sabato,Aprile 27 2024

Ponte sullo Stretto, Rete del No: «Autonomia differenziata? Ci prendono tutto in cambio di niente»

Il movimento: «Non una lotta contro un’opera ma contro una politica predatoria e di sfruttamento dei nostri territori. Serve scatto d'orgoglio».

Ponte sullo Stretto, Rete del No: «Autonomia differenziata? Ci prendono tutto in cambio di niente»

Il 16 gennaio inizierà in Senato l’esame del DDL Calderoli con cui si vuole introdurre la cosiddetta
Autonomia Differenziata: se approvato, le disuguaglianze tra il Nord ed il Sud del Paese
diventeranno irreversibili, e si realizzerà così il disegno della Lega, che avrà tolto il Nord dalla
denominazione, ma ha continuato a considerare il Sud una mera colonia interna da spolpare.

I primi “testimonial” di questo saccheggio sono tutti quei politici meridionali che continuano a
riempirsi la bocca di prossime meraviglie per il Sud, a partire dall’opera per eccellenza, quel Ponte
sullo Stretto
la cui apertura dei cantieri sarebbe un evento mondiale. Eppure basterebbe non
fermarsi ai titoli e approfondire un po’ per capire che siamo di fronte a un’enorme e costosissima
bufala, pagata principalmente proprio dai maggiori truffati: prova ne è il dirottamento di 1,6 milioni
di euro dal Fondo di Coesione e Sviluppo gestito da Sicilia e Calabria per finanziare un’opera che,
secondo OpenEconomics e altri analisti, produrrebbe i maggiori vantaggi non certo qui, ma in
regioni come Lombardia e Lazio.

Il nostro destino è sempre più quello di diventare un hub energetico, ma anche se “hub” significa
“fulcro”, in realtà l’importanza che viene data ai nostri territori è ben lontana da quella di un nodo
centrale. Infatti, mentre la nostra regione esporta da tempo due terzi dell’energia che produce,
società estere con capitale sociale modestissimo continuano a far man bassa di terreni agricoli per
impiantare pale eoliche o impianti fotovoltaici. E questo senza alcuna ricaduta economica, né tanto
meno agevolazioni in bolletta per i nostri territori. Per non parlare del rigassificatore che vorrebbero
realizzare a Gioia Tauro, mettendo a serio rischio le attività portuali e la salute del mare.

Ora ci dicono che saremo anche un hub infrastrutturale, un nodo fondamentale del corridoio
Palermo-Helsinki! Uno schiaffo alla dignità di chi è costretto a muoversi in macchina per la
mancanza di mezzi pubblici, affrontando strade spesso malmesse e causa di incidenti. E mentre
ce lo dicono, continuano a saccheggiare le risorse destinate al Meridione, come il Fondo di
Perequazione Infrastrutturale di 4,6 miliardi, ridotto ad appena 900milioni con l’ultima legge di
bilancio. Questo fondo avrebbe dovuto ridurre il divario infrastrutturale tra Nord e Sud in settori
come quello idrico, le scuole, i trasporti, la sanità, vere priorità per la nostra terra.

Di tutta la discussione attorno al DDL Calderoli forse un solo punto avrebbe potuto ridurre le
inaccettabili disuguaglianze tra aree ricche e povere del paese: la definizione di quei Livelli
Essenziali delle Prestazioni (LEP) che secondo la Costituzione dovrebbero essere garantiti a tutti i
cittadini su tutto il territorio nazionale. Ma la definizione dei LEP non è al momento al centro
dell’agenda politica.

Come movimento No Ponte in tutti questi anni abbiamo sempre detto che la nostra non è una lotta
contro un’opera, di cui al momento non esiste progetto esecutivo e verosimilmente non ci sarà nel
breve-medio periodo, ma contro una politica predatoria e di sfruttamento dei nostri territori, che
oggi sembra aver raggiunto il proprio apice. Serve uno scatto d’orgoglio reale, ma difficilmente
crediamo questo sia più possibile all’interno di Palazzo Madama. Toccherà ancora una volta ai
movimenti, alle realtà sociali, al popolo sinceramente democratico riuscire a fermare questa deriva,
se si riusciranno a superare divergenze e particolarismi, e mettendo al centro di tutto il futuro dei
nostri territori.

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