Scavi di piazza Garibaldi a Reggio, Sica: «Siamo vicini alla fossa di fondazione per risalire al periodo di costruzione del tempio» – FOTO
Il punto con l'archeologa che sta coordinando i lavori che si concluderanno entro aprile. «Con ulteriori finanziamenti le indagini potrebbero continuare»
«La tipologia architettonica, a seguito di alcuni confronti, suggerisce che possa trattarsi di un tempio di età Augustea, forse di prima età Giulio Claudia, fratello più piccolo di quello rinvenuto a Palmi. Al momento siamo ancora sui livelli di distruzione. Dobbiamo adesso togliere questi strati e individuare quello che è il limite della fossa di fondazione per poi approfondire. Troveremo un punto dal quale scendere per acquisire le prime informazioni anche sui livelli di vita e di costruzione. Sarà la stessa fossa a dirci quanto dobbiamo scendere e ampliare.
Dipenderà poi dai finanziamenti quanto sarà possibile estendere l’area di indagine. Se emergessero altre strutture sarebbe interessante andare avanti. Intanto, con le risorse a oggi investite, entro aprile dovremmo arrivare ad una prima indagine sulla fondazione per poi restaurare per la futura fruibilità».
È Marilena Sica, archeologa che sta coordinando gli scavi a piazza Garibaldi, a fare un punto sullo stato dei lavori che entro due mesi saranno ultimati. Almeno con in fondi a oggi disponibili. Impegnata con lei anche l’archeologa Silvia Ferrari. Al momento l’inquadramento storico è stato ipotizzato sulla base della tipologia architettonica e occorrono altri elementi di indagine per rafforzare l’ipotesi.
Vicini alla fossa di fondazione
«Siamo già quasi al livello dei 3,5 – 4 metri raggiunti già nel 2016. L’obiettivo adesso è arrivare ad avere informazioni rispetto all’edificio quindi alla fossa di fondazione, attraverso il materiale che possa darci indicazioni sulla costruzione. Oggi – prosegue l’archeologa Marilena Sica – non abbiamo il livello di vita ma solo quelli di distruzione.
La vita del tempio è stata smantellata da chi è arrivato dopo. Nonostante non ci sia continuità funzionale tra età greca e romana, non possiamo escludere precedenti livelli ellenistici o anche più antichi. Il saggio eseguito nel 2016 aveva già in altro lato della piazza portato alla luce materiale di età ellenistica e anche un pò più antico.
Inoltre i romani non avrebbero costruito un tempio in una zona che non fosse stata particolare. Questa evidentemente lo era, visto che sembra stare emergendo anche un portico che lascia intendere che non ci fosse solo il tempio esposto a est, come rivela l’ubicazione della scalinata, ma un vero e proprio complesso».
L’area sacra e la città
«Siamo sempre nel campo delle ipotesi ma crediamo possa trattarsi di un tempio all’interno di un’area sacra, con tanto di possibile sviluppo architettonico e di rapporto con la città. Con molta probabilità la strada romana che passa sotto piazza Italia arrivava qui. Probabilmente era la strada che portava fuori dalla città. Siamo in una zona anche vicina al fiume e al mare; una zona periferica particolare, su un’asse che la collegava al territorio», prosegue ancora l’archeologa Marilena Sica.
Il fratello più piccolo a Palmi
«Dovrebbe trattarsi di un fratello più piccolo di quello i cui resti sono stati rinvenuti a Palmi, nell’attuale parco dei Taureani. Tecnicamente costruito nella stessa maniera. Un conglomerato cementizio rivestito con i mattoni con un rivestimento ulteriore, di cui abbiamo trovato qualche frammento. Però a differenza di quello di Palmi, si è conservata una parte della scalinata.
Per quanto riguarda i reperti, certamente sotto i livelli distruzione ci sono scarichi enormi di materiale anche intatto. In occasione dello scorso scavo avevano trovato un piccolo deposito con cinque brocche votive, probabilmente di III secolo. Esse dovrebbero aver sigillato la chiusura, l’abbandono del santuario. Brocche intere con un foro sul fondo per defunzionalizzarle», racconta l’archeologa Marilena Sica.
Il quartiere artigianale medievale
L’attività degli scavi sta proseguendo dunque sul lato dove non sono state rinvenute strutture successive. Lì sta emergendo probabilmente parte del portico dell’area sacra. Qui sarà cercato e indagato il limite della fossa di fondazione. Sull’altro lato insiste la struttura di un quartiere artigianale medievale che si è deciso di lasciare ai fini della fruibilità collettiva.
«Lasciamo così com’è la parte emersa del quartiere artigianale medievale, probabilmente databile tra il IX e il XII secolo. Esso pare essersi appoggiato al tempio che emergeva, senza intaccarlo. Certamente sotto ci sarebbe altro da indagare ma l’intenzione è di lasciare visibile per la fruizione quello che di esistente è già emerso e che ci rivela cosa sia successo in epoche successive.
In questa zona abbiamo smontato gli strati e abbiamo svuotato completamente il canale medievale a un certo punto abbandonato, unitamente al quartiere, e precedente a quello del Seicento – Settecento, all’interno del quale poi abbiamo trovato un muro ottocentesco», ha proseguito ancora l’archeologa Marilena Sica.
Le prospettive
«Si tratta di una zona ricca e complessa. Ci sono vari livelli di obliterazione, qualcuno dovuto a esondazioni, perché c’è anche sabbia, e anche uno scarico del materiale del terremoto del 1908, dunque una situazione complicata e molto intaccata da questi livelli.
Trovandoci in una piazza ci sono maggiori possibilità di indagare e di rendere visibile e fruibile quanto sta emergendo. Questo è aspetto essenziale anche in vista di quanto certamente emergerà sul lato che stiamo continuando ad indagare. Determinando non solo il livello di vita e il piano di costruzione del tempio, potremmo individuare eventuali stratigrafie o strutture intaccate per la costruzione stessa dell’edificio.
Potremmo così estendere le indagini di uno spazio, quello sottostante a questa piazza probabilmente fino alla statua di piazza Garibaldi, che si ipotizza sia molto ricco e certamente utile per comprendere meglio la fase romana e la fase medievale di cui abbiamo già trovato tracce importanti», conclude l’archeologa Marilena Sica.
I fondi
«Questo è un cantiere che soddisfa molto la soprintendenza, ormai anche la direzione del Museo, il comune di Reggio Calabria con il quale stiamo collaborando costantemente e anche l’impresa che sta lavorando da mesi. Contiamo per marzo – aprile di concludere, finendo di portare alla luce un contesto straordinario che nessuno immaginava conservato così bene e così ricco di informazioni storiche e archeologiche.
Per lo scavo e il restauro di quanto emergerà era stato stralciato circa un milione di euro del finanziamento inizialmente stanziato per la costruzione del parcheggio sotterraneo, poi bloccata nel 2016 per il rinvenimento dei reperti. Per ulteriori scavi e restauri sono certo potremo attingere dal nuovo progetto di riqualificazione dell’intera piazza. So che il Comune sta lavorando a questa riprogettazione, tenendo presente gli esiti di questo indagine. Nella nuova piazza ci sarà spazio per lo scavo a cielo aperto e anche per con un’area eventi». Così Fabrizio Sudano, neodirettore del museo nazionale archeologico di Reggio Calabria, già soprintendente Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Reggio Calabria e la provincia di Vibo Valentia.