domenica,Aprile 28 2024

Coronavirus, un medico calabrese guida il team per salvare il paziente 1

Raffaele Bruno, originario di Cosenza, è il dottore che al San Matteo di Pavia sta curando il 38enne di Castiglione d’Adda, primo contagiato dal Covid-19, le cui condizioni sono al momento critiche ma stabilizzate

Coronavirus, un medico calabrese guida il team per salvare il paziente 1

Si chiama Raffaele Bruno, 53 anni di Cosenza, il medico che guida il reparto di malattie infettive del policlinico San Matteo di Pavia nel quale è in cura il «paziente uno», il 38enne di Castiglione d’Adda, primo contagiato dal coronavirus, le cui condizioni sono al momento critiche ma stabilizzate.

Raffaele Bruno, insieme alla task force lombarda, lotta dal 21 febbraio giorno e notte insieme ad oltre trenta medici, infermieri e medici per fronteggiare l’emergenza da Covid-19 che sta dilagando in Italia.

«So di non fare un’affermazione scientifica, ma la verità è che per sconfiggere un nemico nuovo e sconosciuto abbiamo bisogno anche di una somma insondabile di coincidenze positive. Detto in due parole, augurate a noi medici e agli scienziati buona fortuna», ha dichiarato Bruno in un’intervista rilasciata a la Repubblica.

Mattia, il paziente 1 in gravi condizioni

Mattia è Il «contagiato italiano che non deve morire», spiega Bruno che sta facendo di tutto per salvare la vita al paziente lombardo. Il 38enne, dirigente dell’Unilever di Casalpusterlengo, è giovane, sano e sportivo, ed è  a sorpresa anche il paziente più grave colpito solo «dal coronavirus». Fino ad oggi le vittime nel nostro Paese erano tutte anziane, già fragili, e con patologie pregresse. La sua salvezza, oltre ad essere una prioritàper l’equipe medica, porterebbe una ventata di ottimismo squarciando la coltre di panico e allarmismo creatasi in quest’ultimo periodo.

Mattia in queste ore si trova in una saletta isolata delle terapie intensive e «rimane sedato, incosciente e intubato perché non autonomo nella respirazione», spiega il dottor Bruno. Sua moglie Valentina, pure infetta e ricoverata all’ospedale Sacco di Milano, tra un mese partorirà il loro primo figlio. I medici stanno curando anche i suoi genitori.

«Ma il problema –  dice Bruno – è che resta impossibile prevedere il decorso dell’infezione. Altri sono già guariti. Lui invece è stabile dal primo istante. L’imprevedibilità purtroppo è il marchio dei virus sconosciuti». «Testiamo un cocktail – dice Bruno – di farmaci usati per l’Hiv, per l’epatite C e per l’ebola. Nella miscela c’è la ribavirina. Esperimenti in vitro dimostrano che questo mix inibisce la crescita del virus. In Cina e in Corea del Sud è stato testato con successo anche sui pazienti».

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Bruno: «Lotteremo contro il virus fino a quando sarà necessario»

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ringraziato in privato il dottor Alfredo Bruno e il suo team per il costante impegno al San Matteo. «Ma noi — dice Bruno tornando al “paziente uno” — restiamo qui perché ogni giorno il nostro dovere è curare più persone possibile nel modo migliore possibile. È un impegno eccezionale e non sappiamo quanto durerà questa epidemia. La gente deve sapere però che il nostro sforzo durerà fino a quando sarà necessario».

Come tutti i medici in prima linea la preoccupazione è costante: «Vedere spegnersi Mattia – dice Bruno – sarebbe un incubo. Ma cedere al protagonismo e dimenticare di remare tutti in silenzio e nella stessa direzione, sarebbe peggio. La sconfitta risulterebbe collettiva e irreparabile: lo spettro della pandemia dilagherebbe nel disastro del pandemonio».

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