venerdì,Aprile 26 2024

Coronavirus a Reggio Calabria, il Gom affronta il picco sotto organico

La cronica carenza di organico si scontra con la fase di emergenza legata al Covid ma il primario di rianimazione e Terapia IntensivaSebastiano Macheda è fiducioso: «Affronteremo sia questa che le altre emergenze»

Coronavirus a Reggio Calabria, il Gom affronta il picco sotto organico

Al Grande Ospedale Metropolitano l’assetto da Coronavirus riguarda ormai l’intera struttura e a spiegarci come i vari reparti si stanno riorganizzando è il primario di Rianimazione e Anestesia Sebastiano Macheda.

L’organizzazione Covid al Gom

«Da tempo è stata prevista un’organizzazione all’interno dell’ospedale  per poter affrontare quest’emergenza. In atto abbiamo il reparto di terapia intensiva tradizionale diviso in due blocchi, da un lato i pazienti Covid e dall’altro i pazienti con urgenze di altro tipo. Allo stesso tempo abbiamo previsto nel blocco operatorio la realizzazione di 18/19 posti e in atto 13 di questi sono già funzionanti con le attrezzature a nostra disposizione. Stiamo aspettando ancora degli strumenti che devono arrivare. Abbiamo fatto per tempo delle gare, grazie all’impegno della commissaria Jole Fantozzi, alcune cose sono già state consegnate altre arriveranno a giorni. Solo per i ventilatori abbiamo qualche problema perché la nostra fornitura è stata bloccata dalla Protezione Civile».

Un situazione che il dottor Macheda esamina lucidamente conoscendo la situazione e i possibili sviluppi. Strumentazione bloccata ma «nonostante questo, qualora la situazione dovesse peggiorare e questo può accadere anche precocemente, siamo in grado di spostare i pazienti non Covid presso il blocco operatorio facendo diventare 14 i posti della terapia intensiva dedicati all’area Covid.

Nello stesso tempo, tutta un’altra ala dell’ospedale è dedicata ai pazienti meno critici, gestita dai colleghi infettivologi e pneumologi. Mentre un intero piano, l’Obi Covid, ospita i pazienti in osservazione che sono in attesa di avere il riscontro dei tamponi. Tutta questa suddivisione è fondamentale perché funge da filtro altrimenti tutti i pazienti, anche quelli che possono avere cure non invasiva arriverebbero in terapia intensiva. Per migliorare ulteriormente la procedura è previsto che due colleghi anestesisti coordinino l’area Covid per monitorare i percorsi. Questo è fondamentale, soprattutto, per evitare il contagio, cosa che è accaduta in altri ospedali del nord anche più organizzati del nostro ed è un rischio che non possiamo escludere nonostante si mettano in atto tutte le misure previste».

Il caso della partoanalgesia e della guardia attiva

Pochi giorni fa una disposizione interna aveva fatto temere il peggio con la soppressione della partoanelgesia e della guardia ostetrica per far fronte all’emergenza ma il primario spiega come questa evenienza sia al momento del tutto rientrata.

«L’area Covid, ovviamente, non ci può distrarre dalle altre emergenze quotidiane che saranno trattate e garantite sempre e in ogni caso. In ospedale avremo la presenza contemporanea di più anestesisti che servono per l’area Covid ma che sono pronti ad affrontare anche le altre emergenze, nella fattispecie ostetriche, ginecologiche e non solo perché dobbiamo ricordare che il nostro è un ospedale Hub, da noi arrivano pazienti con urgenze di ogni tipo. È chiaro che noi porremo massima attenzione. Non c’era da parte nostra alcuna volontà di interrompere un servizio, potrà essere necessario se dovessimo trovarci in affanno totale di non poter garantire la partoanalgesia, ma in questo momento la disposizione è rientrata e la stiamo garantendo e continueremo a farlo finché non saremo con l’acqua alla gola. Speriamo di non arrivare a questo ma, considerando l’emergenza, dobbiamo prevedere questi step successivi».

In emergenza e sotto organico

Il dottor Macheda, consapevole del ruolo fondamentale che il Gom svolge per l’intera provincia come punto nascite precisa di aver provveduto lui stesso, oltre un anno fa, ad istituire la guardia attiva, ovvero, un’anestesista dedicato e sempre presente per le emergenze e non reperibile. 

Una carenza cronica non solo di anestesisti ma che riguarda l’intero organico dell’ospedale e, forse, adesso che l’emergenza sta facendo emergere il meglio e il peggio del sistema sanitario, qualcosa si potrebbe muovere, almeno si spera.

«Se esiste un aspetto positivo di quest’emergenza è che sia i politici che la gente hanno forse capito il lavoro che facciamo perché, purtroppo, molte volte è misconosciuto. Questo ovviamente non è un problema per noi perché lo abbiamo fatto e lo continueremo a fare come una missione, ci crediamo altrimenti non avremmo scelto questa disciplina. Ma che necessitano persone non è da ora ma da molto tempo. Noi abbiamo un concorso in atto per cui dovremmo riuscire ad avere 4/5 unità in più. Già prima dell’emergenza era stata fatta una ridefinizione della pianta organica con anche il fabbisogno e i numeri di anestesisti, e sono ben al di sopra di quelli che siamo. Dovremmo essere in 48, invece in questa fase siamo in 30/31, dei quali alcuni con delle limitazioni, quindi siamo sicuramente sotto organico ma stiamo affrontando lo stesso, come è giusto fare, questa emergenza in mezzo alle altre».

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