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6 maggio 1943, Reggio aggredita dal cielo e bombardata prima della fine della guerra – VIDEO

Nel pomeriggio di ieri l’incontro nel salone delle adunanze dell’associazione nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra

6 maggio 1943, Reggio aggredita dal cielo e bombardata prima della fine della guerra – VIDEO

Bombe su Reggio Calabria, Villa San Giovanni, Bagnara Calabra, Gioia Tauro, Palmi, Locri, Roccella Jonica. Ricorrono gli ottant’anni dei bombardamenti americani e inglesi che, sul finire della Seconda Guerra mondiale, si abbatterono anche sulla nostra città.

Morte e distruzione prima della rinascita, della libertà e della pace. Un epilogo che ha in sé profonde contraddizioni che la storia continua a riproporci, come se dal passato fosse impossibile imparare.

La storia

L’armistizio sarebbe stato firmato il 3 settembre 1943 a Cassibile, ma a partire dal gennaio di quell’anno si susseguirono mesi di terrore e distruzione. Il fragore delle bombe pervase anche Reggio Calabria, all’epoca dotata di un importante snodo ferroviario, di due porti e di un aeroporto e di caserme.

Di numerosi raid aerei diventò teatro il nostro cielo. Ingenti danni in numerose zone della città. Centinaia di morti, secondo fonti alleate duemila, di cui la maggior parte nel quartiere di Santa Caterina. Ma il 6 maggio 1943il giorno dopo accadde a Messina – Reggio fu colpita da un bombardamento particolarmente rovinoso.
Oltre 250 vittime e oltre 270 feriti. Una giornata funesta iniziata alle 11:30 con l’incursione aerea di formazioni di Liberetors, provenienti dalla base dell’US Air Force di Bengasi.

L’iniziativa dell’Anmig

“Ricordando il 1943: Reminiscenze storiche e di vita vissuta della Reggio durante i bombardamenti”. Questo il titolo dell’iniziativa promossa ieri pomeriggio dall’associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra di Reggio Calabria.

Il salone delle adunanze della sede reggina dell’associazione ha fatto da cornice al concerto del maestro di chitarra, Domenico Carere, e alla testimonianza di Franco Arillotta, Deputato di Storia Patria per la Calabria e cultore della storia del nostro territorio. L’incontro è stato moderato dalla segretaria dell’Anmig reggina, Rossella Ravenda, al tavolo con il presidente Antonio Mammì e con il vicepresidente Piero Carisi’.

Al centro del viaggio nella storia, la lettura di alcune pagine del diario del padre di Franco Arilllotta.

«Siamo particolarmente onorati di riprendere le nostre attività dopo la pandemia con questo appuntamento sul filo della memoria. Ricordare gli 80 anni dei bombardamenti a Reggio Calabria, attraverso le pagine del diario del padre del professore Arillotta, è stato per noi tutti un’occasione preziosa per conoscere e non dimenticare». Lo ha evidenziato la segretaria dell’Anmig reggina, Rossella Ravenda.

Il Diario

«Grazie all’abitudine di mio padre Paolo, che ha tenuto un diario dal 1930 al 1979, noi familiari abbiamo potuto conoscere quanto accaduto in quei giorni di paura e distruzione. Noi ci eravamo trasferiti nel potentino a Calvello durante i bombardamenti.

All’epoca – ha raccontato Franco Arillotta – io avevo 12 anni e con mia madre Ada Papa, mio fratello Sergio e mia sorella Anna Maria avevamo dubito lasciare Reggio. Mio padre era rimasto a Reggio, in quanto funzionario delle Ferrovie. Quel bombardamento rovinoso era stato preceduto nel mese di aprile dal lancio aereo sulla città di volantini che intimavano alla popolazione di lasciare la città per rifugiarsi in compagnia.

Attraverso quelle pagine, anche oggi possiamo conoscere quanto accaduto in quei mesi, in quei giorni e quel giorno. Leggendo pare di percepire la violenza di quell’aggressione dall’alto, il fragore di quelle esplosioni, le urla della popolazione. “I nemici hanno sganciato numerosissime bombe sulla cittàper la città è come un secondo terremoto”, scriveva mio padre Paolo nel suo diario proprio il 6 maggio 1943.

Furono mesi durissimi in cui vietato era raccogliere oggetti da terra. Matite e penne, lanciate per ingannare e colpire, esplodevano se prese in mano. Terrore e paura regnavano. Ringrazio l’Anmig per questa iniziativa che ci consente di non dimenticare». Ha raccontato ancora Franco Arillotta.

La musica

«Ho voluto richiamare in questo programma musicale – ha spiegato il maestro chitarrista Domenico Carere – alcuni aneddoti che legano la chitarra classica alla seconda guerra mondiale. Questa è l’epoca in cui le corde di budello (capra o agnello) fragili, molto sensibili alle variazioni climatiche e dalla costruzione piuttosto laboriosa cedono il passo a quelle in nylon.
Ciò avviene su intuizione del costruttore di strumenti Albert Augustine. Negli anni 40 il budello, infatti, veniva impiegato come filo di sutura per le ferite di guerra e dunque scarseggiava.

Poi anche la nave da guerra britannica Dreadnought, nota per la potenza dei suoi cannoni, prestò la denominazione a una chitarra dai bassi altrettanto potenti.

In Germania, inoltre, certa accordatura, che questa sera ho utilizzato per ricreare l’atmosfera, riproduceva un suono ritenuto dal ministro della propaganda Joseph Goebbels, più forte e utile per incitare i militari in guerra.

Tra i brani eseguiti, infine, anche Giochi proibiti per riflettere su come guerra, morte e religione siano vissute dagli adulti e dai bambini. La guerra è il gioco terribile degli adulti, il vero gioco proibito, che nega l’essenza dell’umano. Ho inserito anche una suite Argentina per rendere omaggio ai tanti italiani emigrati soprattutto in Argentina nel Secondo dopoguerra». Così ha concluso il maestro chitarrista Domenico Carere.

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