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Sanità malata, guardie mediche chiuse e sistema 118 in affanno: ecco perché si muore di attese

Il direttore del Suem Domenico Minniti ci ha illustrato le carenze e le cattive abitudini che continuano ad intasare il settore l’emergenza urgenza

Sanità malata, guardie mediche chiuse e sistema 118 in affanno: ecco perché si muore di attese

Vi abbiamo raccontato di storie di ordinaria sanità che, almeno in Calabria, è rappresentata da carenze e disservizi. In particolare, abbiamo raccontato di quei territori che, ciclicamente, rimangono scoperti da qualsiasi forma di assistenza territoriale. Sono sempre meno i medici e, di conseguenza, le guardie mediche chiudono costringendo l’utenza a rivolgersi all’unica via possibile: il 118.

Guardie mediche chiuse

Domenico Minniti

Abbiamo chiesto al direttore del Suem 118, il dottor Domenico Minniti, che ricadute ha questa mancanza di presenza della medicina sul territorio, sul sistema dell’emergenza urgenza. E le risposte sono tanto prevedibili quanto drammatiche. «La mancanza di punti di assistenza territoriale incide pesantemente. Abbiamo due tipi di offerta sanitaria differente. La continuità assistenziale, ovvero la guardia medica, lavora sui codici bianchi e verdi. Su quello che è un malessere di bassa criticità. Noi del 118 lavoriamo sull’emergenza e urgenza sui codici rossi.

Parliamo di quelle condizioni cliniche che pongono il rischio di vita quasi immediato. Lavoriamo anche sui codici gialli che ci danno una ventina di minuti d’intervento. L’assenza della guardia medica porta inevitabilmente il cittadino a rivolgersi all’unico numero dal quale trovano risposte, ovvero il nostro 118. Ci sono operatori alla centrale che rispondono H 24 sette giorni su sette e questo naturalmente congestiona le nostre line. Inoltre, comporta, non avendo un tipo di risposta da parte del territorio, l’incongruo utilizzo dei nostri mezzi che vengono stornati da quello che è il loro compito istituzionale cioè far fronte alle richieste di emergenza di immediato pericolo di vita o di urgenza che ci provengono dal territorio».

Le responsabilità

Questo, chiarisce Minniti, è il versante la cui responsabilità è «addebitabile all’organizzazione sanitaria. In qualche modo la Regione sta facendo fronte e noi siamo riusciti a portare a termine un concorso per gli autisti di ambulanze che era un vulnus importante. Siamo un po’ a corto di infermieri e decisamente a corto di medici. Però, importando modelli da altre regioni, per esempio la Lombardia, stiamo utilizzando le scarse risorse che abbiamo a nostra disposizione».

Le cattive abitudini

Oltre il problema annoso delle risorse e dell’organizzazione, tuttavia, rimane fondamentale la questione legata alle cattive abitudini e all’utilizzo improprio del 118.  «Spesso i cittadini in assenza di risposte dai medici di base o dalle guardie mediche si rivolgono a noi distogliendo l’utilizzo di risorse. Questo espone i cittadini che hanno effettivamente bisogno di noi a ritardi anche importanti nell’arrivo del soccorso».

I codici verdi

La soluzione non è poi, però, così lontana. E lo conferma lo stesso direttore del Suem: «Una cosa che ti dicono in tutti i corsi di management sanitario da anni ma che nessuno poi riesce a mettere in pratica. Bisogna incrementare la risposta sanitaria delle cure primarie del territorio perché la gran parte degli interventi che vengono richiesti a sistema emergenza urgenza, e quindi al 118 e il pronto soccorso, sono interventi che andrebbero invece gestiti a livello territoriale. Dal pediatra di libera scelta o dalla continuità assistenziale, guardia medica per le ore notturne. Il 70% delle chiamate che arrivano al 118 degli accessi al pronto soccorso sono rappresentati da codici verdi». 

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