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Reggio, violazione decreto Piantedosi Sea Eye 4: i legali chiedono una sentenza di merito

L'avvocatura di Stato ha eccepito la carenza di interesse visto che l'imbarcazione è tornata in mare a soccorrere. Gli avvocati della ong puntano invece a una pronuncia che faccia chiarezza sulle responsabilità. Udienza rinviata al 5 giugno

Reggio, violazione decreto Piantedosi Sea Eye 4: i legali chiedono una sentenza di merito

Si sta celebrando dinnanzi al tribunale di Reggio Calabria il giudizio avente ad oggetto la contestazione del decreto Piantedosi mossa all’equipaggio della Sea Eye 4 per non avere collaborato con la guardia costiera libica nelle operazioni di soccorso conclusosi con l’approdo, con 144 migranti a bordo, al porto di Reggio lo scorso 10 marzo. Disposto dalla prefettura anche il fermo lungo (60 giorni) dell’imbarcazione, il primo eseguito dall’entrata in vigore del decreto medesimo e dopo il quale è prevista la confisca del mezzo.

La vicenda processuale

La fase sospensiva si è già conclusa con il rigetto della richiesta della ong tedesca. La fase di merito, il cui avvio era appunto previsto lo scorso giovedì con la prima udienza, ha subito un rinvio al prossimo 5 giugno. L‘Avvocatura di Stato ha, infatti, opposto l’eccezione della sopravvenuta carenza di interesse, essendo la nave già in mare per la decorrenza dei termini dei 60 giorni nelle more del giudizio. Già dallo scorso 29 marzo era stata autorizzata a lasciare il porto di Reggio per recarsi ai cantieri navali nel porto di Taranto per le attività di manutenzione. La nave è effettivamente già tornata a soccorrere, tuttavia la ong ha tutta l’intenzione di arrivare a una pronuncia di merito.

Ciò non solo per non soccombere al pagamento della sanzione e, se la ong volesse procedere per chiedere un risarcimento danni. ma soprattutto per contribuire a fare chiarezza. Gli aspetti controversi e illegittimi del decreto Piantedosi sono ancora tutti approfondire. Per la Sea Eye, inoltre, è scattato in questa circostanza il fermo lungo, perchè il terzo disposto a suo carico. Con il prossimo scatterebbe la confisca definitiva del mezzo.

La posizione della Ong

All’udienza di giovedì al Cedir, con la componente dell’equipaggio Sea Eye 4, Anna Di Bari, presenti gli avvocati della ong Livia Vicchio e Dario Belluccio.  

«Occorre arrivare alla verità e fare chiarezza su quello che succede in mare. Il decreto Piantedosi tende a distogliere l’attenzione proprio da questo. Invece occorre rendere noto come e perchè agiscono le ong quando soccorrono e salvano vite umane in mare. Puntiamo per questo a una sentenza di merito. L’Avvocatura di Stato ha eccepito la carenza di interesse, visto che la nave è già in mare per decorrenza dei 60 giorni. Non ci soddisfa, però, una sentenza di rito in cui venga dichiarata la cessazione della materia del contendere ma vogliamo che il tribunale si pronunci nel merito.

Abbiamo adesso un termine per depositare delle note prima della prossima udienza del 5 giugno. Il tribunale deciderà se procedere o accogliere l’eccezione. Noi vorremmo arrivare fino in fondo. La richiesta di sospensiva ci era stata rigettata per il mancato periculum in mora, nonostante il giudice avesse molto ben argomentato la sussistenza dell’altro requisito del fumus boni iuris. Eravamo, dunque, qui pronti di discutere nel merito ed è quello che speriamo di poter fare il prossimo 5 giugno». È quanto hanno spiegato i legali della ong Sea Eye, Livia Vicchio e Dario Belluccio.  

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