mercoledì,Maggio 8 2024

“Pedigree”, il boss con il cellulare in cella: così dirigeva la cosca Serraino

Le disposizioni date dal carcere attraverso i colloqui, la corrispondenza epistolare e l’utilizzo abusivo di apparecchi telefonici

“Pedigree”, il boss con il cellulare in cella: così dirigeva la cosca Serraino

Maurizio Cortese è riuscito a gestire dal carcere gli affari illeciti della cosca attraverso i colloqui con la moglie Stefania Pitasi e le comunicazioni epistolari con altri affiliati, nonché con l’utilizzo di apparecchi telefonici cellulari introdotti abusivamente all’interno della struttura carceraria. Pur essendo detenuto, Cortese ha continuato a svolgere le sue funzioni di capo cosca, impartendo direttive dal carcere per eseguire estorsioni, per ordinare danneggiamenti di esercizi commerciali, per imporre la fornitura di beni e per pianificare intestazioni fittizie di attività commerciali.

Dall’indagine sono emersi diversi elementi che dimostrano come il capo cosca avesse a disposizione in carcere un telefono cellulare – rinvenuto il 9 aprile 2019 dalla Polizia Penitenziaria – con il quale riusciva a comunicare riservatamente con l’esterno e ad impartire disposizioni alla moglie la quale si prestava a fare da postina e ad altri sodali, con l’uso di un linguaggio criptico ma attinente alle dinamiche e alle attività delittuose della cosca di cui continuava a tenere le redini nonostante lo stato di restrizione.

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