La forza struggente di Mia Martini e della sua voce ancora attraversa la storia del Festival di Sanremo
In gara quest'anno la sorella Loredana Bertè, favorita proprio per il premio della Critica intitolato alla sua memoria. Le due sorelle, originarie di Bagnara, hanno poi vissuto lontano dalla Calabria
«Sono molto legata al festival di Sanremo. Questo festival mi ha dato tante emozioni». Lo dichiarò a Pippo Baudo, al momento di salire sul secondo gradino del podio per il brano “Gli uomini non cambiano” al festival del 1992. Era l’indimenticabile Mia Martini, al secolo Domenica Rita Adriana Bertè, sorella della cantante Loredana. Con la canzone Pazza, Loredana Bertè sta già riscuotendo apprezzamenti e successo in occasione nella 74^ edizione del festival della canzona Italiana in svolgimento fino a domani al teatro Ariston.
Un palco, dunque importante per Mia Martini, quello di Sanremo. Un palco che con la sorella Loredana Bertè “torna a calcare” una volta. «Lei è sempre con me. Questa volta più che mai – ha dichiarato a LaCNews24 Loredana Bertè – quando parte la musica e comincio a cantare. Ho sempre reagito alla sua mancanza cercando di vivere una sorta di pace dei sensi. Ho anestetizzato i sentimenti per non soffrire. Eravamo molto unite, due sorelle con lo stesso sogno. Appena sentivamo che c’era un provino da qualche parte partivamo con l’autostop. Non ci fermava nulla… E in un certo senso è ancora così…».
La famiglia e le origini calabresi
Originarie di Bagnara Calabra, città natia della madre Maria Salvina Dato, con le altre due sorelle Leda, la maggiore, e Olivia, la minore, hanno poi vissuto lontano dalla Calabria, tornando per qualche tempo solo per le vacanze. In una intervista rilasciata nel 1990 a Silvana Giacobini, sollecitata a pensare al futuro, Mia Martini espresse proprio il desiderio di tornare a Bagnara. «Per ricordare i miei giorni», aveva detto sorridendo. La città tirrenica la ricorda con un monumento e con un premio giunto alla XXX edizione. Istituito nell’anno 1995 per volontà del regista e amico Nino Romeo, esso consta di tre sezioni Nuove proposte, Una voce per Mimì ed Emergenti. Una manifestazione entrata a far parte degli appuntamenti artistici culturali più importanti d’Europa.
Il padre, Giuseppe Radames Bertè, scomparso, nel 2017, era originario di Villa San Giovanni. Anche lui dalla Calabria si era allontanato per lavoro. Era un insegnante, poi divenuto preside. Scomparso nel 2017, ha avuto nella vita delle due artiste un ruolo molto controverso. Violenze, abusi, conflitti e durezza sono stati apertamente denunciati da Loredana Bertè qualche anno fa. Lo aveva fatto, raccontando una infanzia molto difficile e anche il suo rapporto prima turbolento e poi completamente inesistente con il padre.
Mia Martini, invece, ad una certo punto della sua vita aveva deciso di riconciliarsi e si era avvicinata, andando a vivere in Lombardia, dove lui viveva e lavorava. Il 12 maggio 1995, il suo corpo senza vita fu trovato nella casa a Cardano Al Campo, in provincia di Varese. Aveva 47 anni. Sulla sua morte ancora insistono pesanti ombre mai dissipate e che ormai tali resteranno.
Il premio della Critica del Festival della Canzone Italiana
L’anno immediatamente successivo, nel 1996, alla sua memoria fu intitolato il premio della Critica del Festival di Sanremo. Il premio era stato istituito per dare un riconoscimento alla splendida canzone E non finisce mica il cielo con la quale aveva partecipato al festival di Sanremo nel 1982. La canzone era stata scritta da Ivano Fossati, con cui ebbe una storia d’amore poi finita.
Si accese, tardivamente una volontà di riconoscere a Mia Martini un talento unico e una voce indimenticabile. Altrettanto colpevolmente e spietatamente, si era cercato poco più di un decennio prima, di mettere in ombra quello stesso talento e quella stessa voce, di delegittimare con cattiverie e maldicenze. Un contesto durissimo per un’anima sensibile come quella di Mia Martini che, privata della possibilità di cantare e di donarsi al pubblico, attraversò un periodo di grande dolore e di profondo tormento.
Un animo sensibile definito fragile quando forse avrebbe dovuto essere soltanto definita vile l’azione di un mondo dello spettacolo che, all’improvviso, aveva lasciato che un talento straordinario come il suo fosse mortificato, stupidamente e pretestuosamente estromesso dalla scena. Aveva lasciato che la sua persona fosse trattata come una reietta e bollata come “iettatrice”. Un momento di buio e smarrimento profondo che le causò molta sofferenza.
Il talento e il tormento: «Se non canto, non vivo»
C’era il tormento e c’era la tristezza ma c’erano anche la forza, l’ironia e la gioia di vivere. Quell’intelligenza del cuore che avrebbe meritato cura, in primis, dalla persone che più le stavano intorno. “Se non canto, non vivo”. Mai frase più vera per un’artista come lo fu per lei che si apparteneva fino in fondo come il suo nome d’arte “Mia” raccontava al mondo. La grande forza di Mimì, come gli amici ancora la ricordano, fu, infatti testimoniata proprio dal suo ritorno nel 1989 su quello stesso palco dell’Ariston.
Consegnò alla storia un’altra pietra miliare, Almeno tu nell’universo, con quell’attacco così pregno della sua bruciante e recente storia: «Sai, la gente è strana. Prima si odia e poi si ama/ Cambia idea improvvisamente/Prima la verità, poi mentirà lui/Senza serietà, come fosse niente». Indimenticabile il duetto all’arena di Verona nel 2017 di Elisa e della sorella Loredana Bertè, anima più rock rispetto a quella di Mimì e con la quale dalla madre aveva ereditato il talento straordinario per la musica.
Ci sarà certamente stata questa emozione tra quelle che la legavano al festival di Sanremo dove ormai ogni anno, dal 1996, la sua memoria rivive al momento dell’assegnazione del premio della Critica che lei vinse tre volte: nel 1982 (il primo del Festival) con E non finisce mica il cielo, nel 1989 con la struggente Almeno tu nell’universo e l’anno dopo con la straordinaria Nevicata del ’56.
Mimì e Loredana a Sanremo
Quest’anno il premio sarà assegnato domani e tra le favorite c’è proprio la sorella Loredana Bertè con la canzone Pazza, il punto di approdo e nuova partenza di una donna e di un artista che continua a vivere al massimo tutte le sue emozioni. Una donna e un’artista che può ammettere di essersi odiata abbastanza. «E voglio gridarlo ancora. Non ho bisogno di chi mi perdona io, faccio da sola, da sola E sono pazza di me». Canta con fierezza la tigre con i capelli blu su quello stesso palco dell’Ariston sul quale nel 1993 aveva duettato con la sorella Mimì interpretando Stiamo come stiamo. Era stata la stessa Mia Martini a dichiarare che quello era stato il festival per lei più indimenticabile.
L’abbraccio del pubblico e la forza di ricominciare
Una forza non urlata ma profonda quella di Mia Martini, testimoniata dalla capacità di segnare ancora altri grandi successi come Cu ‘mme, scritta interpretata nel 1992 con l’autore Enzo Gragnaniello e con Roberto Murolo. Una vibrante canzone napoletana, espressione di una terra che Mia Martini aveva sempre amato anche da tifosa di calcio.
Una forza testimoniata dalla capacità di riconquistare il suo posto nella scena musicale che già prima del momento buio aveva affermato anche a livello internazionale. Mia Martini fu l’unica cantante italiana a condividere il palcoscenico dell’Olympia di Parigi con Charles Aznavour. Era il 1978. Il culmine di una carriera iniziata con il singolo Padre davvero, poi proseguita con Oltre la collina, Piccolo uomo, Donna sola, Inno, Che vuoi che sia…, Libera, Per amarti e con l’indimenticabile Minuetto, scritta da Franco Califano e Dario Baldan Bembo che si rivelò in assoluto il più grande successo dell’estate 1973. Il primo di una serie di canzoni che restano indelebili nella storia della musica italiana.
Un’artista che anche nei momenti più difficili e bui non si era arresa mai. Mai aveva barattato la sua dignità e il valore che la musica incarnava nella sua esistenza. In quel “Io sono Mia”, titolo del biopic diretto nel 2019 da Riccardo Donna per la Rai risuona tutta la forza della sua identità così profondamente offesa e oltraggiata da maldicenze, perfidia ed ignoranza. Tutta la forza con la quale ha saputo rispendere per quel pubblico che era tornato ad riabbracciarla.
Io sono Mia
«Mia mi ha lasciato un esempio di dignità e di integrità. Lei non si è mai piegata a compromessi. Non ho voluto imitarla: non sarebbe stato possibile e neanche giusto, sarebbe stato sterile e privo di anima. Ho provato a dedicarle un mio pezzo di cuore», ha dichiarato Serena Rossi, interprete di Mia Martini nella fiction di quattro anni fa. In occasione del festival di Sanremo di quello stesso anno, il 2019, sul palco dell’Ariston Serena Rossi duettò con il direttore artistico Claudio Baglioni l’intramontabile Almeno tu nell’universo.
Non tramontano i suoi brani perché quella rinascita ancora decanta. In tanti modi e in tante forme Mia Martini è ancora protagonista del Festival di Sanremo. È ancora su quel palco così magico dove tutto era cominciato ed era ricominciato e dove sempre continuerà. Non è soltanto un debito enorme, che mai potrà più essere saldato, ma un tributo che si leva al cielo e che non dovrà conoscere sosta.
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