Coronavirus a Reggio Calabria, tavola rotonda virtuale di Anci Giovani sulla sanità
Hanno portato un contributo fondamentale medici, infermieri, amministratori, ricercatori scientifici che hanno dialogato tra loro e con il pubblico per fare maggiore chiarezza circa l’attuale situazione sanitaria
Un successo di pubblico, con oltre 6000 visualizzazioni per il secondo appuntamento virtuale promosso da ANCI giovani dell’area metropolitana di Reggio Calabria. In più di tre ore di diretta web, si è discusso di emergenza Covid – 19 ma anche del sistema sanitario regionale, commissariato da oltre 10 anni.
All’appuntamento, promosso dalla Coordinatrice Metropolitana di Anci Giovani di Reggio Calabria, Miriam Idone ed introdotto da Antonino Castorina, delegato al bilancio, alle politiche comunitarie e alla Polizia Metropolitana della città Metropolitana di Reggio Calabria, hanno portato un contributo fondamentale medici, infermieri, amministratori, ricercatori scientifici che hanno dialogato tra loro e con il pubblico per fare maggiore chiarezza circa l’attuale situazione sanitaria.
Dopo l’apertura dei lavori affidata all’avvocato Castorina, che nel chiarire l’importante lavoro portato avanti dall’Amministrazione Falcomatà nella gestione dell’emergenza e specificando tutte le misure adottate in termini di prevenzione, di sostegno alle fasce deboli, di supporto alle strutture ospedaliere e di confronto con il governo nazionale rispetto alle misure da adottare ha rimarcato la necessità di: «una sanità a misura di paziente, che guardi a 360 gradi al benessere degli assistiti e che metta medici e infermieri nelle condizioni di poter svolgere al meglio il loro lavoro», è stata la volta di Vincenzo Porpiglia, esperto in gestione delle emergenze dal 2013, impegnato con Emergency e con l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo del ministero degli Esteri.
Porpiglia ha ribadito come «Se ci fosse stata una emergenza come quella di Bergamo in Calabria saremmo stati pronti, avremmo risposto in modo efficace? Non è tempo di fare polemiche ma credo che in termini di risposta all’emergenza tutto il sistema logistico non ha funzionato. Ci siamo trovarti impreparati. Chiedete agli infermieri se hanno stock di emergenza all’interno degli ospedali, chiedete se hanno il flusso sporco – pulito per i pazienti con patologie particolari. Chiedete una serie di cose che non riguardano medici o infermieri ma che invece riguardano il mondo del management ospedalieri, che riguardano la logistica e la pianificazione del lavoro».
A fare da eco ci ha pensato Miriam Noemi Idone, consigliere comunale Campo Calabro che ha ricordato le misure che gli enti locali stanno adottando e facendo rispettare. «C’è un servizio di controllo e di informazione costante rivolto alla popolazione, c’è un controllo costante da parte delle forze dell’ordine, stiamo cercando di prevenire il disastro che potrebbe arrivare nella nostra regione, nella nostra area metropolitana».
Fondamentale e molto partecipato è stato poi l’intervento di Eduardo Lamberti Castronuovo, medico, consigliere metropolitano di Reggio Calabria. «Serve allargare la platea dei tamponi – ha chiosato Lamberti – bisogna isolare i negativi e far riprendere loro una vita normale e isolare i positivi. Serve un modello di organizzazione intelligente del lavoro. Servono regole certe, uniformi. La sanità va organizzata con regole precise».
A dare man forte al pensiero di Lamberti ci ha pensato Domenico Minniti, medico, presidente regionale dell’Associazione Anestesisti Rianimatori Ospedalieri italiani. «Questa guerra al virus al momento la combattiamo ad armi pari, ma solo perché il nemico ci sta graziando – ha affermato Minniti – stiamo combattendo ad alti livelli perché abbiamo professionisti al GOM che sono di altissimo livello. Quello che mancano sono le risorse. Manca l’organizzazione.
Chi decide non è un medico, non è un operatore sanitario, c’è un vuoto che in questo momento viene gestito in maniera autarchica dalla politica che non ha le competenze per poter affrontare il problema. Spesso i politici si circondano di tecnici che non sono di alto livello, e noi paghiamo questo scotto».
Nel web meeting di Anci è intervenuta anche Dalila Nesci, parlamentare calabrese del Movimento 5 Stelle che ha ricordato come «serve maggiore chiarezza nella filiera dei comandi. La cosa che stiamo facendo come Movimento, è quella di non fare altri tagli alla sanità. Sembrava una cosa banale ma da realizzare è stata difficilissima. Le regioni non possono sempre scaricare sul governo centrale la distribuzione o le scorte di materiale sanitario necessari per l’emergenza. Questo per dire che al netto della pandemia, le dirigenze apicali degli ospedali hanno il compito di garantire l’ordinario. In questo momento serve serietà istituzionale nei dialoghi».
Toccante e oltremodo importante è stata la testimonianza portata da Isabella Papa, infermiera forense. «Noi cerchiamo di diffondere il più possibile le informazioni per evitare il contagio – ha affermato la Papa – Vogliamo sapere ai vertici delle aziende cosa hanno intenzione di fare. L’Ospedale di Reggio a breve si troverà sprovvisto di infermieri perché i precari chiamati dalla graduatoria sono stati assunti da pochi mesi, mandati immediatamente nei padiglioni Covid senza neppure aver potuto terminare la formazione, e adesso stanno iniziando ad esserci le prime vittime tra noi operatori socio sanitari, di questo nessuno ne parla».
Alla discussione ha portato un contributo anche Mary Foti, garante comunale dei diritti degli animali la quale si è soffermata sul grande lavoro delle associazioni di volontariato presenti nel territorio e sulla necessità di veicolare al meglio il decreto del Ministro della Sanità rispetto alle prerogative di chi accudisce e supporta gli animali randagi e non nel territorio comunale di Reggio Calabria.
Un’altra esperienza territoriale è venuta da Matteo Trapani, consigliere comunale a Pisa, assegnata di ricerca in Diritto Costituzionale ed esperto di Digital transformation ed amministrazione digitale il quale ha ribadito come «il diritto alla salute è un principio fondamentale che si lega al diritto alla vita».
Direttamente da una delle zone focolaio maggiormente colpite dall’epidemia di Covid-19 è intervenuto Antonio Laganà, medico ATS Brianza. «Stiamo svolgendo inchieste epidemiologiche all’ATS Brianza, ed in questa struttura ci sono stati 4500 casi che seppur non sono i numeri i Bergamo o di Milano, ma rimangono numeri importanti – ha affermato Laganà – i tamponi sono troppo limitati, a causa delle risorse a disposizione. In Lombardia ci sono 22 laboratori che lavorano senza sosta e ogni giorno vengono eseguiti circa 5 mila tamponi.
È chiaro che se ci sono 100 richieste in un ora ci sono anche in Lombardia le difficoltà dettate dall’emergenza. È un messaggio sbagliato quello che si sta facendo passare, e cioè che per avere la possibilità di fare il tampone bisogna essere in condizioni quasi da terapia intensiva. Dobbiamo agire in base alle risorse che abbiamo».
A conclusione del web meeting ha portato un contributo anche Paola Serranò, medico oncologo e consigliere comunale di Reggio Calabria : «La speranza è che questa pandemia – ha concluso Serranò – ci aiuti a dimostrare che durante l’emergenza c’è un’altra emergenza nella nostra area metropolitana e riguarda i malati inguaribili, tra cui appunto ci sono i malati oncologici che già di per sé erano in grave sofferenza anche prima della pandemia. Con chiarezza dobbiamo dire che c’è stata una attività politica che non ha accompagnato l’esperienza del piano di rientro che non ha fatto emergere i bisogni essenziali. In questo momento l’assistenza domiciliare per tutti quei malati che non possono recarsi in ospedale è particolarmente complessa a causa di una riduzione dell’ADI già dallo scorso luglio».