giovedì,Aprile 25 2024

Condanna Russo, parla Maria Antonietta Rositani: «Giustizia a metà, lo Stato mi ha abbandonato»

La donna che è sopravvissuta al suo aguzzino con non poca fatica ha commentato le motivazioni della sentenza

Condanna Russo, parla Maria Antonietta Rositani: «Giustizia a metà, lo Stato mi ha abbandonato»

«So di aver avuto giustizia perchè è stato dato il massimo della pena ma è una giustizia a metà perchè mi sento abbandonata dallo Stato». 

È serena ma allo stesso tempo amareggiata Maria Antonietta Rositani. La donna che è sopravvissuta al suo aguzzino, l’ex marito Ciro Russo, che ha tentato di ucciderla dandole fuoco. Con non poca fatica ha commentato le motivazioni della sentenza. 

Le motivazioni

La parole dei giudici l’hanno scossa: «L’imputato ha dimostrato una volontà di perseverare nell’obiettivo programmato, ossia quello di punire la moglie per la fine della loro relazione, per la detenzione successiva alla denuncia sporta, nonché per l’intento di proseguire nell’azione legale, finalizzata alla separazione e all’affido esclusivo del figlio minore, e un’assenza di qualsivoglia ripensamento critico dei propri atteggiamenti».

L’infermità mentale

Una verità che lei ha difeso, insieme alla sua famiglia, per tutta la lunga e travagliata vicenda giudiziaria. «La cosa che più ritengo importante è che non sia stata riconosciuta l’infermità mentale perché non può mai passare il messaggio che la violenza possa essere giustificata con la follia».

La condanna

È tornata a sorridere dopo mesi da incubo passati tra ospedali e aule di tribunali. Ma l’amarezza torna a rigare il suo volto nel fare un semplice conto alla rovescia: «18 anni sono giusti ma serve dare tutela e sicurezza a chi denuncia. Questo serve per non tornare a vivere nella paura una volta scontata la pena».

L’assenza delle istituzioni 

Ma trova la forza di continuare a lottare Maria Antonietta per quel che reputa un percorso che tutte le vittime di violenza dovrebbero intraprendere. «Lo Stato deve esserci per le donne che trovano il coraggio di denunciare.

Deve esserci in tutte le fasi. Io non mi sono sentita sostenuta perchè anche nella fase di cura ho potuto affrontare interventi costosi e delicati solo grazie alla solidarietà di associazioni e delle persone. Questo non è giusto».

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