lunedì,Aprile 29 2024

Oppido, il Comitato 19 febbraio: «Dell’ospedale rimarrà solo il nome»

La programmazione della rete territoriale dell’Asp, che vede il nosocomio trasformato in Ospedale di comunità, ha generato il malcontento e scatenato aspre critiche

Oppido, il Comitato 19 febbraio: «Dell’ospedale rimarrà solo il nome»

La Programmazione della rete territoriale dell’Asp di Reggio Calabria, come prevedibile, ha scatenato un certo malcontento tra i cittadini di Oppido Mamertina, e in particolar modo del Comitato 19 febbraio a difesa dell’ospedale Maria Pia di Savoia, che per mesi si sono battuti, attraverso un sit-in permanente, per salvare il nosocomio e per garantire anche alla popolazione della fascia pre-aspromontana della Piana di Gioia Tauro, il diritto alla salute.

Oggi, dopo tante tribolazioni, si è stabilito – come già risaputo da tempo – che il nosocomio di Oppido verrà trasformato, a giugno del prossimo anno – secondo quanto stabilito nella Programmazione della rete territoriale, in Ospedale di comunità, che è «una struttura sanitaria di ricovero che afferisce alla rete di offerta dell’assistenza territoriale e svolge una funzione intermedia tra il domicilio e il ricovero ospedaliero, con la finalità di evitare ricoveri ospedalieri impropri o di favorire dimissioni protette in luoghi più idonei al prevalere di fabbisogni sociosanitari, di stabilizzazione clinica, di recupero funzionale e dell’autonomia e più prossimi al domicilio. Il ricovero, di durata non superiore ai 30 giorni, può avvenire su proposta di Mmg o Pls, medico di continuità assistenziale, medico specialista ambulatoriale interno ed ospedaliero, medico del pronto soccorso. Ogni Ospedale di comunità deve essere dotato di 20 posti letto».

Mazzeo: «Ciò che è stato annunciato non si realizzerà»

«Siamo sempre stati propositivi e continueremo a esserlo – ha commentato la portavoce del Comitato Margherita Mazzeo – ma per nostro modus operandi vogliamo condividere con tutti coloro che hanno creduto nella lotta e nel Comitato 19 febbraio, che purtroppo ciò che è stato annunciato per Oppido non si realizzerà. Dite pure che la nostra azione è orientata a secondi fini, se ciò vi aggrada, ma la realtà è questa e noi non intendiamo nasconderla o travisarla: Oppido sarà solo Ospedale di comunità, con medico presente 6 giorni su 7, per 4/5 ore al giorno».

L’analisi del Comitato

Il Comitato ha fatto sapere di aver letto con molta attenzione il documento contenente la “Programmazione della rete territoriale” dell’Asp di Reggio Calabria, e di aver «analizzato tutti gli acronimi cercando di comprenderne le funzioni e soprattutto i servizi previsti per il territorio di interesse, ovvero quello ricadente nel “Distretto n. 2 Tirrenico”, definito “RC2”, che conta 33 comuni, con una popolazione complessiva di 146.230 abitanti dislocati in un perimetro di 939,21 kmq.  Abbiamo accolto positivamente la premessa di voler offrire una risposta di salute ai territori interni, ma purtroppo abbiamo dovuto tristemente constatare che le premesse non si traducono in azioni concrete.

Invero la programmazione territoriale, così come il piano di riordino della rete ospedaliera, non sono idonei a garantire a ogni cittadino il diritto alla salute – hanno affermato i componenti del Comitato -. Infatti, a parer nostro, l’organizzazione dell’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria non garantisce a tutti il godimento effettivo e globale delle prestazioni sanitarie come previsto dalla nostra Costituzione e da tutte le leggi a questa orientate. Non ci stancheremo mai di ripetere che per poter adeguatamente pianificare il territorio bisogna avere conoscenza delle sue caratteristiche orografiche e soprattutto tenere in considerazione che lo stesso non è sorretto da adeguate reti infrastrutturali di collegamento, e che i mezzi di trasporto pubblico sono insufficienti se non addirittura inesistenti».

Meno di quanto c’è adesso

Il Comitato ha quindi sottolineato che «le zone interne del Distretto RC2 sono: Cosoleto, Candidoni, Delianuova, Giffone, Molochio, Oppido Mamertina, Santa Cristina d’Aspromonte, San Pietro di Caridà, Scido, Terranova Sappo Minulio, Varapodio e pertanto, non si può accettare che la concentrazione dei servizi tra Polistena e Taurianova sia considerata una risposta alle reali esigenze del territorio. Sicuramente le aree interne, che per definizione sono svantaggiate, sono meno popolate rispetto ai grandi centri cittadini dislocati lungo la costa tirrenica, ma nella programmazione della rete territoriale è necessario considerare l’intero territorio e soprattutto il target di popolazione ivi residente e le reali e concrete esigenze.

Relativamente al territorio di Oppido Mamertina – hanno continuato – sul quale insiste una struttura sanitaria, accogliamo con enorme piacere l’istituzione del Consultorio familiare e la risposta che si intende dare alle donne, ai minori e alla famiglia e ai loro bisogni di protezione, prevenzione, promozione della salute, consulenza e cura, ma non può essere la sola risposta nell’ambito di una nuova programmazione. Dobbiamo avere l’onestà intellettuale di affermare che l’Ospedale finanziato con i fondi del Pnrr fondamentalmente è un minus rispetto al reparto oggi esiste all’interno del Maria Pia di Savoia che, nonostante sia un distaccamento dell’Ospedale di Gioia Tauro, rappresenta una piccola risposta di salute ai territori interni montani da sempre bistrattati».

«Sarebbe dovuto essere almeno Casa di comunità Hub»

Secondo il Comitato, a Oppido, «dove nel frattempo le condizioni “di salute” continuano ad aggravarsi, ci sarebbe dovuto essere almeno una Casa di comunità Hub con Uca e Pua, con 11 infermieri, un assistente sociale e 8 unità di personale di supporto; una struttura con standard tecnologici e strutturali, sistema integrato di prenotazione collegato al Cup aziendale e servizi diagnostici finalizzati al monitoraggio della cronicità. Avrebbe dovuto almeno avere strumentazione diagnostica di base e usufruire della telemedicina. Ovvero, avrebbe dovuto offrire servizi di cure primarie erogati attraverso un’équipe multi professionale e avere un Punto unico di accesso e quindi un’équipe composta da medico e infermiere che potessero rispondere ai bisogni di assistenza del territorio aspromontano e pre-aspromontano. Purtroppo – ha concluso il Comitato – a Oppido rimarrà la magra consolazione di poter appellare l’unica struttura sanitaria esistente come Ospedale, ma di Ospedale ci sarà solo il nome».

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