Reggio, “Amara Calabria”, eletto il miglior drink con gli amari calabresi – FOTOGALLERY

Neri, ambrati, rossi come il peperoncino, speziati e aromatizzati con erbe officinali, agrumi, sapori e profumi unici dallo Ionio al Tirreno. Sono gli amari calabresi, perché la Calabria è terra di amari da sempre. Ed è partito da questo concetto il contest “Amara Calabria” che ieri sera al Piro Piro sul lungomare reggino ha visto sfidarsi bartender professionisti alle prese con abbinamenti da far perdere il fiato per eleggere il miglior drink (quello di Cristina Familiari) a base di distillati calabresi.

Amara Calabria, la seconda edizione del contest

«Amara Calabria è un evento che vuole focalizzare il concetto che la Calabria è terra di amari. Una tradizione che abbiamo radicata da diversi secoli e che adesso sta vivendo una nuova giovinezza. Sono tantissime, infatti, le aziende che producono amari e molte sono presenti stasera qui nella location del Piro Piro» ha dichiarato Giovanna Pizzi, giornalista e addetta alla comunicazione dell’evento. «Per noi è importante fungere da palcoscenico per queste grandi realtà che stanno nascendo in Calabria e siamo orgogliosi e onorati di organizzare per la seconda volta questa manifestazione» ha seguito a ruota il direttore del lido, Domenico Bellantonio.
Per la seconda edizione di Amara Calabria, si sono sfidati a colpi di cocktail in 7 batterie, un totale di 20 bartender con 23 drink assaggiati e giudicati dalle giurie, tecnica e simpatica, al fine di eleggere e premiare il miglior elisir a base di uno dei tanti amari calabresi in gara.

Gli amari protagonisti

Amari calabresi «tutti particolarmente buoni», a detta degli esperti di settore e ottimi da sorseggiare a fine pasto ma anche come aperitivi, in veri e propri cocktail di tendenza amati da intenditori e non, in una nuova frontiera del gusto che si sta dimostrando capace di conquistare non solo l’Italia ma il mondo intero. Distillati a base di erbe, agrumi e profumi della punta dello stivale, dal Tirreno allo Ionio, sono alla base del successo che sta facendo emergere il “fenomeno” Calabria, sia con le grandi aziende del bere ma anche con piccoli artigiani che si sono moltiplicati in questi ultimi anni.
A partire da Caffo, realtà «nata nel 1915, oggi guidata dalla quarta generazione, a livello globale per quanto riguarda la liquoristica calabrese con decine di liquori che vengono prodotti utilizzando quelle che sono le botaniche presenti nel nostro magnifico territorio» ha dichiarato Natale Vazzana, agente della distilleria Caffo per la provincia reggina. Tre gli amari portati alla kermesse, dall’iconico “Vecchio Amaro del Capo”, alla “Riserva del centenario”, il primo amaro “super premium” prodotto in Calabria proprio per celebrare i 100 anni dell’azienda, all’ultimo nato “Red hot edition”, con l’aggiunta di peperoncino piccante calabrese. Ma se Caffo è l’azienda che ha fatto da apripista alla “fortuna” degli amari calabresi nel mondo, non sono da meno, “Kephas”, e “Kalos Jero” entrambi di Bova Marina. Il primo prodotto dall’azienda «fondata nel 2015 da mio padre, creatore dell’amaro, realizzato con tre erbe tradizionali calabresi, quali la liquirizia, il finocchio e l’alloro» ha spiegato Pietro Autelitano. Il secondo, «nato da un’azienda operante da circa 10 anni, che prende il nome dalla stessa perché racchiude un bellissimo significato, “Kalòs” bello e “Jero” sacro» ha affermato il produttore Bruno Casile. E ancora il “Kaciuto” de la Spina Santa di Bova, «a base di alloro, finocchietto, liquirizia e bergamotto calabrese, che va ad aggiungersi a una vasta gamma di prodotti dell’azienda di famiglia» fondata dal padre di Bruno Autelitano nel 1997. Infine, Vincenzo Serra, titolare produttore di Qual’Italy, realtà specializzata da circa 8 anni nella produzione di amari e liquori artigianali che ripropongono prodotti e profumi esclusivamente del territorio calabrese. Come il “Pornocino” realizzato con porcini e noci calabresi, celebrato anche dallo chef Cracco, l’Alaricum, dedicato al tesoro di re Alarico e soprattutto il Foraffascinu, il primo amaro piccante calabrese fatto con alloro, chiodi di garofano, bergamotto e una selezione di peperoncini, tutto made in Calabria. «Un lavoro sartoriale e non omologato perché l’obiettivo non è vendere un prodotto, ma un progetto, di una Calabria pulita, sana che può fare la differenza nel mondo. Queste occasioni – ha dichiarato Serra – servono a dimostrare che abbiamo dignità, forza e rispetto e che ci può essere una Calabria, nuova, ricca, dignitosa e che sa alzare la testa rispetto a padroni e padrini».

Bartender e cocktail in gara

Partendo da questi unicum territoriali, i 20 bartender di tutta la regione si sono avvicendati in gara proponendo cocktail affascinati ed esotici, alle prese con ghiaccio, erbe officinali, agrumi e ricette fantasiose, ovviamente, tutte a base di amari calabresi.
Dal Tedesco, al Kaciuto, all’amaro del Borgo, passando per l’Imperium, il Silano, al Numero uno, a Rupes e tanti altri, i bartender hanno avuto 7 minuti a disposizione per realizzare il loro drink originali. Da “Scrigno”, che racchiude i piccoli tesori dei borghi, al “Don Nino”, al “Pacco da giù” con la gassosa al caffè, al “1908” con l’amaro Tedesco e le arance di San Giuseppe, questi alcuni dei nomi dati ai drink portati alla giuria. Attenzione anche ai “side” serviti insieme ai cocktail e ai bicchieri, guarniti e, persino, incisi a mano con soggetti e luoghi tipici della Calabria.

La giuria tecnica e la giuria simpatica

A giudicare il drink migliore e ad eleggere il bartender vincitore dell’ambito stage a L’Antiquario Napoli, una giuria tecnica formata da giornalisti ed esperti del settore e una giuria “simpatica” e popolare formata da influencer.
«Abbiamo avuto il compito di giudicare il cocktail più buono in una selezione che comprendeva una panoramica di eccellenze calabresi» ha affermato Francesco Fadda, direttore editoriale di Spirito Autoctono e membro della giuria tecnica. Eccellenze che «fanno crescere il brand Calabria che ha un potenziale enorme grazie anche a serate come questa» che «aiutano a divulgare il “verbo” e i magnifici prodotti di questa terra» hanno aggiunto Gil Grigliatti, Brand ambassador Italia per Billecart Salmon e Marcella Ruggeri, giornalista di Cronachedigusto.it.
Alla giuria di super esperti si è affiancata una giuria “simpatica” e popolare composta da Giuseppe Scuticchio e Raffaele Galimi, creator digitali di Next Heaven e Calabria Food Official, e da Salvatore Borzachiello, creator digitale Igers Italia che ha concluso «Igers è una realtà che cerca sempre di promuovere il bello che è in questo territorio e questa grande bellezza passa anche dall’enogastronomia».

I vincitori

Ad aggiudicarsi il contest è stata Cristina Familiari, con Foraffascinu, guadagnando il primo posto rispetto agli altri due finalisti, Vasile (3° posto) in rappresentanza dell’Amaro del Capo e Tindaro Gemellaro (2° posto) in rappresentanza del Kaciuto.
Una finale vinta con cocktail inventati sul momento, a partire dagli ingredienti forniti dal contest che i bartender hanno potuto scegliere da una mistery box, contenente amari, sciroppi, frutti e unendo la loro creatività per realizzare i tre drink finali: “Pirillo”, “Fico” e “Ficarazza”. Proprio quest’ultimo, creato dalla Familiari, ha vinto l’ambito premio dello stage a L’Antiquario Napoli. Assegnato anche un premio speciale Aibes a Gianmarco Callea per un corso di alta formazione per bartender.

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