sabato,Aprile 27 2024

L’attesa, la tensione e poi le lacrime di gioia: l’incredibile pomeriggio di Mimmo Lucano

L’ex sindaco di Riace ha aspettato il verdetto della Corte d’Appello nella piazzetta del villaggio globale. «E’ la fine di un incubo»

L’attesa, la tensione e poi le lacrime di gioia: l’incredibile pomeriggio di Mimmo Lucano

Saluta e dà il cinque ad un gruppo di bambini immigrati, senza mai staccare gli occhi dal display del suo smartphone. «Sanno che oggi è in gioco il loro futuro» dice pensando ad alta voce. Mimmo Lucano ha atteso il verdetto del tribunale di Reggio davanti alla taverna Donna Rosa, simbolo del villaggio globale di Riace, tra i murales che raccontano storie di accoglienza e integrazione.

Circondato dall’affetto di un gruppo di amici e simpatizzanti, l’ex sindaco inganna il tempo rispondendo ai tanti che nel giorno più lungo non hanno fatto mancare il loro affetto, come Roberto Saviano, attraverso un vocale su Whatsapp. «Ciao Mimmo, so che sono momenti complicati – è il messaggio del giornalista e scrittore – Sono con te. Comunque vada la tua è una traccia importante e il tuo impegno e ciò che sei mi hanno sempre ispirato. Ti abbraccio». Mentre il tempo passa, la tensione sale. Da Reggio l’attesa si fa più lunga del previsto e quando è il momento della lettura del dispositivo, Lucano preferisce allontanarsi e non sentire, prima di lasciarsi andare ad un pianto liberatorio che ha fatto esplodere di gioia tutto il paese.

«Questa speranza non l’avevo mai persa e oggi è stata una sofferenza indescrivibile – ha detto a caldo Lucano – E’ la fine di un incubo che in questi anni mi ha abbattuto tanto, umiliato, offeso. E’ la fine di incubo che per anni, ingiustamente, mi ha reso agli occhi delle gente come un criminale.

Non ho mai perso la speranza, sono sempre stato convinto che avrei fatto le stesse cose e non ho mai agito per secondi fini. Il messaggio di Riace è arrivato a tutto il mondo. I borghi possono rinascere grazie all’arrivo dei migranti, basta accogliere chi è in fuga dalle guerre. Noi lo abbiamo fatto dal basso, ogni giorno, legandoci all’identità dei luoghi. Era questa la Calabria che sognavo».

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