domenica,Aprile 28 2024

Ciao Pietro, penna sopraffina e tagliente. Continua a sorridere

La tua “vecchia” redazione ti saluta

Ciao Pietro, penna sopraffina e tagliente. Continua a sorridere

Pietro, Pietro… ce l’hai fatta sotto il naso. Non ci hai dato il tempo di organizzare quella serata che avresti voluto passare con noi, e noi con te. Tuoi colleghi, tuoi giornalisti per un anno, tuoi amici. Chi più, chi meno. In un anno di lavoro insieme i rapporti non si definiscono e forse non c’è il tempo di definirli quando a mordere c’è un lavoro, quello che amavi in maniera viscerale, che non ti dà tregua. E neanche questa malattia ti ha dato tregua. Maledetta.

Ci dicevamo “raccogliamo la sfida, dobbiamo raccoglierla!”. Era la sfida di una informazione corretta, leale, fondata sui fatti e non sulle opinioni. A mettere il pepe ci pensavi tu, con la tua penna sopraffina e tagliente, che metteva le cose in chiaro. D’altronde non avevi un carattere facile, ammettiamolo. Ma le persone bisogna conoscerle per apprezzarle fino in fondo. E tu alla fine eri apprezzato e stimato da tutto l’ambiente. Preciso, meticoloso, attento, e maniacale nella stesura di un articolo. Per non parlare poi dei titoli. La virgola, il punto, i due punti, il maiuscolo, gli acronimi…

Così eri tu. Inflessibile sul lavoro ma una persona leale. In uno degli ultimi incontri in cui siamo venuti a trovarti, sorridevi. Eri contento di averci lì al tuo fianco. Siamo venuti un po’ timorosi. Era una situazione un po’ così. Di quelle che non sai come devi comportarti, cosa dire, per non sbagliare. Conoscevamo la gravità della situazione. Ma tu ci hai accolto con un sorriso di quelli che ti aprono il cuore. Di quelli che tu dici, “si, dai Pietro che ce la fai”. Un aperitivo nel tuo salotto di casa, tra chiacchiere e risate. E i complimenti per il lavoro che stava andando avanti in redazione. Con la promessa di andare a mangiare quella pizza che avresti voluto condividere con tutti noi.

Poi, ti abbiamo incontrato sulla strada. Eri tornato ad offrire il tuo lavoro all’informazione regionale. In una posizione che hai inseguito a lungo e che meritavi. Il tuo approdo in Rai è stato il coronamento di una carriera maledettamente troppo breve. “Sto bene” dicevi. Si, stavi bene quando eri a lavoro. Era la tua dimensione. La tua soddisfazione. Il tuo posto. Libero. Proprio come quando salivi in sella alla tua moto.
Poi la luce si è spenta. Ora per te risplende una nuova alba.
Cara Ketty, cara piccola Giulia, Pietro era forte. Siate orgogliosi della sua voglia di vivere e di ricominciare. La luce rimarrà accesa, sempre, su di lui. E su di voi. E noi contribuiremo a tenerla accesa. A tua moglie e a tutta la tua famiglia vanno le nostre più sentite condoglianze e la vicinanza di chi ha avuto la possibilità di lavorare con te.

Anna, Gabri, Elisa, Ilario, Teresa, e oggi Elda, Silvio e Marina. La tua “vecchia” redazione ti saluta.

“Allerìa, pe’ ‘nu mumento te vuò scurd
che hai bisogno d’alleria,
quant’e sufferto ‘o ssape sulo Dio.
E saglie ‘a voglia d’allucc,
ca nun c’azzicche niente tu,
vulive sulamente da
e l’alleria se ne va…”

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