venerdì,Aprile 19 2024

Giuseppe Rechichi, il vicepreside ucciso 33 anni fa per errore

Il vero bersaglio dell’agguato era Vincenzo Luddeni, direttore della banca popolare di Polistena che rimase illeso

Giuseppe Rechichi, il vicepreside ucciso 33 anni fa per errore

Giuseppe Rechichi, il vicepreside ucciso 33 anni fa per errore. Il vero bersaglio dell’agguato era Vincenzo Luddeni, direttore della banca popolare di Polistena che rimase illeso. Ancora oggi non si comprende come sia potuto accadere il fatto. Come riporta il sito “Vittime di mafia”, Rechichi era il vicepreside del magistrale di Polistena, aveva 48 anni e due figli. E quella mattina, alle 8.10, fu ucciso con un colpo al cuore, da un killer ventenne, pronto a fuggire su uno scooter.

Rechichi non era il vero obiettivo dell’attentato: secondo gli investigatori era Vincenzo Luddeni, direttore della banca popolare di Polistena, il vero obiettivo. Il direttore era già sfuggito ad altri due attentati. Il professore però si trovava lontano dal vero bersaglio. Un momento di confusione, al suo posto avrebbe potuto esserci chiunque. Ma il destino ha voluto che il colpo centrasse in pieno solo lui… Un omicidio che provocò scalpore e che fece aprire gli occhi a molti sulla tragedia assurda che aveva provocato la ‘ndrangheta.

A sette giorni dalla sua morte i docenti intervengono nel manifestare il loro sdegno per la pericolosa spirale di violenza ed il profondo dolore per la scomparsa di un amico, di un caro collega che aveva sempre profuso tutte le sue energie per produrre civiltà e pace. Così, nel 1993, ad aprile, viene inaugurata una Associazione Culturale Antimafia intestata allo stesso professore Rechichi. Una “Fondazione Permanente” che valorizzi, annualmente, l’impegno culturale e civile e si concretizzi in una o più borse di studio.

Il professore vive nel ricordo dei suoi studenti e nelle frasi che gli dedicarono alla sua scomparsa. «Noi alunni non abbiamo perso il burbero professore di matematica e fisica, ma siamo stati privati di un validissimo maestro di vita – e ancora – Io non ricorderò solo le sue lezioni di matematica (che, a dire il vero, non è che mi piaccia tanto), ma i racconti delle sue esperienze di vita che venivano sempre finalizzati all’insegnamento e alla crescita umana.

Ricordo la sua allegria, la sua gioia di vivere, i suoi progetti, i suoi occhi che brillavano di commozione di fronte alla Parigi notturna ammirata nell’ultima gita d’istruzione e le sue considerazioni la vita e la storia…
Personalmente sento che molte delle sue parole resteranno scolpite dentro di me, perché erano cariche di fiducia nel Bene e di coraggio».

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