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Elisoccorso e risonanza magnetica. Polistena, i paradossi dell’ospedale

VIDEO | Mentre ci si prepara al Consiglio Comunale aperto per discutere del collasso dell'unica struttura ospedaliera della Piana di Gioia Tauro continuano ad emergere circostanze insolite che riguardano anche il Tiberio Evoli di Melito

Elisoccorso e risonanza magnetica. Polistena, i paradossi dell’ospedale

Oggi Polistena si mobilità per l’ospedale horror che vi abbiamo mostrato pochi giorni fa. Ma come avevamo anticipato, lo spettacolo indecoroso tra rifiuti e un cordone di materiale abbandonato, era solo la punta dell’icerberg. Proprio a pochi passi dall’ingresso dell’ospedale, infatti, giace inutilizzato quello che potremmo definire un enorme spreco di denaro pubblico.

Elisoccorso mai entrato in funzione

Parliamo ovviamente della pista per l’elisoccorso inaugurata in pompa magna il 28 ottobre del 2017 e intitolata a Flavio Scutellà, il bimbo di appena 12 anni originario di Scido deceduto il 29 ottobre del 2007 a seguito di un caso di malasanità accertato giudizialmente all’ospedale di Polistena.

In entrambe le occasioni (intitolazione e inaugurazione) il sindaco, Michele Tripodi, ha ribadito la necessità di dare vita a questo progetto per salvare il presidio ospedaliero “Santa Maria degli Ungheresi”. Tripodi ci ha creduto talmente tanto da inserire il progetto, con propria deliberazione di consiglio comunale n. 15 del 29/06/2011, nel programma triennale delle opere pubbliche 2011– 2013.

Un’opera, al momento totalmente inutile se non addirittura dannosa, che è costa la modica cifra di 530.000 euro circa di soldi pubblici. Somme finanziate in parte dalla provincia con un contributo di 230.000 euro e dal comune che ha contratto un mutuo per l’importo di 300.000 Euro. Ma cosa sarà mai un investimento del genere se  «consentirà al nostro ospedale di compiere quel salto di qualità necessario a migliorare i servizi sanitari nella Piana di Gioia Tauro».

Cosi il sindaco Tripodi giustificava l’opera e l’investimento di cui il Comune si è fatto carico. Ma dopo quasi 8 anni di sogni e promesse cosa resta all’ospedale di Polistena? Quante vite sono state salvate grazie alla pista dell’elisoccorso? Nessuna, e questo dato di per sé potrebbe bastare a confermare l’inutilità dell’opera ma come vi avevamo anticipato, oltre al danno, pare esserci anche la beffa dietro questo spreco di denaro pubblico. Un caso finito anche sulle reti nazionali per la sua unicità. Ma, dopo tanto peregrinare, attese, lungaggini e segnalazioni ecco che arriva il giorno.

I sogni e gli annunci

Il sindaco Tripodi non smette per un secondo di crederci e il 29 aprile del 2019 fa il grande annuncio: «Entro 40 giorni l’attivazione della pista. Con grande soddisfazione confermiamo che è stata trasmessa la documentazione richiesta dalla normativa vigente ai fini dell’attivazione dell’elisuperficie a supporto dell’ospedale “Santa Maria degli Ungheresi” di Polistena. Dopo una serie di lungaggini dovute innanzitutto ai lavori conclusi e consegnati in ritardo (quasi un anno rispetto ai tempi stabiliti da contratto) riusciamo a raggiungere un obiettivo programmatico fondamentale, utile al rilancio della sanità pubblica del territorio ed al mantenimento dell’ospedale di Polistena».

La pista mai entrata in funzione


A conti fatti da quel grande annuncio di giorni ne sono passati molti di più e in quasi sei mesi, oltre alle parole null’altro di concreto è stato fatto. Noi a Polistena ci siamo andati e oltre a raccogliere testimonianze (competenti) sull’inutilità dell’opera abbiamo constatato con i nostri occhi che, oltre ad aver sprecato denaro pubblico, si continua a sprecare inutilmente accendendo, al calare del sole, tutte le luci di segnalazione di una pista ancora oggi praticamente inesistente. “E io pago”, direbbe il grande Totò.

 Il nodo da sciogliere per l’Enav, che ancora oggi non ha tolto le riserve su questa pista, potrebbe essere proprio la posizione della stessa collocata tra due edifici “sensibili” come una scuola e un ospedale. La sicurezza in questo caso ha la priorità su tutto.
Ma ad aggravare la situazione di questa pista c’è anche un’altra curiosa evenienza. A quanto pare, infatti, quell’area poteva essere destinata a un’ala idonea per ospitare la risonanza magnetica che, adesso, rischia di essere pensata accanto all’obitorio. 

La macchina per la risonanza negli scantinati


E qui si apre un capitolo sul quale ci sarebbe molto da approfondire e sul quale in molti avrebbero da chiarire circa le decisioni prese. Perché, se è vero che dopo il nostro reportage sull’ospedale horror di Polistena, anche l’ordine dei medici si è trovato costretto ad intervenire, è anche vero che alcuni punti sono stati dimenticati. Uno su tutti l’acquisto di macchinari per la risonanza magnetica che da tempo giacciono inutilizzati in uno scantinato.

Una mera questione di spazi che sta costando molto a tanti reggini, costretti a sobbarcarsi i costi di esami privati quando ci sono attrezzature nuove di zecca pagate, anche queste, con i soldi pubblici. E qui si raggiunge l’apice dell’assurdità: chi paga è sempre il cittadino che, prima versa i tributi che servono a comperare i macchinari, ma poi paga la struttura privata (che con questo scherzetto si arricchisce) per poter avere un esame che spesso è salvavita. 

Se Polistena cede lo spazio della risonanza alla pista che non c’è, Melito non è da meno. Qui sarebbe bastato abbattere un muro per far entrare i macchinari, ma nulla di fatto. A mancare è la volontà e, diciamoci la verità, a chi conviene realmente lasciare le cose come stanno con macchinari inutilizzati (della cui esistenza sono ben al corrente tutti) in uno scantinato?
Intanto qui la gente continua ad emigrare o spesso a rimanere senza le cure adeguate che, purtroppo, non possono mai darsi per scontate.

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