lunedì,Aprile 29 2024

Museo del Mare a Reggio, a rischio posti di lavoro e cento chilometri di costa: «Che fine farà la nautica reggina?»

Il legale dell’azienda che da anni cura i mezzi che varcano lo Stretto, compresi quelli dedicati all’emergenza e delle forze dell’ordine, chiede un’apertura all’amministrazione Falcomatà prima che «con un colpo di spugna» decreti la morte di un’attività florida

Museo del Mare a Reggio, a rischio posti di lavoro e cento chilometri di costa: «Che fine farà la nautica reggina?»

Il Museo del mare è un progetto che l’amministrazione comunale di Reggio Calabria ha posto come priorità. Ma dall’annuncio che pone le basi per l’avvio di lavori nell’arco di pochi mesi è emersa una realtà da non sottovalutare. 

L’opera

La realizzazione dell’opera, infatti, comprometterebbe in modo definitivo l’esistenza di una realtà economica importante del territorio reggino e non solo. Si tratta della Rmarine Group un cantiere nautico che da anni serve l’intero settore dalla nautica dello Stretto. Dai pescherecci alle imbarcazioni del soccorso della Guardia Costiera o dei Vigili del Fuoco. Un punto di riferimento unico in oltre centro chilometri di costa. Un settore nevralgico per una città che vive di mare e sul mare e che è sullo sviluppo turistico di questo settore che sta puntando guardando al futuro.

Il legale

Eppure, secondo quanto denunciato dal legale dell’azienda Natale Polimeni, questa realtà economicamente florida rischia di morire ed essere definitivamente distrutta con l’avvio dei lavori del Museo del Mare.  Questo perché uno dei cantieri del nuovo progetto ricade proprio nell’area dove è stato costruito l’unico travel lift (sistema di prelievo delle imbarcazioni a mare) che assicura assistenza ai piloti dello Stretto, alle Forze di Polizia, ai diportisti reggini ed a quelli nazionali ed internazionali. 

Il Cantiere Nautico Reggio da decenni, infatti, si occupa di riparazione, rimessaggio, alaggio e varo imbarcazioni nel molo Candeloro. Lì, proprio lì dove dovrà sorgere il Museo del Mare.  Diversi, ci conferma l’avvocato Polimeni, sono stati i tentativi di trovare una soluzione alternativa con l’amministrazione Falcomatà per evitare che la costruzione del Museo costasse cosi tanto in termini di sacrificio non solo di posti di lavoro ma anche di un’attività che riguarda un indotto non indifferente. Ma al momento, in assenza di un confronto, non sembrano essere state vagliate soluzioni alternative. 

L’impatto sul territorio

Per l’avvocato Polimeni il progetto «pur essendo pregevole» avrà un impatto a livello economico e sociale per le realtà lavorative che risiedono all’interno dell’ara perché «pregiudicherà non solo il futuro dei lavoratori ma anche la nautica nell’intera città di Reggio Calabria. Io ritengo in 100 km di costa reggina perché c’è un invaso che consente il varo delle imbarcazioni di ogni tipo.

Pescherecci, pesca sportiva e tutto l’indotto. Eliminare questo invaso sta a significare che nessuno potrà tirare il suo gommone, la sua barca. Nessuno potrà tirare il suo peschereccio. Nessuno potrà dare assistenza alle barche di sicurezza dei vigili del fuoco o delle forze dell’ordine. Ma, soprattutto, qui vengono effettuati interventi immediati ai piloti dello Stretto i quali garantiscono il traffico delle navi commerciali. Quindi, questo indotto morirà. Verranno cancellati con uno schizzo di matita, con un disegno, chilometri di Costa perché l’altro varco è a Gioia Tauro e a Roccella. Che cosa succederà quando l’indotto verrà meno?». 

Confronto mancato con l’amministrazione

Interrogativi che sono stati posti, al momento senza alcuna risposta, all’amministrazione. «A questo punto – ha ribadito Polimenti – non abbiamo un problema dei singoli, del cantiere e dei 50 più o meno lavoratori. Il problema è della città. Del turismo nautico, della vocazione turistica di questa città. Dovete tener conto che realizzare un’opera comporta la realizzazione di tante altre opere necessaria supporto della stessa. Questa è la richiesta che noi facciamo, di un confronto per creare una sinergia, per individuare delle soluzioni e per risolvere dei problemi non per crearli».

Posti di lavoro a rischio

Un aspetto da non sottovalutare, considerando l’impatto dell’opera è soprattutto quello occupazionale. E in tal senso chiaro è stato Demetrio Pellegrino è consulente del lavoro del cantiere nautico. Ad essere rimarcato è quel controsenso tutto meridionale che vede da un lato le istituzioni favorire e incentivare le aziende affinché si creino posti di lavoro e dall’altro si sacrificano professionalità per le quali la formazione è stata anche a opera dello Stato con diversi incentivi.

«Il cantiere ha 15 dipendenti diretti ma se si considera tutto l’indotto sono molti di più. Abbiamo sempre cercato di trovare soluzioni al fine di avviare sempre più lavoratori possibili avendo anche un costo considerevole. Abbiamo considerato tutti gli interventi che ci sono, regionali e statali con i quali si cerca sempre di incentivare con degli aiuti i datori di lavoro». Anche in questo caso l’opera prevista rischierebbe di vanificare quello sforzo che ha portato ad incrementare posti di lavoro al Sud valorizzando le singole professionalità. 

«L’impresa potrebbe morire»

E a ribadirlo è l’amministratore delegato Federico Rosmini che da giovane imprenditore ha deciso di credere nel potenziale di sviluppo di questa terra. E adesso rischia di vedere sfumare i suoi sogni e i sacrifici del padre. «Io su questo mestiere ci ho basato tutta la mia vita. Sono figlio io un imprenditore che ha creduto in questa città e come mio padre credo in questa città. Siamo riusciti a portare l’azienda comunque a dei livelli storici abbastanza importanti ma non sotto un profilo di fatturato o di flusso di dipendenti.

Parlo sotto un profilo di utenza di essenzialità in quanto ci siamo concentrati e abbiamo mirato ad essere essenziali per le forze dell’ordine. Con la Capitaneria, con il corpo degli ormeggiatori, il corpo di piloti, il nucleo dei sommozzatori dei vigili del fuoco. Credo che ad oggi siamo una di quelle poche aziende che realmente riesce a cogliere il punto dell’essenzialità del settore nautico. Questa è una Citta Metropolitana che si faccia sul mare pertanto anche l’interesse e l’aspetto del turismo deve essere un aspetto salvaguardato. Noi offriamo dei servizi che hanno avuto un feedback positivo. Oggi mi interesserà capire che cosa dire ai miei ragazzi da qua a breve tempo perché è chiaro che loro sono l’anima dell’azienda. C’è gente che ha lasciato il lavoro precedentemente credendo in un progetto, in un sogno e quindi voglio capire che cosa dirgli perché è importante ed opportuno».

Il museo «distruggere la nautica reggina»

E dalle associazioni di categoria ai professionisti la posizione è unanime: «Il museo distruggerà la nautica reggina». Lo ha ribadito anche Fabio Mazzitelli presidente nazionale di Assormeggiatori. «Già tutte le aziende sul territorio nazionale concessionari che gestiscono cantieri nautici vivono questa problematica perché c’è uno stallo. Non si stanno rinnovando le concessioni. Il caso specifico è grave. Ancora più grave intanto perché comunque la città o comunque il territorio le a provincia va a perdere una realtà importante consolidata di professionisti che operano non solo per il privato operano soprattutto per il pubblico. Credo che l’amministrazione si debba confrontare. C’è l’esigenza di un confronto prima possibile per capire realmente in che direzione si vuole andare».

Stessa prospettiva ribadita dal commercialista Stefano Sofi che ha rimarcato come il museo «distruggerà questa azienda e il settore nautico. Chiuso il cantiere chiuderà tutto l’indotto e soprattutto tutti quelli che hanno a che fare col mare. Dal semplice pescatore al professionista non sapranno più dove mettere la barca».

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