fila di ore, nel momento in cui, per miracolo, ancora è vivo e riesce a entrare e qualcuno si accorge per tempo che ha un infarto in corso, bisogna chiamare l’elisoccorso che deve arrivare, deve prenderlo, ripartire e portarlo all’ospedale di Catanzaro – di solito avviene questo – e poi provare a essere salvato».
Le incongruenze
Conia ha continuato il suo intervento, dicendo che «se questa è la realtà vera dalla quale noi partiamo, quando io vedo nel disegno di legge che si parla di storicità della spesa, invarianza della spesa e capacità di gettito fiscale, noi stiamo dicendo che una regione come la mia, quella nella quale vivo e che rappresento, anziché essere aiutata perché questi servizi e disastri che io ho elencato – ma ne ho elencati veramente pochi, e stiamo parlando di servizi e di diritti, perché quando io cito il tasso di mortalità dei bambini stiamo parlando della vita e della morte di bambini – lo Stato invece di fare in modo che tutto ciò migliori, quindi investendo nuove risorse e intervenendo per rimuovere anche gli ostacoli, parte dalla storicizzazione e dall’invarianza della spesa e diciamo che possiamo aggiungere a tutto questo, il cosiddetto gettito fiscale che anche qui, solo chi vuole far finta di non sapere e non può non comprendere che, per esempio, nel mio comune la maggior parte delle persone sono disoccupate, che nel mio comune non ho grandi industrie ma nemmeno medie e piccole, non ho grandi attività commerciali, non ho quindi una possibilità – il mio come tanti altri comuni – di avere delle entrate per poter eventualmente poi utilizzare per garantire questi servizi».
Simile al federalismo fiscale
Conia ha aggiunto quindi che «la traccia e la linea che oggi si sostiene a favore di questo disegno di legge o di questa proposta che è l’autonomia differenziata è un po’ identica a quella del federalismo fiscale. Tra l’altro sono stato il primo sindaco d’Italia a sollevare la questione e a dire che il federalismo fiscale avrebbe colpito in modo pesante i comuni. Con il federalismo fiscale è accaduto che il mio comune, tanto per fare un esempio, negli ultimi anni, come noi sostenevamo quando dicevamo che questo sarebbe stato il risultato, ha avuto un taglio di centinaia di migliaia di euro di trasferimenti dallo Stato al comune. Questo tradotto significa che noi abbiamo nel tempo tagliato, non la possibilità al sottoscritto di fare chissà che cosa, ma abbiamo tagliato servizi e diritti ai nostri cittadini. Era il famoso esempio che noi facevamo all’epoca, quando parlavamo di un disegno anche lì perverso, dei cosiddetti asili. Poiché nel mio comune l’asilo non c’era o non c’è, allora io non avevo il diritto di avere i fondi e anziché averne di più per poter garantire al bambino che nasce o alla mamma, un luogo dove stare o dove portare il figlio per poter poi lavorare, invece no: si dice poiché tu l’asilo storicamente non ce l’hai non ti diamo i fondi per farlo, mentre chi già ce l’aveva, magari ne aveva già pure due o tre, magari un comune con gli stessi miei abitanti, in un’altra zona o territorio, in quel caso invece ti diamo più fondi, così non solo puoi continuare a garantire quei servizi e quei diritti, ma addirittura ne puoi fare un altro.
È un esempio un po’ banale – ha continuato Conia – per far capire che poi la sostanza non cambia. Anche in quel caso si diceva che avrebbe dato maggiore autonomia e potere ai comuni. La verità è – in questo caso citando dei numeri, perché faccio il sindaco da 8 anni – che anche quando parliamo di livelli essenziali di prestazione previsti dalla Costituzione, intanto li stiamo attendendo da decenni e non li abbiamo mai avuti, ma poi io vorrei comprendere, questi livelli essenziali di prestazione, anziché chiamarli così dovremmo capire, spiegare e dire che stiamo parlando di diritti. Per quanto mi riguarda, non ci può essere un diritto diverso, un diritto alla vita, un diritto a essere curato, un diritto a studiare, un diritto ad avere un contratto di lavoro, un diritto ad avere una tutela sul lavoro, un diritto ambientale, un diritto civile, diverso da una regione a un’altra o addirittura da un comune o da un territorio a un altro, perché io penso che così come sancisce la nostra Costituzione, i diritti devono essere sempre garantiti allo stesso modo per tutti. Aggiungo – ha concluso il primo cittadino – quando parliamo di livelli essenziali di prestazione, vorrei capire se devono essere garantiti dal pubblico o anche dal privato. Infine, per quanto mi riguarda, sia dal punto di vista giuridico-costituzionale, sia dal punto di vista empirico, per me, da sindaco, da consigliere metropolitano, da avvocato e da cittadino, penso che questo disegno, qualora dovesse diventare legge, è anticostituzionale».
Le riflessioni di Conia
In merito alla possibilità avuta di esprimere il suo pensiero, Michele Conia ha sostenuto che «è stato un piacere, un onore e un’emozione forte portare il nome di Cinquefrondi nell’audizione, così com’è stata una grande responsabilità portare la difesa dei diritti della mia gente, dei nostri ammalati e dei nostri studenti, urlare in faccia a loro che c’è una Calabria che non si piega, che studia, che si ribella. La Camera dei Deputati è diventata la camera del popolo, non smettiamo mai di crederci e non dimentichiamolo mai!».