venerdì,Aprile 26 2024

Reggina, Inzaghi: «Do sempre tutto me stesso. Serie A? Proviamoci»

L'allenatore amaranto ha rilasciato un'intervista al Corriere della Sera, raccontando i suoi primi mesi vissuti con la formazione amaranto

Reggina, Inzaghi: «Do sempre tutto me stesso. Serie A? Proviamoci»

Il 2022 della Reggina a livello si apre, ancora una volta, sulla ribalta nazionale. L’allenatore amaranto Pippo Inzaghi, infatti, si è raccontato ai microfoni del Corriere della Sera, toccando svariati temi a partire dal suo rapporto con la città dello Stretto e i tifosi amaranto. «Credo che di me la gente apprezzi il fatto che do sempre tutto me stesso – ha spiegato Superpippo – che non fingo. Mi nutro dell’affetto della gente, amo il calcio, in qualunque posto e in qualunque categoria. Da bambino andavo a vedere il Piacenza in curva con papà, che poi ci portava all’antistadio del Garilli a chiedere gli autografi. Una passione per il gioco che si vede e che trasmetto. La gente lo sente, credo».

Lo sbarco in Calabria

«Era una scommessa difficile, tanti mi consigliavano di non venire a Reggio, la svolta è stata la telefonata del presidente Marcello Cardona e il gesto del proprietario Felice Saladini, che ha preso un aereo per venire a Ibiza e poi una barca per Formentera per convincermi, riaccendendo l’entusiasmo che avevo dentro, in un momento difficile. Amo le piazze del Sud, quello che abbiamo fatto nel girone d’andata è stato bello. Siamo passati da un quasi fallimento, all’arrivo di Saladini, alla costruzione della squadra insieme al ds Taibi, alla posizione di adesso. C’è orgoglio, ma dobbiamo finire il lavoro nel girone di ritorno».

L’ambizione Serie A

«Quando ho accettato la Reggina pensavo a un progetto triennale, adesso non dobbiamo avere le pressioni delle squadre costruite per vincere. Ma se abbiamo fatto 11 vittorie significa che qualcosa d’importante c’è. Nel ritorno a marzo-aprile vedremo dove saremo e lì ci daremo un obiettivo, ma senza assilli. Dobbiamo farci trovare pronti. C’è la squadra, c’è la società, c’è il pubblico. Proviamoci».

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