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Ponte sullo Stretto, gli ambientalisti non mollano: «Riproposta dopo 10 anni la stessa truffa»

Arriva da Villa San Giovanni l’ennesimo campanello d’allarme che porta a ripercorrere gli step che bloccarono la realizzazione dell’opera

Ponte sullo Stretto, gli ambientalisti non mollano: «Riproposta dopo 10 anni la stessa truffa»

«Stanno riproponendo una truffa sventata 10 anni fa». Sono passati dieci anni, eppure, le preoccupazioni delle reti ambientaliste in merito alla realizzazione del Ponte sullo Stretto rimangono intatte. Così come i rischi già sventati in passato. E a ricordare bene gli step che portarono il progetto nuovamente nel cassetto dei sogni irrealizzabili è Pietro Idone, segretario reggino del WWF e attivista della rete No Ponte.

Il ponte 10 anni fa

«Esattamente 10 anni fa vennero formulate delle controdeduzioni al progetto ponte. Un lavoro di coordinamento tra i movimenti e gruppi che erano sfavorevoli a quest’opera. Si riuscì a convincere il governo Prodi a sciogliere la società Stretto di Messina perché di fatto non si intravedeva alcuna possibilità di realizzazione dell’opera rispetto a quel progetto di massima. Doveva essere realizzato e approvato il progetto definitivo e poi affidarlo al contraente generale. Il famoso gruppo di imprese Eurolink che avrebbe dovuto realizzare il progetto esecutivo. Sostanzialmente definiva la reale fattibilità dell’opera, chiavi in mano».

Il rischio truffa

E uno dei rischi maggiori che si sarebbero potuti incontrare, ci spiega Idone «è proprio il fatto che questo progetto di per sé carente, sostanzialmente avrebbe consentito a quella società di fare causa allo Stato nel momento in cui la stessa e il consorzio di imprese avrebbe potuto dichiarare di essere stato truffato dallo Stato in quanto gli aveva affidato un’opera irrealizzabile. Chiedendo, a questo punto, un risarcimento danni stratosferico che avrebbero coperto i fondi dell’appalto senza mettere neanche una pietra».

Il ponte oggi

Un’ipotesi che fece scattare denunce da parte delle associazioni che oggi sono nuovamente in allerta. Il tutto per evitare che si possa incorrere nello stesso rischio di dover pagare per un’opera irrealizzabile. «Oggi siamo nella stessa situazione. È tutto fermo a 10 anni fa. Lo stesso progetto incompleto viene riproposto allo stesso gruppo di imprese ma sostanzialmente non cambia nulla. La carenza dei fondi per realizzarlo. Stante anche ulteriore sviluppo della consapevolezza della fragilità dei territori. Non possiamo andare avanti in questo senso per riproporre una situazione che potrebbe far pensare una truffa. Non vogliamo accusare nessuno rispetto a quest’ipotesi ma è qualcosa che ci fa pensare».

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