venerdì,Aprile 26 2024

Reggio, giovani medici in protesta: «Siamo pronti e formati. Fateci lavorare»

Li abbiamo chiamati eroi, sappiamo tutti il loro valore e quanto il loro ruolo sia fondamentale ma nonostante tutto si sentono abbandonati. «Preferiscono richiamare medici in pensione e lasciare a casa noi»

Reggio, giovani medici in protesta: «Siamo pronti e formati. Fateci lavorare»

In tanti hanno risposto presente all’appello del sindacato dei giovani medici italiani che questa mattina, anche a Reggio Calabria in Piazza Italia, ha manifestato per i diritti negati ai tanti laureati in medicina. Giovani professionisti già formati ai quali, però, non è concesso lavorare nella loro terra. Come ci ha spiegato il dottor Luigi Spadaro.

 

La manifestazione

Una manifestazione che, come a Reggio, è stata portata avanti in tutte le principali piazze d’italia per chiedere di dare respiro al sistema sanitario nazionale dando una possibilità ai tanti giovani professionisti ai quali è stato negato un futuro a discapito della salute pubblica. Hanno gettato i camici in segno di protesta ma in realtà chiedono solo di essere messi nelle condizioni di salvare delle vite e aiutare chi ne ha bisogno.

Le richieste

«Come spesso accade, le situazioni di difficoltà generano unità. L’emergere di criticità ingenti nell’ambito della Sanità e della formazione post-laurea dei Medici, ha portato alla mobilitazione di migliaia di laureati e alla coalizione di un gran numero di associazioni e gruppi di rappresentanza.

In questo contesto si è manifestato un vero e proprio atto di resistenza, che sta coinvolgendo studentesse e studenti, Medici neaobilitati, camici grigi, Medici in formazione specialistica e corsisti di Medicina generale. Tante figure diverse accomunate dalla necessità di una mobilitazione, che ha come tema centrale la riforma della formazione medica. Così è nato il nostro Coordinamento.

Quello che non siamo più disposti ad accettare è il persistere, ormai da troppi anni, di una situazione malsana e contraddittoria: la carenza di Medici Specialisti nelle strutture ospedaliere e, contemporaneamente, il blocco del sistema formativo per i laureati in Medicina».

Come il Covid ha cambiato le cose

«Abbiamo visto come la carenza di personale sia un danno per tutta la popolazione: l’emergenza COVID-19 ha scoperchiato un vaso di Pandora che da anni veniva volutamente ignorato dalla politica. Oggi, di colpo, ci accorgiamo degli effetti di tutti i tagli alla Sanità dell’ultimo decennio, pertanto, è necessario ora più che mai rivedere la programmazione del personale sanitario. L’equazione è semplice e immediata: se mancano i Medici, l’intero sistema lavora in un continuo stato di precarietà, rischiando il collasso quando la richiesta di cure è superiore al normale.

I Medici specialisti in ospedale sono pochi, eppure sono tantissimi quelli che restano fuori dalle sue porte, in attesa di proseguire il proprio percorso di formazione. Questi sono i cosiddetti “camici grigi”, Medici neolaureati che sono rimasti esclusi dalle Scuole di Specializzazione e dal corso di Medicina generale per carenza di posti. Negli anni, l’accumulo dei camici grigi ha progressivamente costituito e alimentato il cosiddetto “imbuto formativo”.

Imbuto formativo

Quello che chiediamo è che questo “imbuto formativo” venga annullato, dando la possibilità a tutti i Medici di accedere al percorso post laurea e permettendo, di conseguenza, di rispondere concretamente alla richiesta di personale sanitario negli ospedali e sul territorio. Richiediamo inoltre una revisione della figura dello specializzando che ancora oggi viene visto come un semplice studente quando in realtà è un Medico in formazione: è necessario una modifica del contratto che lo renda lavoratore a tutti gli effetti.

Assistiamo in questi giorni a una tempesta di numeri, spesso svianti, ma quello che è certo è che 4.200 posti in più nelle Scuole di Specializzazione non risolveranno il problema. C’è bisogno di una riforma che includa un rapporto 1:1, un ampliamento della rete formativa, una revisione delle condizioni contrattuali dello specializzando e una valorizzazione della Medicina Territoriale».

Mobilitazione permanente

«La Mobilitazione Permanente che è nata si rivolge non solo ai tanti colleghi rimasti incastrati nell’imbuto formativo, ma alla popolazione intera, perché in ballo non c’è solo il nostro futuro, ma quello del Servizio Sanitario Nazionale.

Il simbolo di questa protesta è una X sulle mascherine e un numero, 29. Infatti, oggi si è tenuto un grande atto di resistenza: abbiamo lasciato in piazza un camice, una scatola di farmaci vuota, oggetti simbolo di una Sanità abbandonata a se stessa. Vogliamo essere i protagonisti del nostro Servizio Sanitario Nazionale. Vogliamo fare il nostro lavoro da Specialisti e non da Medici precari».

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