mercoledì,Maggio 8 2024

Bronzi di Riace, ad Argos l’impronta del piede della terza statua – VIDEO

Tra musica, immagini e giornalismo, il racconto dei guerrieri venuti dal mare, con le novità archeologiche dello studioso Castrizio, girerà l'Italia

Bronzi di Riace, ad Argos l’impronta del piede della terza statua – VIDEO

Il cinquantesimo è terminato da un pezzo, tanto che ci avviciniamo al 51esimo anno dal ritrovamento dei Bronzi di Riace. Le istituzioni dimenticano o nemmeno prendono in considerazione, nel marasma degli eventi estivi, una kermesse culturale di alto spessore. Dopo il debutto a Tropea, qualche sera fa l’Area sacra Griso Laboccetta a Reggio Calabria, gestita dall’associazione Ulysses, col supporto di “Incontriamoci sempre” ha ospitato la prima reggina de “I Bronzi si raccontano”, condotta da Marco Mauro.

L’esperienza polisensoriale

La narrazione è un’evoluzione della “Metaconferenza”, esperienza polisensoriale che coinvolge la vista, l’udito, con la parte archeologica del racconto curata dallo storico e docente di Numismatica all’università degli Studi di Messina, Daniele Castrizio. Musiche e parole del cantastorie Fulvio Cama coi suoi strumenti antichi, le immagini sono affidate al collaudato grafico Saverio Autellitano. Una squadra affiatata, un grande lavoro di studio che si evolve, a cui si aggiunge il giornalista Paolo Di Giannantonio, conduttore Rai, incantato dalla storia del bronzi di Riace e il management di Emanuele Bertucci (Modiano film). «Oggi sappiamo molto di più di questi due straordinari ragazzi e proprio questo vogliamo raccontarvi» chiarisce Di Giannantonio.

La visita ad Argos

La serata si apre con la testimonianza video dell’archeologo Konstantinos Tziampasis di Argos, città greca dove Castrizio e il giornalista Rai si sono recati per una missione archeologica lo scorso anno per cercare, non in Italia ma fuori, dove sembrava poter essere stati fatti i Bronzi. In una vecchia fornace i resti di una statua che è il calco di quella che potrebbe essere la terza, tra i due bronzi. E confrontandola con la lastra rinvenuta nell’agorà di Argos, l’impronta della statua coinciderebbe. L’ipotesi è che le statue trovassero inizialmente posto nel centro dell’antica città di Argos.

La terra di fusione di Argos

«Si sta studiando la statua e per ora sappiamo che ha stesso materiale interno (terre di fusione, ndr) che c’era dentro i bronzi – aggiunge Castrizio -e sarà analizzato nei prossimi mesi per trovare la precisione della data».

Al momento 4 diverse analisi eseguite sulle terre di fusione dei bronzi di Riace hanno stabilito che provengono da Argos. C’è già una coincidenza tra il piede della statua A e un’impronta sulla stessa lastra.. «Stasera presentiamo l’impronta di piede femminile che si trova accanto alla base in cui abbiamo trovato già l’impronta del piede del bronzo A. Tutto questo rafforza l’ipotesi del gruppo di 5 statue».

«La terra di fusione è la carta d’identità delle statue. Per questo non vogliono accettarla gli studiosi, in questo modo cadrebbero quasi tutte le teorie sui bronzi. La terza statua c’è e abbiamo iniziato a vederla. Ed è compatibile col gruppo dei cinque, certificato dal Democritos di Atene».

Torna sulla storia Castrizio: «I bronzi sono le due statue più difficili da costruire al mondo e sono state realizzate con dovizia di particolari. Incautamente vengono accostati ai bronzi San Casciano. I bronzi sono opere commissionate da uno Stato e costati quanto gli introiti di un anno dello Stato, per il lavoro di un artista che userà sistemi mai utilizzati prima».

Chi erano i bronzi?

A Fulvio Cama in note tocca svelare il mistero di chi realmente i Bronzi fossero. È una teoria dipanata da tempo che si arricchisce di particolari, con documenti fondamentali a supporto, già dalla Metaconferenza: sono Eteocle e Polinice. i fratricidi per il regno, che fanno parte di un gruppo di cinque statue che comprende l’indovino Tiresia e Antigone, sorella dei guerrieri e la madre che cerca in tutti i modi di non farli avvicinare al fatal duello. Due dei o due eroi, opliti nudi. I segni della kunée, cuffia del comandante militare del tiranno o del re, l’elmo corinzio.

I colori

A svelare i segreti dei materiali e quindi dei colori della statue è Autellitano. «L’archeometria racconta che non hanno lo stile ateniese, né quello attico. Furono portati a Roma per restauro (elmo scudo A. Braccia b) nel 1 secolo A.C e ce lo dicono tante testimonianze. Ebbero un imponente effetto su storici, intellettuali e poeti e furono dipinti di nero lucido per coprire il lavoro di restauro». Le immagini che riportano la percentuale di stagno restituiscono il colore “biondo” dei due guerrieri. L’impronta di piede femminile potrebbe essere Antigone. «Un’anteprima del lavoro – aggiunge il grafico – che necessita ulteriore studio». Al momento nel luogo ad Argos dove è stata rinvenuta l’altra statua sorge una palazzina di due piani. Originariamente li doveva trovarsi la fornace in cui furono creati i bronzi.

Il terzo bronzo

Ma perchè uno Stato pagò così tanto per la creazione dei capolavori? Il messaggio è un monito contro la guerra. Un messaggio più che mai attuale rivela Castrizio, incalzato dal giornalista Rai. «È il messaggio di pace delle statue. La guerra tra fratelli porta alla morte. Nessuno può vincere. Augusto mise le statue a Roma dove era stato ucciso Cesare per simboleggiare come la strage fosse finalmente finita».

Il museo Getty

Tanto si è parlato della presenza di una terza statua nel mare di Riace. Un testimone affermò che fosse stata venduta al museo Getty. E allora Di Giannantonio racconta di aver inviato una mail al museo per chiedere di poter visitare il luogo. La risposta è stato un laonico “Grazie non c’interessa”.

«E noi saremo qui a raccontare la storia dei due bronzi e della madre, in modo che se dovesse scadere la prescrizione e la statua della madre dovesse venir fuori tutti sapranno di chi si tratta» chiude Castrizio.

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