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BORGHI E LUOGHI DEL CUORE | A Palmi, immersa nel silenzio e destata dal mare, la villa Pietrosa di Leonida Repaci

Lo scrittore visse lì con l'amata moglie Albertina Antonelli. La donò al Comune affinché restasse vivo luogo identitario e intensa fucina di cultura

BORGHI E LUOGHI DEL CUORE | A Palmi, immersa nel silenzio e destata dal mare, la villa Pietrosa di Leonida Repaci

«Quando fu il giorno della Calabria Dio si trovò in pugno 15mila km quadrati di argilla verde con riflessi viola (…).Volle il mare sempre viola, la rosa sbocciante a dicembre, il cielo terso, le campagne fertili, le messi pingui, l’acqua abbondante, il clima mite, il profumo delle erbe inebriante (…).

Del breve sonno divino approfittò il diavolo per assegnare alla Calabria le calamità: le dominazioni, il terremoto, la malaria, l’Onorata Società, la vendetta, l’omertà, la violenza, la falsa testimonianza, la miseria, l’emigrazione (…).

Questi mali e questi bisogni sono ormai scatenati e debbono seguire la loro parabola. Ma essi non impediranno alla Calabria di essere come io l’ho voluta. La sua felicità sarà raggiunta con più sudore, ecco tutto (…)». Così lo scrittore palmese Leonida Repaci, parlando della sua terra, della sua struggente bellezza e dei suoi atavici mali.

Lucidità e speranza convivono nel suo celebre scritto “Quando fu il giorno della Calabria”. Quel mare viola dai forti riflessi è lo stesso che si ammira dalla guardiola della sua Villa Pietrosa.

Egli ha narrato della Calabria che ancora parla di lui specie attraverso la culla arrotondata a picco sul Mar Tirreno dove si incrociano le rotte delle barche, come pensieri affidati ad un tramonto che non sarà mai dimenticato. È la suggestiva guardiola di villa Pietrosa, la tenuta in cui visse con la sua amata consorte, Albertina Antonelli. Una dimora immersa tra ulivi e pini, a valle di un’antichissima grotta dove ha chiesto di essere seppellito unitamente alla sua amata.

Una finestra ariosa sulla costa Viola dalla quale ammirare lo Stretto e le isole Eolie, Villa Pietrosa avrebbe continuato ad esistere, come lo scrittore Leonida Repaci aveva presagito nei Poemetti civili, anche quando lui fosse stato memoria.

L’eco della Pietrosa


«Soltanto alla Pietrosa, per tramite di quel fantastico luogo “paradiso dell’anima” come lo definì egli stesso, completava il suo ego emotivo. Placava la rabbia e l’irruenza nei bagni nudo alla sottostante spiaggia rocciosa che allora si raggiungeva solo da un viottolo che si apriva dietro la Villa. Oppure le placava alla frescura degli ulivi e dei pini toscani voluti da Albertina, in mezzo alle gigantesche statue di Giuseppe De Feo che gliene aveva fatto omaggio proprio per abbellire quel parco. Un luogo magico la Pietrosa di Leonida Repaci (…)», scrive il saggista e poeta, Natale Pace, autore anche delle foto a corredo dell’articolo. Fedele animatore della memoria del caro amico Leonida, egli ha dedicato proprio alla Pietrosa delle pubblicazioni.

Il dono alla sua Palmi

Un luogo eletto per Leonida Repaci e Albertina Antonelli. Un luogo caro come nessun altro. Per questo donò interamente alla Città di Palmi, con atto notarile nel 1981, “Villa Pietrosa sita nella località Pietrosa o Trearie del Comune di Palmi, con l’annesso patrimonio culturale costituito da quadri e disegni d’autore, sculture, volumi, oggetti d’arte, manoscritti, memorie, lettere ed altri documenti della sua vita di scrittore e giornalista“.

«La donò contestualmente manifestando il desiderio di legare il proprio nome e quello della moglie Albertina ad un centro culturale complementare alla Casa della Cultura, già realizzata su suo suggerimento. II complesso immobiliare, denominato Villa Pietrosa, costituito da una casa padronale a due elevazioni fuori terra, occupante la superficie di mq 220. I vani sono quattro, salone ed accessori a piano terra, salone ed accessori al primo piano, un parco circostante, intersecato dalla sede abbandonata delle Ferrovie. Una casa colonica, un capanno e un fabbricato (ex casello ferroviario) a due elevazioni fuori terra», riporta fedelmente Natale Pace nella sua recente pubblicazione La Pietrosa.

Cuore pulsante di Calabria

Luogo del cuore del Fai e meta di turisti e visitatori, villa Pietrosa è un posto dell’anima. Custode discreta di infinite storie e ma anche culla generosa di nuove. Uno scrigno di ricordi misteriosamente familiari. E tutto intorno uliveti, cicale, armacìe, odori e colori pregnanti, suoni e suggestioni senza tempo. Certamente è un cuore ancora pulsante della Calabria e di coloro che, non senza lasciare segni, l’hanno attraversata.


«A saper tendere l’udito capita di ascoltare ancora “lo son l’umile ancella” che Francesco Cilea, ospite insieme alla dolcissima moglie Rosa Lavarello, intonava al pianoforte di Albertina. Note che si spargevano tra i pini e gli ulivi toscani che Albertina mise a dimora. Lo fece assistita dalla madre donna Letizia e dal buon Ciccio Parisi “nume tutelare” della Pietrosa, al quale si devono la maggior parte dei lavori di sistemazione della tenuta».

La pietrosa da ascoltare

Suggestioni e memorie ma anche una natura inconfondibile che si conserva nel fluire del tempo e che incessantemente narra.

«E dai calanchi di ginestra e finocchiello, di ulivi e mirto, risale il richiamo d’amore del pescespada. E s’ode il silenzio che si faceva tutt’intorno, nei pomeriggi di sole cadente (…). Bisogna saperla ascoltare la Pietrosa, non tutti ci riescono. Bisogna avere orecchie attaccate al cuore e il cuore innamorato, altrimenti nessun suono giunge e il posto sembra un posto bello sì, ma come sono belli i posti che qui degradano dalle ultime pendici aspromontane verso la costa e il mare», scrive ancora Natale Pace.

Leonida Repaci, spirito poliedrico

Ha vissuto nella sua Palmi, dove era nato nel 1898, nel reggino, fino al sisma del 1908. A Torino avviò quegli studi giuridici che avrebbe completato solo dopo la chiamata alle armi nel 1919.

L’impegno politico inizia con l’iscrizione, negli anni Venti, al partito Socialista, con l’adesione al Movimento Operaio e con la collaborazione a L’Avanti e a Ordine Nuovo. Nella città della Mole, Repaci conobbe Antonio Gramsci, politico e intellettuale antifascista italiano, nel 1921 tra i fondatori del partito Comunista d’Italia, dalle cui file si dimise dopo i fatti drammatici consumatisi a Palmi nell’agosto del 1925 contestualmente alla processione della Varia.  

Scrittore e giornalista, intensa fu l’attività che Leonida Repaci svolse, scrivendo fin dal primo numero per L’Unità. Sempre a Milano collaborò alla Gazzetta del popolo e a La Stampa.

Nel 1929, con Carlo Salsa e Alberto Colantuoni, fondò il premio Viareggio che diresse fino alla morte, nel 1985.

Poemetti civili e Pietrosa racconta, tra le opere (poetiche) d’esordio. Numerosi i romanzi e i racconti. Tra questi la Storia dei Fratelli Rupe, L’ultimo cireneo, La carne inquieta, Racconti della mia Calabria, Un riccone torna alla terra, Il deserto del sesso, Lanterne rosse a Monteverde e molti altri.

Innumerevoli e, come lui, poliedriche furono infatti le opere che scandirono la sua vita. Morì a Marina di Pietrasanta, in provincia di Lucca, nel 1985.

(Foto di Natale Pace)

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