Morto Napolitano, quella volta a Reggio Calabria con gli studenti alla Giornata della Legalità
Il presidente della Repubblica, scomparso ieri sera, nel 2010 in visita nella città dello Stretto dopo la bomba in Procura. La seconda visita in due anni. Nel 2009 era intervenuto durante un convegno alla Mediterranea
Si è spento ieri sera all’età di 98 anni, Giorgio Napolitano, undicesimo presidente della Repubblica, unico emerito e unico ad essere stato eletto per due mandati consecutivi, in carica dal 2006 al 2015.
Già presidente della Camera, poi ministro dell’Interno nel primo governo Prodi. Infine senatore a vita, era stato anche il primo capo dello Stato membro del partito Comunista. Fu anche colui, pure capo del Csm, dall’incontro con il quale, il premier Matteo Renzi nel 2014 uscì con la lista dei ministri del nuovo governo privata della proposta di Nicola Gratteri come ministro della Giustizia.
L’ultima visita di Giorgio Napolitano a Reggio Calabria risale al 2010, l’annus horribilis apertosi con la deflagrazione di un ordigno, nella notte tra il 2 e il 3 gennaio 2010, davanti alla Procura generale della Corte d’Appello. Essa era guidata da Salvatore Di Landro, sotto la cui abitazione un altro ordigno sarebbe esploso il 26 agosto successivo.
Il 2010 è anche l’anno della rivolta dei migranti di Rosarno (7 gennaio) e del primo consiglio dei ministri in Calabria convocato a Reggio dall’allora presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi.
In quel contesto, ebbe luogo la celebrazione della Giornata della legalità “Insieme per non dimenticare”, promossa dalle Consulte Provinciali degli Studenti della Calabria. Era il giorno successivo al 75° compleanno del giudice Antonino Scopelliti, ucciso dalla mafia nel reggino nell’agosto del 1991.
L’iniziativa svoltasi al liceo artistico Mattia Preti di Reggio Calabria fu occasione della visita dell’allora ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Maria Stella Gelmini, e del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Presenti le massime autorità locali, tra le quali Agazio Loiero e Giuseppe Scopelliti, allora rispettivamente presidente della Regione Calabria e sindaco del Comune di Reggio, e la presidente della fondazione Antonino Scopelliti, Rosanna, figlia del giudice ucciso dalla mafia.
«Un’aggressione brutale alla Procura»
In quel frangente di grande tensione, la ‘ndrangheta aveva sferrato il suo attacco alla magistratura. Altre intimidazioni sarebbero seguite agli allora sostituti procuratori della Dda di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo e Antonio De Bernardo, all’allora procuratore capo di Reggio, Giuseppe Pignatone.
Le visite delle massime cariche dello Stato si succedevano in riva allo Stretto per riaffermare la presenza dello Stato. Proprio in occasione dell’arrivo del capo dello Stato, a destare allarme anche il ritrovamento nei pressi dell’aeroporto di un’automobile abbandonata con dentro armi e ordigni.
«Io sono qui anche perché non potevo non essere qui dopo quel che è accaduto qualche settimana fa. Dopo l’aggressione brutale alla sede della Procura generale presso la Corte d’Appello. Siamo solidali con il Procuratore Generale. Diamo pieno sostegno a lui e ai Procuratori della Repubblica di Reggio Calabria e di Palmi, che si stanno battendo con straordinaria intelligenza, tenacia e professionalità per assestare colpi sempre più duri alla criminalità organizzata».
«La Calabria, una regione difficile»
Con queste parole l’allora capo dello Stato, Giorgio Napolitano, commentava quel frangente, rimarcando la presenza dello Stato in un territorio che solo qualche settimana prima era stato segnato anche dai drammatici fatti di Rosarno.
«Una situazione insostenibile, che a un dato momento è esplosa e che avremmo tutti, ciascuno con le proprie responsabilità, dovuto prevenire. Ma guai a pensare che ciò significhi che gli immigrati siano portatori di violenza e che i cittadini di Rosarno siano portatori di razzismo. Stiamo molto attenti: respingiamo questi luoghi comuni, respingiamo tutti i pregiudizi che rischiano di accumularsi sulla Calabria.
È una regione difficile per tanti aspetti sfortunata che deve dare di più, che deve mobilitarsi di più. È una società che deve esprimere le sue energie, la sua capacità di reazione e di risposta, più di quanto non abbia fatto finora; ma è una regione che non possiamo abbandonare, appunto, al pregiudizio e alla calunnia».
Una regione difficile in cui il dramma dello sfruttamento della manodopera nei campi della Piana non è stato superato. Una regione cui si è consumato il delitto ancora senza verità del giudice Scopelliti. La figlia Rosanna, presente allora alla Giornata della Legalità, rinnovava la propria fiducia nella magistratura. All’epoca gli anni trascorsi dall’omicidio di suo padre ancora impunito, erano 19. Quella verità, ancora oggi che di anni ne sono trascorsi 32, resta ancora sconosciuta. Quella fiducia oggi è messa davvero a dura prova.
L’appello di Rosanna Scopelliti
«Ed in questa occasione vorrei rinnovare la mia vicinanza e stima alla magistratura di Reggio Calabria ed a tutti coloro i quali qui si battono quotidianamente per l’affermazione della legalità e della giustizia. Quella stessa Giustizia che spero vivamente, dopo quasi diciannove anni, possa essere resa al sacrificio di mio padre. Del suo omicidio non si conoscono ancora oggi i nomi dei colpevoli.
Lo chiedo ad Ella, Presidente, estendendo simbolicamente questo auspicio a tutte le Autorità qui presenti. Solo per oggi vorrei essere come una Sua nipote. Vorrei chiedere come regalo di compleanno per il mio papà una piccola promessa: non essere più lasciata sola a combattere una battaglia difficile non solo di verità e giustizia. Essa è anche di memoria collettiva per un Paese che, purtroppo, fa poca fatica a dimenticare.
È una preghiera che sento di rivolgerLe anche a nome di tutta quella Calabria onesta, solidale e virtuosa che difficilmente riesce a far parlare di sé. Quella Calabria che, proprio per questo, ha bisogno di essere riconosciuta, incoraggiata e sostenuta dallo Stato giorno dopo giorno. In tal senso la Sua presenza qui oggi ha un altissimo valore, Presidente». Così Rosanna Scopelliti tredici anni fa.
Nelle settimane successive a Reggio Calabria anche il vertice in prefettura con Roberto Maroni, scomparso lo scorso anno, e Angelino Alfano, all’epoca rispettivamente ministro dell’Interno e ministro dei Giustizia. Presenti anche il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, poi divenuto presidente nel Senato. Al tavolo pure il procuratore capo della Repubblica di Reggio, Giuseppe Pignatone, poi divenuto capo della Procura a Roma.
Nel 2009 alla Mediterranea
Il presidente Giorgio Napolitano tornava in riva allo Stretto per la seconda volta in due anni, sulla scia di eventi drammatici e in un’occasione dedicata alla memoria e ai giovani. Più giovani della delegazione di universitari incontrati l’anno precedente. Nel 2009, nella cornice dell’aula Quistelli dell’università Mediterranea. era intervenuto durante il convegno internazionale in tema di Mezzogiorno Euromediterraneo.
Ciò dopo essere stato il primo visitatore della mostra dedicata al primo rettore dell’ateneo reggino, Antonio Quistelli, e prima di inaugurare una struttura riabilitativa della Piccola Opera Papa Giovanni.
Il Mezzogiorno e l’Europa
«In questo convegno si tende a cogliere il punto di incrocio tra due problematiche. Da un lato gli squilibri tra il Nord e il Sud in Italia, cioè all’interno di un paese europeo, tra i fondatori della Comunità Europea e dell’Unione e tra i più impegnati, sempre, nel processo di integrazione. Dall’altro quella degli squilibri tra la sponda Nord e la sponda Sud del Mediterraneo.
L’azione volta a superare entrambi gli squilibri si muove in una visione di sviluppo unitario nazionale italiano ed euro mediterraneo». Lo aveva sottolineato l’allora capo dello Stato, Giorgio Napolitano, richiamando la necessità del superamento delle disuguaglianze. Una sfida ancora da vincere.
Foto tratte dal Portale storico della Presidenza della Repubblica
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