domenica,Aprile 28 2024

Crisi al Comune di Reggio, Falcomatà attendista logora il Pd

Il “grande bluff” dell’incontro tra il primo cittadino e i dem ha prodotto un nulla di fatto che, se possibile, ha ampliato il divario di vedute politiche tra compagni di partito

Crisi al Comune di Reggio, Falcomatà attendista logora il Pd

Il grande freddo che attanaglia Palazzo San Giorgio nelle ultime ore è ben diverso dal freddo climatico che si è impadronito dello Stretto nell’ultimo week end. Lo testimoniano i pochi spifferi provenienti dal palazzo, le linee telefoniche mute, le frasi sibilline quando non dette a denti stretti. Muti sono tutti i protagonisti che volenti o nolenti rientrano nella grande rivoluzione annunciata dal sindaco Giuseppe Falcomatà.

Il bluff dell’incontro col Pd

Il “grande bluff” dell’incontro tra il primo cittadino e il suo Pd ha prodotto un nulla di fatto che, se possibile, ha ampliato il divario di vedute politiche tra compagni di partito. In una reazione a catena che ha già contagiato i Democratici e progressisti che hanno sostanzialmente rotto con Falcomatà che si è presentato irremovibile davanti a De Gaetano&co che hanno provato a fare quadrato con i compagni di maggioranza chiedendo ai dem di convocare un’altra interpartitica. Lo hanno fatto ufficialmente ieri, recapitando la richiesta al segretario metropolitano Antonio Morabito, nonostante sia chiara la posizione del sindaco di non proseguire su questa strada affollata da partiti che sperano di farsi forza l’uno con l’altro.
Ora a chi toccherà (?) si domandano un po’ tutti. Perché è chiaro ormai che Falcomatà vuole sbrigare ogni pratica come una pratica a se stante. Senza ragionamenti che riconducono ad una maggioranza che non è certo quella dell’inizio del “secondo tempo”.

La strategia

Alcuni sostengono che quella del sindaco sia una strategia suicida. Che tirare troppo la corda non lo porterà lontano, soprattutto se l’orizzonte è rappresentato da quell’ambizione di diventare il candidato di punta del centrosinistra alle prossime regionali. E quindi, soprattutto, lo porterà a rompere con il Pd, che dovrebbe spingerlo nella realizzazione delle sue ambizioni.

Altri sostengono che quello dei consiglieri comunali sia nient’altro che un bluff in una partita che il primo cittadino in realtà ha in pugno. D’altra parte l’ormai famigerato gesto di non presentarsi in aula non sembra aver sortito il risultato che Sera e compagni speravano. Il sindaco non ha fatto alcun passo indietro e la situazione sembra più inasprita di ieri. Anche se si vuol far credere che una delle due parti in causa stia cedendo. D’altra parte i consiglieri nella nota che annunciava la diserzione dell’aula avevano non solo ribadito la difesa ad oltranza dello status quo, ma anche chiesto lumi sul programma di questo ultimo scorcio – decisivo – di sindacatura. Il “tutti o nessuno” è quindi oggi, oltre che una legittima posizione, anche una foglia di fico per vedere dove si può arrivare, cosa si può ottenere.

D’altra parte se davvero fosse rottura tra Falcomatà e il suo partito di maggioranza, gli assessori e i consiglieri avrebbero potuto anche andare a casa, presentandosi dimissionari al cospetto del sindaco e far tornare la città alle urne. Ma è pur vero che di dimissioni nessuno ne ha mai parlato. E non conviene a nessuno di loro, soprattutto oggi che quella del consigliere comunale e dell’assessore è diventata una professione, e anche ricercata, visti gli adeguamenti degli stipendi.

Bilanci di previsione a febbraio

In più c’è da considerare che Falcomatà, bloccato dalla sanzione dell’Anac che gli vieta di firmare atti fino a gennaio, non ha tutta questa fretta non essendo neanche incalzato da scadenze perentorie, visto che il termine per l’approvazione del Bilancio di previsione è stato differito per Comuni e Province alla fine di febbraio 2024.

Insomma, dopo quasi due mesi di attesa, in cui si è detto di tutto e di più, ci dite a chi conviene questa situazione? Perché alla città non di sicuro.

Articoli correlati

top