sabato,Aprile 27 2024

Bronzi di Riace, tutti i numeri del 50° anniversario

Il direttore del museo Malacrino: «Per un check sullo stato di conservazione ho chiesto la collaborazione dell’Istituto superiore per il restauro»

Bronzi di Riace, tutti i numeri del 50° anniversario

Festeggiano 50 anni da quando sono tornati dal mare. Che siano dei, guerrieri o fratelli della mitologia, i Bronzi di Riace si sono mostrati icone di bellezza, pronte ad accogliere i visitatori che in questi mesi, in contemporanea con i festeggiamenti, hanno scelto di andare a visitarli. Col direttore del museo di Reggio, Carmelo Malacrino, abbiamo fatto il punto sui numeri delle visite e sullo stato dell’arte dei due magnifici 50enni.

In un recente documentario ha invocato delle verifiche sulle due statue per meglio conservarle per le future generazioni

«Assicurare la conservazione delle opere come i bronzi di Riace è un obbligo sancito dalla costituzione quindi è un impegno e un dovere. Noi interveniamo quotidianamente, lo facciamo spesso nel giorno di chiusura del museo, nelle nelle attività di manutenzione e di verifica, attività di ricerca, verifiche conservative.

Oltre alle verifiche di livello più basso ci sono le programmazioni e in questo ho già presentato richiesta di fondi perché io credo che, a quasi 10 anni dall’installazione quindi dalla realizzazione della nuova struttura espositiva sia necessario fare un controllo per verificare intanto lo stato conservativo dei bronzi di Riace. Noi li osserviamo quotidianamente dall’esterno però è opportuno fare una verifica interna.

Le due statue, più o meno, hanno avuto una un intervento di restauro ogni 10/15 anni. Farlo dopo cinquantesimo è giusto e metterlo in programmazione penso sia corretto. Ho chiesto la collaborazione dell’Istituto superiore per la conservazione e il restauro di Roma.

Il convegno dei bei giorni scorsi ha portato qui rappresentanti dell’istituto di studi del restauro quindi è stato anche un buon momento per rivederci e confrontarci su una prospettiva così importante».

E del museo di Salerno che voleva uno scambio tra i bronzi e la testa di Apollo?

«L’intenzione non era assolutamente quella di immaginare lo spostamento dei bronzi di Riace, in quanto, come sappiamo tutti, sono fragili e quindi inamovibili proprio nel discorso che, come nostro primo dovere abbiamo la tutela della conservazione.

Dall’altra parte, noi come museo abbiamo messo l’immagine bronzi di Riace a servizio di tutto il territorio: l’abbiamo fatto con la Calabria nell’ambito di tutte le collaborazioni con Regione, Comune e città metropolitana di Reggio.

Ma lo l’abbiamo fatto anche ad un livello più ampio: la presenza qui a Reggio di reperti identitari di tutti i principali musei della Magna graecia dà il senso anche della strategia del museo archeologico di lavorare insieme agli altri musei per crescere.

Quello di Salerno è un museo favoloso, con una collezione eccezionale purtroppo poco nota e quindi mi piacerebbe costruire un rapporto di collaborazione anche per portare un po’ di bronzi di Riace in quel museo.

Che non significa portare lì i bronzi, stiamo lavorando con la città metropolitana di Salerno proprio per costruire e realizzare progetti congiunti e per immaginare di legare le due strutture, così come abbiamo fatto con il museo archeologico nazionale di Napoli, con quello di Taranto. Non significa portare i bronzi ma il tema dei bronzi».

Sgarbi è stato tassativo: non è possibile un paragone tra i bronzi di Riace e le statue di San Casciano, lei cosa ne pensa?

«Sono due scoperte importanti, creare un confronto fra 2 momenti storici differenti e opere differenti è difficile: non c’è una testimonianza antica più importante. Sono due storie diverse. Sono felice del ritrovamento a San Casciano così come sono certo che gli abitanti di San Casciano siano felici della scoperta che è avvenuta qui 50 anni fa».

Qualche numero di quest’estate

«È stato un grande successo non solo per il museo. Prima di parlare di numeri parlerei delle attività che si sono svolte perché come museo, all’interno di una programmazione più ampia, abbiamo offerto quattro diverse mostre temporanee e decine di eventi che hanno portato tante persone sulla magnifica terrazza affacciata sullo Stretto, ogni giovedì e ogni sabato sera. E poi il premio Bronzi di Riace.

Il museo continua veramente a consolidare la propria immagine di luogo della cultura del territorio i visitatori sono arrivati grazie a quello che ha fatto il museo e delle attività di promozione in maniera sinergica con le altre istituzioni a partire dalla regione Calabria.

Avere, dopo 2 anni di pandemia, nel mese di agosto quasi 45.000 presenze, è un segnale di partenza. Il cinquantesimo dei bronzi non è la fine di un percorso, ma è l’inizio di una nuova visione e credo che questa esperienza di lavorare tutti quanti insieme intorno a un tavolo, su un tema culturale, possa veramente essere la chiave per immaginare una Calabria del domani e anche un turismo della Calabria di domani».

Cosa resterà di questo cinquantesimo?

«Rimane una visione, resteranno l’esperienza e tutto quello che abbiamo fatto che, secondo me, in particolare, è aver consolidato il rapporto tra calabresi e patrimonio culturale. Adesso i bronzi vengono visti dai calabresi come loro simboli e come simboli della loro storia e anche opportunità economica».

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