domenica,Aprile 28 2024

Museo di Reggio, “Le nuvole e il fulmine”: la mostra che racconta gli Etruschi – FOTOGALLERY

Il capo della direzione regionale musei della Toscana, Casciu: «La città dello Stretto fondata dai greci per per assicurare il passaggio libero dei commerci, tra cui il ferro con gli Etruschi»

Museo di Reggio, “Le nuvole e il fulmine”: la mostra che racconta gli Etruschi – FOTOGALLERY

«Reggio nasce per gli etruschi, per tutto il movimento che dalla Grecia va in Etruria perché ha necessità del ferro. I greci vanno a Ischia il posto più vicino al mondo etrusco e cominciano a commerciare. Fondano poi Cuma e Messina e Reggio per assicurare il passaggio libero dei commerci che poi sono durati centinaia di anni». Come racconta Stefano Casciu, capo della Direzione Regionale Musei della Toscana, così si intrecciano le storie di due popoli, due civiltà.

Intreccio Greci ed Etruschi

Un intreccio che si concretizza dal passato al presente, a palazzo Piacentini, perchè nell’illustrare l’accordo di valorizzazione con il Museo reggino dal quale è nata la mostra: «Una significativa sinergia, volta a promuovere e valorizzare in rete il ricchissimo patrimonio archeologico del nostro Paese».

Arrivano al museo di Reggio gli Etruschi, nella prima grande mostra a Sud di Napoli, con “Le nuvole e il fulmine. Gli Etruschi interpreti del volere divino”. Con questa ulteriore esposizione, che si unisce a quelle inaugurate nei mesi precedenti, ogni spazio espositivo di palazzo Piacentini è occupato.

La mostra, curata dal direttore del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, Carmelo Malacrino; il direttore del Museo Archeologico Nazionale di Firenze, Mario Iozzo; e dalla curatrice della sezione etrusca dello stesso Museo, Barbara Arbeid, nasce dalla collaborazione tra il MArRC, la Direzione Regionale Musei della Toscana e il Museo Archeologico Nazionale di Firenze. Come spiega Malacrino «Un’idea nata per caso durante l’inaugurazione a Firenze della mostra iconica di Luigi Spina alla galleria dell’Accademia di Firenze. In sette mesi siamo riusciti a organizzare tutto».

La mostra sugli Etruschi

Si tratta di un centinaio le opere in esposizione provenienti dal Museo dell’Etruria settentrionale: statue, preziosi oggetti in oro, argento e bronzo, ceramiche figurate e le caratteristiche urne cinerarie decorate con i più distintivi motivi etruschi, tra cui quello dei defunti sul coperchio. E i due vasi due canopi scelti per presentare la mostra: complesse urne cinerarie a testa umana che cercavano di mantenere il ricordo dell’immagine del defunto.

Come chiarisce l’etruscologa Barbara Arbeid: «Il nome dell’esposizione prende spunto da un passo di Seneca. Mentre i Romani credevano che i fulmini si producessero a causa dello scontro fra le nuvole, per gli Etruschi le nuvole si scontravano proprio per produrre i fulmini, considerati messaggi divini per gli uomini, cui spettava il compito di interpretarne il significato.

La mostra è un affresco sulla civiltà degli Etruschi dal punto di vista delle credenziali religiose. Essi erano particolarmente dediti alle pratica religiose. Questo mosaico di reperti contiene cinque sezioni che vanno dalle divinità ai miti a una esemplificazione di depositi votivi. Tra gli oggetti più preziosi in mostra vi è certamente il grande diadema in oro, appartenuto a una sacerdotessa del V secolo a.C.».

I reperti

«Una mostra straordinaria– chiarisce Malacrino – con oltre cento opere, venute appositamente qui dal Museo archeologico nazionale di Firenze. Un’occasione per conoscere la civiltà degli etruschi anche nel cuore della Magna Graecia».

«La mostra racconta la civiltà etrusca – illustra Iozzo – con una serie di bellissimi reperti di un tipo che sotto Napoli non si è mai visto, i visitatori avranno tante sorprese e racconta gli aspetti peculiari della storia della civiltà degli etruschi, soprattutto visti attraverso la religione, visto che, secondo le fonti, gli Etruschi erano il popolo più religioso del mondo. Ci sono i rituali funerari, le pratiche devozionali, il rapporto con la divinità e i riflessi che tutto questo porta nella vita quotidiana attraverso la loro cultura materiale e l’espressione formale, l’espressione anche artistica. Ci sono anche meravigliosi gioielli, statuette di bronzo, caratteristiche urne etrusche che hanno il coperchio configurato a defunto che disteso per l’eternità a banchetto e sulla cassa invece miti greci, rifunzionalizzati in senso funerario».

Articoli correlati

top