domenica,Aprile 28 2024

Tentato omicidio ad Arangea, ecco come le forze dell’ordine hanno stretto il cerchio su Minniti

Un contesto altamente permeato dalla criminalità organizzata ha fatto da cornice a un gesto efferato nei confronti di Mangiola

Tentato omicidio ad Arangea, ecco come le forze dell’ordine hanno stretto il cerchio su Minniti

Non finito il lavoro che le forze dell’ordine e gli inquirenti stanno portando avanti per disegnare i contorni del tentato omicidio di Gioele Mangiola. L’efferato agguato che, secondo il Gip, ha tutte le caratteristiche del metodo mafioso, si è consumato a ottobre di fronte a una scuola elementare nel quartiere di Arangea, periferia di Reggio Calabria.

L’arresto

L’arresto di Emilio Minniti accusato di essere il presunto autore materiale della sparatoria apre uno scenario che vede ancora, però, fitte indagini in corso soprattutto per cristallizzare il movente. Il motivo che avrebbe portato all’agguato, infatti, è ancora oggetto di approfondimenti. Quel che è certo per gli inquirenti è il contesto mafioso nel quale si poteva consumare la tragedia. In un centro cittadino, in pieno giorno.

L’uomo è uscito miracolosamente illeso nonostante due dei colpi esplosi lo abbiano raggiunti vicino il volto. Minniti non era solo quel giorno. E sul complice, ancora irreperibile, le forze dell’ordine stanno continuando a lavorare. Certo, dunque, il contesto fortemente permeato dalla criminalità organizzata. Minniti, ⁠infatti, inizialmente era stato accostato al clan dei “ficareddi”. Il Gip ha valutato le modalità dell’agguato che racchiuderebbero i metodi che hanno portato a contestare l’aggravante mafioso.

A portare all’arresto è stato un lavoro sinergico che ha visto coinvolti gli uomini della Guardia di Finanza, Polizia e Carabinieri. Le dichiarazioni di Mangiola solo un punto di partenza. A consentire di stringere il cerchio e risalire ai presunti aggressori sono stati i successivi approfondimenti. Le telecamere di videosorveglianza, le informazioni sommarie, la tracciatura dei cellulari e gli spostamenti delle auto che corrispondevano.

Tutto ha portato ad individuare i due responsabili. E su Minniti le forze dell’ordine hanno stretto il cerchio fino a rintracciarlo. E non trattandosi di una latitanza preordinata l’uomo è stato aiutato a nascondersi rimanendo a Reggio per due mesi. Una vicenda dai contorni ancora da chiarire che lascia, però, emergere una realtà criminale che soffoca la periferia reggina e che agisce ancora con metodi efferati e intenti sanguinari.

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