venerdì,Aprile 26 2024

Ponte sullo Stretto, l’antropologo Teti: «Prima connettiamo le persone»

In occasione dell’incontro conclusivo della Biennale dello Stretto a Reggio, anche l’intervento dello studioso e docente dell'università della Calabria

Ponte sullo Stretto, l’antropologo Teti: «Prima connettiamo le persone»

«Lo Stretto è da sempre un luogo mitico, un luogo dell’anima ma è anche un luogo reale che va attraversato. Ad attraversarlo sono le persone e innanzitutto le comunità di Reggio, Villa San Giovanni e Messina. Sono loro a dover essere innanzitutto collegate».

Queste le considerazioni dell’antropologo calabrese, Vito Teti, che questa mattina ha conversato con la giornalista Anna Mallamo sulla terrazza del museo archeologico nazionale di Reggio Calabria. L’occasione è stata quella della giornata conclusiva della Biennale dello Stretto.

Collegare le comunità

«Al di là delle valutazioni legate strettamente ad un fattore di fattibilità e sostenibilità del ponte sullo Stretto, credo che prima sarebbe necessario connettere le persone e collegare le comunità dell’entroterra con quelle del centro e viceversa. Tanto la Calabria quanto la Sicilia necessitano di questa visione».

Dunque secondo l’antropologo, il rischio legato al ponte sullo Stretto è anche quello di isolare ancora di più ciò che già oggi è ai margini.

Avvicinare l’entroterra al centro e all’Italia

«La Sicilia si avvicinerebbe all’Italia e all’Europa ma temo che invece la Calabria diventerebbe solo un luogo di passaggio e di transito. Prima del ponte, penserei a collegare Reggio e tutto il suo hinterland con il resto d’Italia e lo stesso farei con Messina. La situazione della viabilità interna, oggi, è certamente assai compromessa e carente. Spostarsi dal Mezzogiorno e dal Mezzogiorno non è facile. Siamo lontani da tutto», ha sottolineato ancora l’antropologo.

Contatti tra le culture

«Nella connessione tra le persone risiede anche il contatto tra le culture. Senza la loro visione della memoria e della storia, del presente e del futuro, alcuna conurbazione sarà autentica, aderente alla realtà e duratura. Questa Biennale dello Stretto è un luogo di riflessione anche su questi temi di grande attualità», ha concluso l’antropologo Vito Teti.

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