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Reggio, due protocolli in quasi cinque anni: il Mandela’s office è ancora chiuso

Annunciata lo scorso anno la riattivazione dell’ufficio di giustizia riparativa, allestito in un bene confiscato, non è ancora realtà. Un allaccio dell'acqua ha fatto arenare l'iter

Reggio, due protocolli in quasi cinque anni: il Mandela’s office è ancora chiuso

Il comune di Reggio Calabria cerca la condotta alla quale agganciare l’allaccio idrico. La posizione del palazzo storico, sito in centro, con un affaccio sul Corso Garibaldi e con l’insistenza di vincoli, limitano di fatto la ricerca. Una ricerca che prosegue da mesi. Questo l’impedimento all’attuazione del protocollo tra ministero di Giustizia e enti locali, il secondo sottoscritto lo scorso anno dopo il fallimento del primo.

L’ufficio per la Giustizia Riparativa, Mandela’s Office, al quale era destinato il bene confiscato di via Diana, assegnato al comune di Reggio Calabria, è stato aperto solo per pochi mesi nel 2018. I problemi di gestione sono iniziati quasi subito e ancora oggi, dopo quasi cinque anni, l’ufficio non è stato riaperto. L’attività, affidata al Centro per la Giustizia minorile per la Calabria di fatto non è mai stata avviata in modo stabile.

Il nuovo protocollo sottoscritto nel maggio 2022

Tra poco sarà trascorso un anno dalla seconda sottoscrizione, nel salone dei Lampadari Italo Falcomatà di palazzo San Giorgio, sede dell’Amministrazione comunale. A firmarlo i sindaci facenti funzione di Comune e Città metropolitana, rispettivamente Paolo Brunetti e Carmelo Versace. E anche l’assessore comunale al Welfare, Demetrio Delfino, e l’ex direttrice del Centro per la Giustizia minorile per la Calabria, Isabella Mastropasqua, adesso in pensione. Presenti anche il consigliere metropolitano delegato alle Politiche sociali, Domenico Mantegna, e i garanti per le Persone Detenute di Città metropolitana, Paolo Praticò, e Comune, Giovanna Russo.

Un allaccio idrico ostacola un protocollo interistituzionale

La società Castore aveva già proceduto con gli interventi richiesti (tinteggiature, stuccature e intonaci) ma questioni erano state poste con riferimento alla realizzazione dell’intervento decisivo relativo all’impianto idrico. Dopo mesi, c’è ancora da aspettare per capire se sia praticabile un allaccio sul retro piuttosto che davanti. 

Prevenute le criticità di una gestione mai avviata

Il nuovo protocollo, ancora inattuato, annovera tra i suoi sottoscrittori anche la Città Metropolitana proprio per supportare il Comune e fronteggiare quelle spese di gestione che avevano generato le iniziali e cruciali criticità (pagamenti di utenze varie come acqua, riscaldamento, internet). Per queste, quasi cinque anni fa, l’Ufficio aveva chiuso a pochi mesi dalla sua inaugurazione. Nonostante il nuovo protocollo, oggi non ha ancora riaperto battenti.

Esperienza dispersa

Resta, così, ancora sospesa l’esperienza unica in Italia di riutilizzo sociale di un bene confiscato, con il coinvolgimento del ministero di Giustizia. Il Mandela’s office dovrebbe essere anche sede operativa per i Garanti per le Persone Detenute di Comune e Città metropolitana di Reggio, rispettivamente Giovanna Russo e Paolo Praticò.

La giustizia riparativa e la riforma Cartabia

Entrerà in vigore dal prossimo 30 giugno, dopo numerosi rinvii, la disciplina organica della giustizia riparativa della riforma della ministra Marta Cartabia. Una riforma che recepisce una realtà già delineata, laddove non vi sono solo lo Stato che punisce e l’autore del reato che poi viene condannato e sconta la pena. Parte integrante del paradigma diventa la vittima e fase essenziale è il suo “incontro” con l’autore del reato. In questo senso si parla di Giustizia che ripara, ricucendo uno strappo, risanando la lesione del patto sociale che è alla base del reato.

Il ruolo delle istituzioni e degli enti locali

Con la riforma, i servizi di giustizia riparativa dovranno essere erogati da appositi centri, ossia strutture pubbliche facenti capo agli enti locali. Ogni livello istituzionale dovrà essere coinvolto nell’elaborazione e nella realizzazione di percorsi riparativi. Essi potranno avvalersi di mediatori esperti dell’ente locale di riferimento, nonché dotarsi di mediatori esperti mediante la stipula di contratti e convenzioni.

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