sabato,Aprile 20 2024

Incendi, Perna: «Il metodo Aspromonte funzionava ma nessuno lo adotta più»

Il vicesindaco di Reggio Calabria ed ex presidente del Parco ricorda: «Diede risultati eccezionali, oggi ci sono le lobby»

Incendi, Perna: «Il metodo Aspromonte funzionava ma nessuno lo adotta più»

«C’era una volta il metodo Aspromonte di lotta agli incendi. Ancora adottato da alcuni parchi nazionali con ottimi risultati. Ne vogliamo parlare?». Così, a fine luglio, attraverso la sua pagina social, Tonino Perna, vicesindaco di Reggio Calabria e già presidente del Parco nazionale dell’Aspromonte, prevedeva amaramente la catastrofe che sta cancellando migliaia di ettari di boschi calabresi.

D’altra parte per lui, che si dice indignato ma non rassegnato, per gli incendi c’è una cura che funziona, ma non si vuole adottare. «Certo ci vuole coraggio – scrive – a lasciare bruciare intere foreste del nostro Mezzogiorno, decine di migliaia di ettari per non aver fatto nulla in termini di prevenzione».

Già, la prevenzione, questa sconosciuta in Calabria, e non solo nel settore boschivo. La riflessione del professore emerito di Sociologia economica all’Università di Messina prende le mosse dall’estate del 2003, quando tutta l’Europa mediterranea, dal Portogallo alla Grecia, veniva sconvolta da una miriade di incendi. In quel contesto veniva alla ribalta il caso del Parco nazionale dell’Aspromonte.

Il metodo Aspromonte

«In una delle aree montagnose più povere d’Italia, con rilevanti problemi sociali, veniva sperimentato un metodo di contrasto agli incendi, che si basava sui contratti di responsabilità territoriale, che dava da tre anni risultati eccezionali. Era il così detto “metodo Aspromonte”, promosso dall’ente Parco nazionale, attraverso un bando di evidenza pubblica che affidava a soggetti del Terzo settore i 40.000 ettari di foresta con l’obbligo di intervenire immediatamente nello spegnimento degli incendi».

Perna ricorda che nel contratto era prevista una penale che arrivava fino al 50 per cento del valore complessivo se la superficie attraversata dal fuoco risultava, a fine anno, superiore all’1 per cento dell’area data in adozione. Ma i risultati arrivarono presto: «Nel Parco nazionale dell’Aspromonte la superficie bruciata è crollata con una riduzione tra il 75 e l’80 per cento nel periodo 2001-2007 nel quale è stato adottato questo metodo. Non sono scomparsi gli incendi, ma gli effetti devastanti del fuoco».

Una metodologia che, sostiene ancora Perna, fu adottata da altri Parchi nazionali in Italia, Spagna e Portogallo, «ma gli interessi della lobby che vive dell’antincendio – dalle società che gestiscono elicotteri o canadair agli operai idraulico-forestali, sostiene l’ex presidente del Parco – ha avuto finora la meglio. Ma così non possiamo andare avanti perché l’innalzamento delle temperature e i lunghi periodi di siccità ci porteranno nei prossimi anni danni incalcolabili se non interveniamo con questo sistema che condivide le responsabilità territoriali, tra ente pubblico e soggetti del Terzo Settore». 

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