martedì,Aprile 30 2024

Ospedale di Oppido, un piano di rilancio dopo i 5 mesi di lotta del Comitato

Il sit-in permanente messo in piedi dai cittadini ha portato i primi risultati: il nosocomio verrà potenziato e valorizzato con nuovi servizi

Ospedale di Oppido, un piano di rilancio dopo i 5 mesi di lotta del Comitato

Era il 19 febbraio scorso, quando un gruppo di cittadini di Oppido Mamertina decise di dare vita a un sit-in di protesta permanente a seguito dell’ulteriore colpo di coda dell’Asp, nei confronti dell’ospedale Maria Pia di Savoia. Dopo la chiusura del Punto di primo intervento, avvenuto alcuni mesi prima infatti, destinato a chiudere sarebbe stato anche l’unico reparto ancora in funzione del nosocomio, ossia la Lungodegenza, dal momento che per carenza di personale, già sei dei sette pazienti ricoverati, erano stati trasferiti in un’altra struttura sanitaria.

Da qui la decisione dei cittadini di Oppido di non aspettare inermi alla chiusura totale di quel presidio ospedaliero, che per diversi anni è stata una struttura di eccellenza – offrendo tutti i maggiori servizi, dalla chirurgia alla ginecologia, e che ha servito i cittadini dell’intera fascia preaspromontana della Piana di Gioia Tauro – ma di mettere in piedi un Comitato che si battesse per tutelare la salute della popolazione non solo di Oppido, ma anche dei paesi limitrofi, troppo distanti per raggiungere in tempi brevi l’unico ospedale funzionante, che è quello di Polistena. Nacque quindi, il Comitato 19 febbraio in difesa dell’ospedale Maria Pia di Savoia di Oppido Mamertina, rappresentato dalla portavoce Margherita Mazzeo.

La protesta dei cittadini, intenzionati a battersi per salvare il loro ospedale con le unghie e con i denti, creò da subito grande clamore, tant’è che solo dopo due giorni, a Oppido arrivò l’allora commissario straordinario dell’Asp di Reggio Calabria Lucia Di Furia, accompagnata dal consigliere regionale Domenico Giannetta e dalla garante regionale alla Salute Anna Maria Stanganelli, dai quali arrivarono le prime rassicurazioni e la promessa che la Lungodegenza non avrebbe chiuso. Detto fatto, il 24 febbraio, arrivò il primo medico cubano che avrebbe aiutato gli unici due medici in servizio nell’ospedale mamertino, che si sarebbe alternato con altri 5 connazionali, per mantenere in vita il reparto.

Dopo i medici cubani, alcuni giorni dopo arrivarono anche i pazienti, mentre nel frattempo il sit-in andava avanti. Nei primi giorni di marzo, l’Asp inviò dei tecnici con il compito di ripristinare la rete elettrica e di rimettere in funzione i macchinari del reparto di Radiologia. Interventi che però non erano sufficienti per i cittadini di Oppido, dal momento che il vero nodo cruciale era quello di poter gestire l’emergenza/urgenza. Il 12 marzo, il Comitato organizzò quindi un flash mob per rivendicare il diritto alla salute e sollecitare chi di dovere a riportare a Oppido tutti quei servizi di cui negli anni, l’ospedale cittadino era stato spogliato, chiedendo che lo stesso venisse riconosciuto Ospedale di zona disagiata.

Il 18 marzo, al Comitato si unirono anche diversi sindaci, i quali attraverso una lettera inviata al governatore Occhiuto, chiedevano che l’ospedale di Oppido venisse salvaguardato e potenziato, tornando a essere punto di riferimento della fascia montana e collinare della Piana. Da qui, il Comitato ha cominciato a incassare il sostegno anche della Città metropolitana e il 2 aprile ha organizzato un nuovo flash-mob, per non far abbassare l’attenzione. Così, in quell’occasione, dal piazzale antistante l’ospedale, un lungo corteo di auto si snodò in direzione Polistena, con lo scopo di evidenziare il lungo lasso di tempo che viene impiegato per raggiungere il più vicino presidio di assistenza sanitaria in caso di urgenza e le difficoltà che si incorrono nel percorrere quella strada, per via delle cattive condizioni della stessa, soprattutto in caso di pioggia.

Nonostante le battaglie però, il 16 aprile, dall’atto aziendale dell’Asp, il Comitato apprese che nessun intervento era previsto per l’ospedale di Oppido e così decise di appellarsi al consigliere regionale Giannetta, spronandolo a impegnarsi per far sì che lo stesso venisse potenziato e fosse riconosciuto ospedale di zona disagiata. Qualche giorno dopo, lo stesso Giannetta, accompagnato dal responsabile regionale del servizio Elisoccorso Calabria, effettuò un sopralluogo per individuare la location più adatta alla realizzazione di una piazzola per l’eliambulanza. Intanto, il Comitato continuava a mantenere il suo presidio permanente e a promuovere iniziative atte a tenere alta l’attenzione sull’ospedale, facendo rete con altre realtà che si battevano per gli stessi diritti. E proprio insieme ad altri 16 collettivi – tra comitati e associazioni, che formano la “Rete dei comitati” – il 21 maggio venne inviato un documento al governatore Occhiuto, con alcune proposte per il rilancio della sanità regionale.

Il 14 giugno, il Comitato incontrò Vittorio Sacco, responsabile regionale del settore sanitario dell’Usb, il quale proprio da Oppido decise di presentare la manifestazione nazionale, che si è poi tenuta il 24 giugno, e alla quale ha preso parte anche il Comitato 19 febbraio. Per lo stesso, che in 5 mesi non ha mai arretrato di un passo nella sua lotta per il rilancio dell’ospedale di Oppido, il 13 luglio, arriva la doccia fredda. Dal Piano di riordino della rete ospedaliera, risulta l’esclusione del nosocomio cittadino, dai presidi dichiarati “Ospedale di zona disagiata”. Notizia che ha sconvolto il Comitato, che ha visto vanificati tutti gli sforzi fatti, e alla quale ha risposto con un manifesto funebre, sul quale campeggiava l’annuncio “Oppido è morta”.

Quando ormai lo scoraggiamento aveva preso il sopravvento, dal consigliere regionale Giannetta è arrivata la speranza. Proprio due giorni fa, lo stesso ha annunciato un Piano di potenziamento e valorizzazione dell’ospedale di Oppido, presentato questa mattina, che di fatto rilancia l’ospedale, prevedendo: il riconoscimento di Ospedale di comunità; un’ambulanza medicalizzata h24 che servirà solo il territorio aspromontano; l’elisoccorso; la degenza intermedia con 20 posti letto e 20 posti di riabilitazione; la telerefertazione radiologica e cardiologica; la Radiologia; un ambulatorio di chirurgia; l’implementazione degli ambulatori con geriatra, cardiologo e consultorio familiare.

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