venerdì,Maggio 10 2024

MIGRANTI, FATTI, PAROLE | Il mistero dell’hotspot mai entrato in funzione al Porto di Reggio

Era stato allestito nel 2018, sulla stessa banchina di ponente dove periodicamente ormeggiano le navi di soccorso. La struttura temporanea fu rimossa prima di entrare in funzione. Oggi sarebbe stata utile

MIGRANTI, FATTI, PAROLE | Il mistero dell’hotspot mai entrato in funzione al Porto di Reggio

Tornano a susseguirsi gli sbarchi al porto di Reggio Calabria. Già dal 2021 avvengono sulla banchina di ponente, opposta a quella di ponente che ha visto approdare migliaia di migranti tra il 2014 e il 2017, comprese le 45 salme nel 2016. Proprio sulla banchina di ponente, infatti, era stato, non solo previsto, ma anche allestito un hotspot per la prima accoglienza e la foto identificazione dei migranti. Un punto di appoggio stabile affinché i migranti, scesi a terra, avessero un luogo in cui sostare per ripararsi dal sole come dal freddo, invece di sedere, come oggi accade, a terra.

L’hotspot allestito, mai entrato in funzione e già smantellato

Una struttura mai completata e tra il 2018 e 2019 già smantellata come se il porto di Reggio Calabria fosse da ritenere definitivamente fuori dalle rotte dei migranti. Rotte che invece, soltanto qualche anno dopo, avrebbe ripreso ad avere la città dello Stretto come destinazione. A deciderlo il Viminale che, però, tramite la prefettura, quell’hotspot proprio a Reggio Calabria lo aveva già smantellato. All’epoca l’autorità di sistema portuale dello Stretto ancora non esisteva. Dunque, su concessione della Capitaneria di porto era stata concessa l’area per l’allestimento di questo hotspot mai entrato in funzione.

«In questo momento quella struttura sarebbe stata molto utile. Ma all’epoca fu deciso di smantellarla. Oggi sarebbe servita per agevolare direttamente sul posto, quindi al porto, le attività di foto identificazione. Ciò sarebbe stato di aiuto per tutti. La questione è stata più volta sottolineata in occasione di riunioni». Lo ha evidenziato il consigliere comunale con delega alla Protezione Civile di Reggio Calabria, Antonio Ruvolo.

Soluzione cercata ma non concretizzata

Qualche soluzione, negli anni scorsi, è stata cercata proprio per colmare quella lacuna. Non ci fu, però, alcun seguito concreto.
«Ci sono state richieste per l’installazione di alcune tende da parte del Comune di Reggio Calabria, su indicazione della Prefettura qualche tempo fa. Poi, però, non se ne fece più nulla. A Messina abbiamo autorizzato da tempo una struttura simile che viene utilizzata normalmente alla necessità. Ovviamente si tratta sempre di strutture provvisorie di facile rimozione. Non si parla mai di strutture permanenti e definitive.

Per esigenze rappresentate dalla Prefettura noi abbiamo sempre reso disponibile quell’area per svolgere attività di accoglienza dei migranti. Ovviamente trattandosi di funzioni svolte dalla Prefettura per conto dello Stato noi non facciamo alcuna valutazione di merito. Ci limitiamo a verificare che l’utilizzo, anche mediante l’impianto di tende o manufatti, sia operato in sicurezza sia per gli operatori che per gli ospiti». Così Mario Mega, presidente dell’Autorità di sistema portuale dello Stretto, istituita nel 2019 e che ha ricevuto l’area in questione già libera nel 2020.

Lo spreco di denaro pubblico e il mancato beneficio

Quel che appare paradossale, unitamente allo spreco di denaro pubblico (l’appalto complessivo ammontava a circa un milione e quattrocentomila euro), è proprio il mancato beneficio di un hotspot costruito, e poi smantellato senza essere stata utilizzato. Struttura che oggi sarebbe stata estremamente necessaria su quella banchina, dove migliaia di migranti sono già sbarcati e altri sbarcheranno.

Un’accoglienza più dignitosa

Già erano stati allestiti i moduli per le sale, gli uffici e i vari presidi, per un’accoglienza certamente più dignitosa e decorosa di quella che si è in grado di riservare oggi. Invece il lavoro per cui erano già state investite risorse pubbliche è stato vanificato. Oggi in quel nulla approdano migliaia di migranti che necessitano di tutto.

Il progetto iniziale

A seguito della grande ondata migratoria che aveva visto il porto di Reggio Calabria e la sua banchina di levante, con le maxi tende attrezzate, accogliere anche più di mille migranti un solo giorno, ecco la decisione: dotare il porto della Città dello Stretto di un centro di prima accoglienza di 1600 metri quadri. Qui i migranti avrebbero sostato in modo dignitoso e ordinato e appena scesi dalla nave, sarebbero stati ristorati, visitati e identificati.
L’allocazione era quella della banchina di ponente, dove le navi di soccorso era previsto che da lì in poi attraccassero, senza intralciare le attività ordinarie del porto. E infatti ormai gli approdi avvengono lì (e non più sulla banchina di levante) ma senza il centro temporaneo di accoglienza non c’è.

La prima accoglienza

La denominazione dell’intervento era “fornitura e la posa in opera – comprensiva di trasporto, installazione, montaggio, manutenzione e smontaggio finale – di una struttura temporanea costituita da moduli prefabbricati da destinare a centro per la prima accoglienza ed identificazione dei migranti presso il Porto di Reggio Calabria”.
Le fasi di realizzazione dei lavori, di progettazione e direzione era stata curata da Invitalia, in qualità di centrale di committenza, mentre la Prefettura di Reggio Calabria era stata Stazione appaltante. Il bando Invitalia risale al 2017.

Erano state previste e allestite le sale di attesa, laddove oggi si aspetta in piedi al freddo o sotto il sole, e le sale per le visite mediche che oggi avvengono dietro un furgone con uno sportello a fare da separé. Era anche prevista un’area per il trattamento anti scabbia e vari presidi, tra cui anche quello per le organizzazioni umanitarie. Per l’inverno previsto anche il riscaldamento con lampade ad infrarossi. La struttura, di una capacità recettiva di 460 migranti, non prevedeva però gli alloggi.

Una palestra per l’accoglienza

Non avrebbe dunque potuto fare fronte al problema della struttura di prima accoglienza alla quale ancora oggi Comune e Prefettura di Reggio non hanno trovato soluzione, con l’aggravante dell’impiego improprio di impianti sportivi, come da mesi avviene con la palestra della scuola Boccioni di Gallico. Avrebbe però consentito alle persone in arrivo, già sofferenti e stremate, di trovare un’accoglienza dignitosa e a chi opera di farlo in altrettante adeguate condizioni.

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