domenica,Aprile 28 2024

Reggio, la nave Sea Watch ha lasciato il porto per dirigersi in Belgio

Autorizzata a raggiungere un cantiere per essere sottoposta a dei lavori. Sussiste ancora il divieto di tornare in mare a soccorrere

Reggio, la nave Sea Watch ha lasciato il porto per dirigersi in Belgio

È partita dal porto di Reggio Calabria lo scorso 21 aprile la nave Sea Watch 3 ferma con provvedimento della Capitaneria di Porto dallo scorso settembre. «Abbiamo chiesto e ottenuto l’autorizzazione a lasciare la banchina reggina per dirigerci verso un cantiere in Belgio. Ci è stato accordato un cosiddetto “single voyage permission”. L’imbarcazione è stata autorizzata solo per questa tratta Belgio-Reggio Calabria. Non possiamo navigare per missioni e quindi tornare in mare a soccorrere. Non credo torneremo a Reggio Calabria». Così l’ufficio stampa della Sea Watch.

Lo sbarco di settembre

La General Cargo Ship costruita nel 1973 batte oggi la bandiera della Germania. Lo scorso settembre aveva soccorso in mare 400 migranti poi sbarcati a Reggio Calabria. Da allora, dopo essere stata sottoposta a una lunga ispezione, era rimasta ormeggiata alla banchina di levante del porto di Reggio Calabria, quella opposta a quella dove aveva attraccato per lo sbarco di migranti. Una sosta forzata di sette mesi prima di questa autorizzazione.

Il fermo amministrativo

A quello sbarco di settembre aveva fatto seguito un’approfondita ispezione, durata oltre tredici ore, eseguita dalla Capitaneria di porto. Poi il fermo amministrativo. Erano state rilevate alcune deficiencies, ossia gravi carenze tecniche e la mancata osservanza di prescrizioni per la sicurezza, la salute e l’ambiente. Irregolarità che la Ong avrebbe dovuto sanare. Carenze di cui la stessa Capitaneria reggina avrebbe dovuto, attraverso delle ispezioni, accertare il superamento.

«Accusati di aver soccorso troppe persone»

Subito dopo il fermo, lo scorso settembre, la ong su Twitter aveva denunciato di «essere stata arbitrariamente bloccata, dopo 13 ore e mezza di controlli, accusata di avere soccorso troppe persone». Secondo la Ong tedesca, la Capitaneria di porto reggina avrebbe violato i principi ribaditi dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, non tenendo conto dell’obbligo fondamentale di prestare soccorso alle persone in pericolo o in difficoltà in mare». Avrebbe altresì violato il principio secondo il quale «il numero di persone a bordo, anche se ampiamente superiore a quello autorizzato, non può costituire, di per sé e da solo, una ragione che giustifichi un controllo».

Il ricorso

Ritenendo il fermo ingiusto, l’ong che ha sempre invocato il diritto/dovere di tornare in mare a soccorrere, ha anche proposto ricorso avverso il blocco prolungato dell’imbarcazione. Ricorso che il tribunale amministrativo regionale ha respinto, definendo regolare l’attività della capitaneria di porto.

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