martedì,Aprile 30 2024

Reggio, 8 marzo in carcere: «Libere di sentirci donne» – VIDEO

Un corso di make-up, un monologo e la sottoscrizione di un documento interistituzionale in questa settimana dedicata alla sezione femminile

Reggio, 8 marzo in carcere: «Libere di sentirci donne» – VIDEO

«Sto vivendo un’esperienza che non mi aspettavo. Siamo donne, non solo detenute. Il fatto che qualcuno stia pensando a noi, oggi, mi emoziona molto. Qui tendiamo a trascurarci perché abbiamo l’impressione di non avere nessuno per cui prenderci cura di noi. E allora ci lasciamo andare. Invece questo momento, al di là del trucco e dei capelli, ci fa ricordare quello che siamo», ha sottolineato Barbara Gabrielli.

«Anche se siamo in un ambiente di detenzione, ringrazio queste persone che ci stanno offrendo un momento di libertà, un’occasione in cui poterci esprimere con semplicità. Siamo molto contente di questa esperienza che stiamo condividendo in questo frangente in cui siamo lontane dai nostri cari. Mi mancano i miei figli. Soffro per la distanza che mi separa da loro ma so che presto li rivedrò e questo mi dà la forza. Siamo recluse ma non per questo prive del desiderio di esprimerci», ha raccontato Caterina Ursida.

Ecco lo spirito con cui stanno vivendo questa settimana, in cui ricade l’otto marzo, le 41 donne detenute nel plesso San Pietro della casa circondariale di Reggio Calabria.

«È importante in questa giornata mandare un messaggio di incoraggiamento ad altre donne che in altri paesi del mondo non sono libere di scegliere e di essere quello che sono», ha sottolineato ancora Barbara Gabrielli.

«In questa giornata che ricorda anche le lotte delle donne per i diritti, rinnoviamo la consapevolezza di dover ancora lottare. Ma noi donne siamo toste e ce la faremo», ha commentato Caterina Ursida.

Un fiore dentro le mura

Nell’occasione della giornata internazionale dei diritti delle donne, l’iniziativa dell’ufficio comunale del Garante per le persone detenute “Un fiore dentro la mura” si arricchisce. Essa apre al progetto nato in Lombardia “Pittiamole, non picchiamole, non discriminiamole“, promosso a Reggio con il supporto dell’associazione Grace, impegnata nella promozione dell’estetica Oncologica, a supporto del benessere delle persone che vivono il dramma della malattia. Il tema centrale è, dunque, quello della bellezza intesa come benessere interiore ed esteriore, essenziale anche e soprattutto quando la donna vive la restrizione della sua libertà personale. Dunque belle dentro e fuori.

La femminilità in carcere

Al via già qualche giorno un corso intensivo di make-up in vista di una rappresentazione scenica fortemente simbolica prevista per il 10 marzo.  Il progetto “Piattiamole e non picchiamole e non discriminiamole” approda così a Reggio Calabria.

«L’esperienza ci ha insegnato che la detenzione impatta sulla vita delle donne in modo diverso e più invasivo. Il distacco dai figli è certamente un aggravante. Con questa iniziativa, che oggi unisce nord e sud, ci proponiamo di preservare e valorizzare la femminilità, che l’ambiente penitenziario contribuisce a disperdere. Tutto ciò nel segno di un recupero che abbraccia a tutto tondo la donna nella sua interezza, dunque attenzionando il benessere psicofisico e quello estetico. Un’esperienza in cui Lombardia e Calabria si uniscono», sottolinea il direttore della casa circondariale Giuseppe Panzera di Reggio Calabria, Giuseppe Carrà.

“Piattiamole e non picchiamole”

«Sono affetta da una patologia rara molto invasiva. La mia esperienza – ha spiegato la volontaria Alessandra Scarlata – condivisa con le altre volontarie Alessandra Giovanardi, il mio medico, e Giovanna Corso, che cura la parte artistica, mi ha insegnato che la sofferenza è universale. Tanto negli ospedali quanto nelle carceri. C’è quella della malattia e c’è quella della detenzione. Per questo siamo qui con il nostro progetto “Piattiamole e non picchiamole e non discriminiamole”. Avevamo già una collaborazione consolidata con il direttore del carcere adesso di Reggio e prima di Castrovillari, Giuseppe Carrà. Qui siamo stati accolti in modo straordinario da parte di tutto lo staff dell’istituto penitenziario reggino.

Ci autofinanziamo e abbiamo comunque voluto portare in dono alle detenute, che stanno partecipando in modo meraviglioso, due pochette con trucchi. Siamo già in attività da qualche giorno con il corso di make-up. Le stiamo affiancando nella riscoperta della cura di sé e siamo supportate dalle splendide professioniste dell’associazione Grace, che ci ha accolte con grande calore e coinvolgimento. Grazie a queste preziose collaborazioni, con entusiasmo ci avviciniamo al monologo di venerdì, in cui le donne condivideranno un’esperienza, anche non la propria. Un momento curato nelle semplicità e fortemente simbolico.

Volevamo dare il nostro contributo al cambiamento del punto di vista: le grate del carcere possono essere viste come le maglie di una rete di donne che si aiutano e si danno una mano. Insieme, tutto si può», ha spiegato ancora la volontaria Alessandra Scarlata, ideatrice del progetto “Piattiamole e non picchiamole e non discriminiamole”.

Estetica, benessere e salute

«Siamo particolarmente contente di questa collaborazione e della bellissima risposta delle donne detenute alle nostre proposte di attività. I trattamenti estetici sono penalizzati dalla detenzione, dunque diventa fondamentale rimettere al centro la cura dell’estetica che è salute e benessere interiore.

Abbiamo voluto offrire alle donne anche il contributo qualificato di Stefano Anselmo, uno dei più grandi professionisti del settore che ha dedicato a loro un video messaggio. Abbiamo anche fatto dono di alcune pubblicazioni», ha spiegato Lidia Papisca, presidente associazione Grace di Reggio Calabria.

Il documento interistituzionale

Una manifestazione dunque particolarmente articolata nell’ambito della quale è stato anche sottoscritto un documento interistituzionale, predisposto dalla garante comunale delle persone detenute e private della libertà personale, Giovanna Russo. Esso ha ad oggetto proprio la messa a punto di un trattamento mirato delle donne detenute incentrato sugli obiettivi della parità, dell’istruzione, della formazione, dell’inclusione sociale e dei trattamenti individualizzati. 

Tutti i livelli istituzionali sono stati presenti per la sottoscrizione del documento. Esso impegna le parti «a preparare il futuro della donna: reinserimento sociale e professionale, percorsi di giustizia riparativa intramuraria, tutela della salute e prevenzione inframuraria, accompagnamento psicologico sia nel periodo immediatamente precedente la liberazione che a quello della ripresa della vita dopo la reclusione».

Una detenzione a misura di donna

«Il documento è volto a garantire un trattamento specifico alle donne detenute e alle donne affidate ai servizi dell’ufficio esecuzione penale esterna. Il fine è quello di individuare percorsi e progetti sperimentali ad hoc.

Si tratta di un’esperienza innovativa, credo tra i primi del meridione, in cui si è declinata questa terza edizione del Fiore dentro le mura, in occasione della quale abbiamo consegnato un ramoscello di mimose a tutte le donne presenti», ha spiegato la garante comunale delle persone detenute e private della libertà personale, Giovanna Russo.

«Si tratta di un documento di impegno etico per una detenzione che sia anche a misura di donna, riconoscendo le sue peculiarità», ha concluso il direttore del carcere reggino Giuseppe Currà.

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