domenica,Aprile 28 2024

CA…LCI NOSTRI | Nel variopinto mondo della Serie D: cerchi uno stadio, trovi una discoteca

La caccia al tesoro per un terreno di gioco degno, l’estetica del professore Scoglio che manca, i buttafuori travestiti da steward. E Saladini che… unisce

CA…LCI NOSTRI | Nel variopinto mondo della Serie D: cerchi uno stadio, trovi una discoteca

Al via, oggi, una rubrica di fatti e cose varie, in chiave ironica, ma non troppo, in cui ci faremo i ca..lci nostri, e a volte vostri, prendendo spunto da tutto ciò che ci circonda. Occhio…

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Bisognava vincere, abbiamo vinto, bene così, ma quanta fatica. La seconda trasferta locrese della stagione (e ancora non abbiamo giocato con il Locri) racconta tante cose.
Con buona pace di tutta la retorica che si fa attorno allo sport «baluardo per la legalità», buona parte degli stadi utilizzati dalle formazioni della massima categoria dilettanti in giro per la provincia, cade a pezzi. E più si scende di categoria e più le cose vanno peggio. Indisponibile lo stadio di Gioia Tauro, lillipuziano quello di Palmi, addirittura sotto sequestro quello di San Luca. A Gioiosa ci sono voluti cinque anni per rivedere una partita della squadra di casa tra le mura amiche. E Siderno – dove la Reggina si chiuse in ritiro nella settimana decisiva per la salvezza nella serie B di Zoratti, e dove Benny Carbone siglò una bellissima quanto inutile vittoria di campionato contro l’Udinese di Abel Balbo nel medio evo degli anni ’90 – non viene più neanche presa in considerazione.


Come da recente consuetudine, i cori più gettonati della curva – anche con la Gioiese un bel muro amaranto – sono quelli dedicati all’ex patron. La differenza, questa domenica, la fa il fatto che il primo “saluto” a Saladini sia partito dagli ultras di Gioia Tauro. Avversari per un giorno, passione (e dolori) condivisi.
Oggi era la partita del Professore Franco Scoglio. Sarebbe stato divertente, a fine partita, vederlo puntare un giornalista con pretese d’esteta per fulminarlo con un «io non faccio poesia, io verticalizzo».
Uno dei risvolti pittoreschi dell’essere precipitati nel variopinto mondo dei dilettanti è quello che, con lo stadio a due passi dalla splendida spiaggia di Locri (e 30 gradi abbondanti), più di un tifoso è arrivato al Macrì con le infradito e evidenti tracce di sabbia nei piedi.
Gli steward dello stadio di Locri (anche con il San Luca c’erano loro) sembrano quelli della security di una discoteca glamour. Occhiali a specchio, facce guardinghe, auricolari, divise nere da unità paramilitare. Qualcuno gli dia dei fratini gialli rifrangenti come in tutti gli stadi del pianeta – che gli steward hanno un senso se si possono immediatamente riconoscere e così restano coperti anche gli inquietanti “galloni” che molti hanno appizzati sul petto – e gli spieghi che la sicurezza negli stadi non è la stessa cosa della sicurezza tra i tavolini di una discoteca.
Mercoledì si ricomincia. (barney p)

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