«L’ospedale di Scilla è morto»: i cittadini diffidano l’Asp per la chiusura del primo soccorso

L’ormai ex ospedale di Scilla è chiuso da oltre un mese. Eppure, i cittadini continuano a non darsi pace nel dover accettare che lo storico Scillesi d’America possa essere demolito. Ma a fa scattare l’ennesima protesta è stata la notizia che molti servizi verranno ricollocati fuori dal territorio. 

Chiusura del punto di primo intervento

E in particolare, la chiusura definitiva del punto di primo intervento ha trovato il comitato pro-ospedale pronto a fare battaglia. Proprio per questo è già pronta la diffida nei confronti dell’Asp di Reggio Calabria, della commissaria Lucia di Furia e del presidente della regione Roberto Occhiuto affinché venga mantenuto il servizio a Scilla. A far diventare ulteriormente preoccupante la situazione è una realtà che vede il territorio della Costaviola, con oltre 50.000 utenti, scoperto da qualsiasi forma di primo soccorso. 

Carenze nel 118

E la carenza di ambulanze e personale nel settore dell’emergenza urgenza non fa altro che peggiorare la situazione. Tra le attese per l’arrivo dell’ambulanza e il trasferimento al Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria, i pazienti rischiano di non farcela. 

«L’ospedale è morto»

La battaglia del comitato è appena iniziata. E non si frenano le manifestazioni spontanee dei cittadini con lo scopo di lanciare chiari segnali alla politica. Ultimo sono in ordine di tempo l’iniziativa di accendere candele e deporre fiori all’ingresso dell’ex ospedale in segno di protesta contro la decisione di condannare a morte la struttura con motivazioni che i cittadini ancora non si spiegano e sulle quali chiedono ancora di vederci chiaro. «L’ospedale è morto – dicono – e a noi non resta che piangerlo».

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