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Messina e i binari dopo il sisma del 1908 protagonisti de “La memoria delle stazioni”

In mostra all’auditorium Parco della Musica di Roma, le foto di otto snodi ferrovieri italiani tratte dall’Archivio Luce Cinecittà e Fondazione Fs, arricchite dagli scatti di Anna Di Prospero. Il racconto della stazione siciliana affidato alla scrittrice Nadia Terranova

Messina e i binari dopo il sisma del 1908 protagonisti de “La memoria delle stazioni”

“Dove sull’acque viola/era Messina, tra fili spezzati/e macerie tu vai lungo binari (…)”. Scriveva così Salvatore Quasimodo nella poesia dedicata “Al padre”. In quei versi, il premio Nobel per la Letteratura, ricordava suo padre ferroviere e quei momenti alla stazione di Messina, all’indomani del devastante terremoto del 28 dicembre 1908.

Uno spaccato di disperazione, preludio di uno slancio verso la ricostruzione. A testimoniare l’inferno di quell’alba e l’attesa del nuovo giorno erano le macerie del luogo in movimento per antonomasia, la stazione. Movimento che quel sisma aveva violentemente fermato.

Questa la chiave scelta dalla scrittrice di origini messinesi, Nadia Terranova, per raccontare la stazione peloritana, tra le otto italiane al centro della mostra fotografica intitolata “La memoria delle stazioni”.


Visitabile fino al 1 novembre presso l’auditorium Parco della Musica di Roma, essa è promossa da Archivio Luce Cinecittà e Fondazione Fs Italiane.

Dopo questo primo allestimento, la mostra “viaggerà” per il mondo. La prima tappa sarà Parigi, a metà gennaio, con l’esposizione presso la Galleria “Paris Cinema Club”. 

La stazione di Messina vista dagli occhi di Quasimodo bambino

Nadia Terranova ha scelto il post terremoto del 1908 e lo sguardo di un bambino per la narrazione della stazione ferroviaria della sua città di origine, Messina. Quel bambino, non a caso figlio di un ferroviere, sarebbe diventano il grande poeta e scrittore Salvatore Quasimodo. A lui affida il racconto della stazione della città in cui visse, Messina. Una delle stazioni del Sud dalle quali, ancora troppo spesso, si parte non per scelta.

Messina e la sua stazione sopravvissuta

La stazione di Messina, la città in cui sono nata, è una stazione sopravvissuta al sisma devastante del 1908. A seguito di quell’alba d’inferno, tanti furono i ferrovieri accorsi per affrontare la distruzione, contribuire alla ricostruzione e gestire il traffico e il caos di quelle settimane. Tra loro, con la sua famiglia, arrivò anche il papà di Salvatore Quasimodo».

Così la scrittrice Nadia Terranova, finalista al premio Strega 2019 con “Addio fantasmi” e vincitrice del premio Vittorini 2022 con “Trema la notte” (Einaudi), ispirato proprio al sisma che devastò Messina e Reggio Calabria oltre un secolo fa, spiega la sua scelta.

«Quel frangente e la sua permanenza a Messina segnarono quel bambino di soli otto anni. In alcune sue poesie ci sarebbero state in seguito tracce di quel lungo momento drammatico e della città di Messina», sottolinea Nadia Terranova. «La stazione è un luogo letterario per eccellenza. Non è un caso che anche lo scrittore siciliano Elio Vittorini fosse figlio di un ferroviere. Respirare l’aria delle stazioni fa venire voglia di scrivere racconti di addii e di partenze», sottolinea ancora Nadia Terranova.

«Messina, la stazione dei treni che si imbarcano»

«Definisco la stazione di Messina come quella dei treni che non vanno da nessuna parte. Qui i treni si imbarcano sulle navi traghetto per attraversare lo Stretto, lasciare la Sicilia o raggiungerne le aree più interne. Tuttavia, per quanto suggestivo pensare a un treno che si imbarca, i messinesi prediligono viaggiare sul mezzo veloce per passeggeri. Poi prendono il treno da Villa San Giovanni oppure da Reggio Calabria.

Restano comunque molto forti la suggestione e la valenza simbolica del treno dei ritorno per noi siciliani. Quello che da Roma o Milano ci riporta in Sicilia, attraversando lo Stretto. Impossibile resistere alla tentazione di scriverne», evidenzia la scritto e di origini messinesi. E infatti la suggestione dei viaggi in treno è comune a molti scrittori, molti dei quali siciliani. Con Salvatore Quasimodo e Elio Vittorini, anche Leonardo Sciascia, Luigi Pirandello e Andrea Camilleri.

Salvatore Quasimodo, una vita tra i binari

Nato a Modica, Salvatore Quasimodo trascorse a Roccalumera l’infanzia e l’adolescenza e a Messina visse con la famiglia in un carro merci parcheggiato su un binario dismesso alla stazione. Questa esperienza restò impressa in quel bambino al punto da divenire in seguito ispirazione per alcune sue liriche come la citata “Al padre” inserita nella raccolta “La terra impareggiabile”, pubblicata per i 90 anni del padre e per i 50 anni del sisma.

Il treno e le stazioni, segnarono momenti significativi della sua vita, come il viaggio verso la Sicilia dopo aver vinto il Nobel per la Letteratura nel 1959. Suo padre e suo nonno erano ferrovieri. La sua storia è oggi affidata a una mostra allestita proprio all’interno di cinque vagoni di un treno-museo, dentro il parco letterario intonato alla memoria del poeta. Istituito proprio all’interno di una stazione ferroviaria dismessa di Roccalumera, paese originario dei genitori, comune della Città metropolitano di Messina, il treno-museo è stato fondato da Carlo e Sergio Mastroeni, con la collaborazione stabile del figlio del poeta, l’attore e regista Alessandro Quasimodo.

Il racconto per immagini

L’esposizione “La memoria delle stazioni”, allestita su impulso della presidente di Cinecittà, Chiara Sbarigia, valorizza 90 immagini preziose e custodite da Archivio Luce Cinecittà e Fondazione Fs, arricchite da venti scatti della fotografa Anna Di Prospero. Il racconto corre sul filo dei binari di otto stazioni ferroviarie che attraversano l’Italia, da nord a sud, da Trieste a Messina.

«Venti fotografie che finalmente arricchiscono l’insostituibile e inestimabile patrimonio audiovisivo dell’Archivio Luce dello sguardo femminile finora assente. Un progetto culturale per raccontare la nostra storia attraverso un luogo fortemente legato alla vita delle persone. La narrazione è scandita da immagini e mémoire attraverso i quali scrittori e scrittrici hanno liberamente omaggiato con amore la stazione della loro città. Tra loro anche due figli di ferrovieri, Melania Mazzucco ed Enrico Brizzi», ha sottolineato Chiara Sbarigia, presidente di Cinecittà e promotrice dell’iniziativa.

Le parole che raccontano

Una narrazione originale e inedita che si intreccia con gli otto racconti di Mauro Covacich per Trieste, Gaia Manzini per Milano, Tiziano Scarpa per Venezia, Enrico Brizzi per Bologna, Sandro Veronesi per Firenze, Melania Mazzucco per Roma, Valeria Parrella per Napoli e Nadia Terranova per Messina. Il viaggio nella memoria fa tappa anche a Ferrara, con il contribuito dell’ormai ex ministro della Cultura, Dario Franceschini.

La storia che viaggia sui binari

Ci sono lo storico arrivo del Mahatma Gandhi, la marcia delle 400 camicie nere davanti all’ingresso e anche il regista Alfred Hitchcock in carrozza a Roma Termini. Ci sono le persone comuni che vivono la loro vita e con esse emozioni dal valore universale. C’è chi saluta, chi aspetta di riabbracciare, chi si ritrova, chi si allontana. C’è anche la disperazione di chi rimane lontano, il dolore di chi ancora vive e il silenzio di chi non tornerà mai più, inghiottito dal fragore di quel 2 agosto 1980 nella stazione di Bologna e dalla furia di quel 28 dicembre 1908 a Messina.

Stazioni ferroviarie: luoghi e persone, emozioni e memorie

La metafora del viaggio, fortemente evocativa e foriera di suggestioni, riconosce nella stazione ferroviaria un luogo assolutamente prediletto. Nel progetto de “La memoria delle stazioni”, che unisce due dimensioni, quella storica e quella intima, il fil rouge che intesse la trama è una donna con abito rosso che attraversa i luoghi e incarna emozioni.

Stazioni ferroviarie: le storie e la storia

Immagini e parole per celebrare un luogo di transito in cui a passare non sono solo i treni ma attimi di esistenze, spesso distratti e frettolosi. Un’occasione per fermare e raccontare questi stessi attimi. invece sempre intensi e sorprendentemente importanti e significativi. Così ha fatto la fotografa Anna Di Prospero, che ha introdotto finalmente uno sguardo femminile nell’archivio fotografico che custodisce la storia delle nostre stazioni ferroviarie. Così hanno fatto scrittori e scrittrici chiamati a raccontare i suoni, i volti e i fatti che la storia ha impresso sui binari, dentro e fuori dai treni, prima e dopo di essi; la vita di chi parte e di chi resta, di chi va via per sempre e di chi sopravvive.

Un “viaggio” per riscoprire il valore della stazioni ferroviarie nella vita sociale del nostro Paese e nelle esistenza delle persone, il luogo divenuto protagonista dei percorsi di scelta e del destino di molti legami, sullo sfondo della Grande storia. Un luogo in cui la memoria pubblica e quella privata si saldano in una storia collettiva che questa mostra contribuisce a mettere in luce.
(Foto archivioluce.com)

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