lunedì,Aprile 29 2024

Sveglia! Reggio è una città in ritardo su tutto, quando non è immobile, anche nel denunciare

Dai lavori alla politica, situazione in eterno divenire. Ma la città ha diritto a vivere un presente degno di una vocazione turistica

Sveglia! Reggio è una città in ritardo su tutto, quando non è immobile, anche nel denunciare

Più passa il tempo e più Reggio Calabria si dimostra una città immobile. Quasi rapita dagli eventi che la schiacciano difronte ad una politica che appare incapace di incidere. Va bene gli annunci, i progetti futuri, le cose che «saranno inaugurate da altri» – come si usa dire – perché hanno bisogno di tempo, ma la città ha il dovere, e soprattutto il diritto, di vivere il presente e non solo in una eterna proiezione che puntualmente quando si verifica è già vecchia e per certi versi non più funzionale


Raggiungere la città e viverla sta diventando un’impresa. Impraticabile. Basta pensare alla genialata di asfaltare il Lungomare in questo periodo. Una scelta quantomeno discutibile. E non se la prenda l’assessore, il rup o il dirigente di turno. Non sta né in cielo né in terra questa scelta. Che ci fa apparire eternamente in ritardo. Sui tempi, sulla risoluzione dei problemi, e finanche sulla programmazione. Basti pensare che il programma dell’estate viene presentato il 7 luglio, con un comunicato stampa. Quasi alla chetichella. Centinaia di eventi affidati ad associazioni a cui si deve dire solo grazie, mentre ovunque l’estate è già esplosa da un pezzo, con continui eventi che attraggono.


Non è questo quello che ci si aspetta da una città che si professa turistica, a tutti i costi. Ma non certo a costo di collezionare figure barbine.
L’ultima in ordine di tempo che abbiamo documentato su queste colonne è rappresentata dalla disavventura di Adriana Pannitteri. Che sia una conduttrice Rai, poco importa ai fini della denuncia, anzi la sua popolarità non può fare altro che male alla città che continua a collezionare mortificazioni. Da cittadina prima che giornalista, Pannitteri ha chiesto conto alla politica – «Venite signori delle istituzioni e scendete dal treno alla stazione “Reggio Calabria Aeroporto”» ha scritto sui suoi canali social – per poi metterci una chicca squalificante per tutti i reggini che amano la propria città e devono sopportare la mala educazione, il pressapochismo e l’indolenza di chi occupa posti che non meriterebbe: «Giunti infine sul posto … – continua nel suo racconto la giornalista – i signori dell’ufficio hanno esclamato: “embè, non lo sapevate?”».


Bè io, noi, ci vergogniamo. E ci saremmo vergognati anche fosse stata semplicemente Teresa, Rita o Pasqualina la malcapitata. Perché questa non è una città turistica. Non lo è culturalmente, e non lo è nella sua fruibilità. Ma soprattutto, avete sentito qualcuno dei piani alti proferire una parola? Niente di niente.
Il problema d’altra parte è stato sollevato in decine di articoli precedenti. Ma tanto, qui, l’informazione è vista spesso come attacco al potere. «Mi potevi chiedere prima di scrivere», è la frase più ricorrente che giornalisti di ogni testata si sono sentiti dire più spesso dalle stanze del potere. E invece no. Noi – l’intera classe di giornalisti reggini – facciamo il nostro. Informiamo, denunciamo, proviamo a favorire la soluzione di problemi. A volte ci riusciamo, a volte no. Ma noi facciamo il nostro.


La politica, a tutti i livelli, che fa? Prima grida, poi denuncia, poi organizza tavoli, poi si siede. E purtroppo resta seduta. E questa città sprofonda, baciata da un sole invidiabile e bagnata da un mare che spesso non riusciamo neanche a guadagnarci.
Provi allora confidare nel consigliere comunale, la persona che per antonomasia è più vicina al cittadino. Ma lo scenario è tutt’altro che incoraggiante.


Anche qui l’ultima chicca è rappresentata da un post di Angela Marcianò. Ex assessore, una che la battaglia ha detto di avercela nel sangue, che ammaina un’altra bandiera. Perché non si capisce se quanto scritto sia una denuncia o uno sfogo. Ma certamente è una cosa seria che proprio lei, già candidata a sindaco, dovrebbe spiegare a tutti quelli che le hanno dato fiducia e che continuano a credere in lei.
Marcianò condivide un “ricordo” quello del consiglio comunale aperto in piazza come risposta alle intimidazioni subite: «7 Anni fa in piazza sfidavo con coraggio ed emozione quel mondo “esterno” alle Istituzioni che aveva cercato di intimidirmi. Oggi – si legge – ho imparato che esiste un altro tipo di delegittimazione, molto più subdola e pericolosa. Chi fa politica pulita, senza compromessi e senza padroni, viene fatto fuori e poi, con ogni mezzo, fermato per impedirgli di rompere altri schemi ben collaudati».


Bene quanto scritto, è di una serietà impressionante. Marcianò sta denunciando una delegittimazione “interna” o cosa? A che cosa si riferisce? È lecito chiederlo, perché se non avesse voluto che si sapesse la prof di “Impegno e identità”, che certo non è una ingenua, non avrebbe affidato questo pensiero ai social.
Rompere gli schemi è anche questo. E speriamo che non solo Marcianò, ma anche tanti altri contribuiscano a rompere schemi. Allora si che appoggeremo la sua frase finale dedicata a quanti si sono rassegnati: “Quando si è abituati a raggiungere traguardi sudandoseli, non ci si ferma facilmente”.
Fino ad allora saremo immobili. Come questa città.

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