venerdì,Aprile 19 2024

Bronzi di Riace, Guerrieri “copiati” per fare turismo in Toscana: la storia si ripete

Svariati i tentativi di scippo: dal G7 all'Expo 2015. Nonostante un referendum che ha detto “no” alla clonazione, le due statue riprodotte sono ora esposte in Versilia

Bronzi di Riace, Guerrieri “copiati” per fare turismo in Toscana: la storia si ripete

I Bronzi di Riace tutti li vogliono, tutti li cercano. E noi conterranei litighiamo, ci scanniamo e riusciamo a malapena, e per il rotto della cuffia, a improntare due cartelloni per le celebrazioni.

Puntualmente, come ogni estate, per le due statue custodite nella sala speciale, con tutte le precauzioni, del Museo archeologico di Reggio, si accende una nuova polemica. Ma quello che è accaduto a Marina di Pietrasanta, in Versilia ha dell’incredibile, soprattutto se si pensa alle battaglie contro la clonazione fatte negli anni. Come raccontato dal Reggino, in occasione del cinquantesimo anniversario dalla scoperta dei Bronzi di Riace, sono state pubblicamente espose due copie delle sculture, realizzate tra il 1990 e il 1995 dalla Fonderia d’Arte Massimo Del Chiaro. Copie che verranno calate in mare il prossimo 14 agosto per creare una sorta di parco turistico per i subacquei nel quale, si dice, potranno essere studiati gli effetti dell’acqua del mare sul bronzo.

Ci fu più d’uno che voleva portare in giro i bronzi: Silvio Berlusconi che li aveva proposti per il G7 in Sardegna. Anche lì mille polemiche che si scontravano con una dato di fatto: le due statue tenute in particolari condizioni climatiche, dopo anni sotto l’acqua e la corrosione subita, non avrebbero potuto viaggiare a costo di correre incontro a deterioramento.

Venne poi il tempo dell’Expo 2015 a Milano e Vittorio Sgarbi, con la grazia che lo contraddistingue, voleva le due statue alla manifestazione, perchè fossero viste da milioni di persone considerato che in città mai avrebbero fatto gli stessi numeri. Memorabili le sue parole: «Mentre i Bronzi di Riace potrebbero contare all’Expo di Milano su 2 milioni di visitatori, con un beneficio economico per il museo di Reggio, a Reggio non si andrebbe oltre i 20 mila».

Contro i bronzi “di Versilia” si è scagliato senza mezzi termini Eduardo Lamberti Castronuovo, politico e intellettuale reggino che rivendica (insieme al professor Pasquale Amato e a Francesco Alì) l’aver bloccato un altro scippo, nel 2009, quando cioè il museo reggino venne chiuso per lavori e si paventò un trasferimento dei bronzi Roma. Una battaglia portata avanti con lo storico e docente di numismatica Daniele Castrizio, col docente di architettura Enrico Costa e Felice Costabile, docente di diritto romano. La paura che le statue potessero non vedere più la luce dello Stretto fu illuminante e come si ricorderà, dopo una lunga trafila, i bronzi rimasero a Reggio nel laboratorio di restauro aperto a palazzo Campanella.

Bronzi, il referendum

Ma la guerra più importante l’avevano vinta i reggini quando, il 13 giugno del 2003, avevano detto “no” alla clonazione delle due statue. Peccato però che, nel silenzio più assoluto, i bronzi di Versilia fossero già in circolazione. Nel 2003 fu indetto un referendum (“Siete favorevoli alla riproduzione dei Bronzi di Riace?”) proposto dal “Comitato contro il trasferimento e la clonazione dei Bronzi di Riace” ai cittadini per contrastare il disegno del presidente della Regione Calabria Giuseppe Chiaravalloti che voleva far clonare le due statue per poter inviare le copie gemelle in giro per il mondo. L’ex governatore aveva sottovalutato il fatto che i Bronzi sono “i beni identitari” del Museo reggino, proprio come la Gioconda a Parigi per il Museo del Louvre.

Il desiderio e la volontà di avere le due statue in tutto il mondo dovrebbe aver raccontato l’importanza tributata universalmente alle due opere. Ma siamo sicuri di averla compresa davvero?

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