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Altri quattro giornalisti sono stati uccisi nell’ennesimo attacco israeliano a Gaza. Si tratta della giornalista freelance Mariam Abu Daqa inviata di Ap e Independent Arabia, del giornalista Moaz Abu Taha della rete televisiva Nbc, e dei cameraman e fotoreporter Hossam al-Masri dell’agenzia di stampa Reuters e Mohammed Salama di al Jazeera.
Il numero dei giornalisti uccisi a Gaza sale a 244. Gli ultimi quattro sono stati uccisi da un drone esplosivo israeliano che ha colpito il tetto dell’ospedale Nasser che ha provocato almeno 15 vittime. L’agenzia di stampa francese Reuters riferisce che la diretta televisiva dall’ospedale, gestita dal cameraman al-Masri, si è improvvisamente interrotta durante il primo dei due attacchi sferrati contro l’ospedale. Il maggior numero di morti si sarebbe registrato, infatti, in occasione del secondo attacco durante l’intervento dei soccorritori, dei giornalisti e delle altre persone che erano accorse per prestare soccorso ai feriti.
Il Comitato per la Protezione dei Giornalisti (Cpj) denuncia che l’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza per i giornalisti è diventata, dal suo inizio nell’ottobre 2023, una delle guerre più sanguinose degli ultimi decenni. Molti hanno perso la vita in attacchi dell’esercito israeliano diretti esplicitamente contro di loro, come nel caso degli ultimi sei morti prima di quelli di quelli di oggi. Ricordiamo i reporter Anas al Sharif (obiettivo dell’attacco) e Mohammed Qreiqeh, i cameraman Ibrahim Zaher, Mohammed Noufal e Moamen Aliwa, tutti del canale satellitare qatariota Al Jazeera; così come il giornalista Mohammed Khalidi della piattaforma digitale palestinese Sahat.
Lo scorso maggio, Reporter Senza Frontiere ha chiesto alla Corte Penale Internazionale che i giornalisti palestinesi possano comparire come vittime, e non solo come testimoni, nella sua indagine per stabilire se Israele abbia commesso crimini di guerra durante la sua offensiva contro la Striscia di Gaza. I reporter di Gaza sono gli unici a informare su ciò che accade nella Striscia, dato che Israele vieta l’ingresso nel territorio alla stampa internazionale, nonostante le numerose richieste presentate.

