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Alla vigilia delle elezioni europee dichiarò, anche con un certo orgoglio, «Siamo un partito politico che ha una storia di centocinquanta anni, e ci rimettiamo in gioco, siamo qui per giocarci la partita della ripresa».
Oggia distanza di quasi un anno, Gabriella Andriani, segretaria metropolitana del Partito repubblicano – orfano ormai da oltre due anni del suo leader indiscusso, Francesco Nucara – vede il bicchiere mezzo pieno: «Abbiamo iniziato un’opera di ricostruzione, di ristrutturazione del partito, e intendiamo concretizzare questo impegno del Partito Repubblicano che non è un’associazione culturale ma è un partito politico, e quindi il nostro intento è quello di mandare dei repubblicani a presentarci negli enti locali, sugli scranni del Comune e poi della Regione, e perché no, ritornare alla Camera dei Deputati».
Andriani, scendendo più nel dettaglio, illustra qual è lo stato di salute dell’edera reggina: «Da un annetto a questa parte ho assunto il mandato di segretario della consociazione provinciale della Città Metropolitana, quindi di Reggio e provincia. È chiaro che noi abbiamo le nostre presenze come riferimento in tutta la provincia, ma dei repubblicani si dice spesso che siamo quattro gatti, ma spesso riusciamo a diventare 44». Insomma, come dire, «i repubblicani ci sono» molti sono rientrati nel partito e fanno parte di tutto l’hinterland provinciale: «Chiaramente noi abbiamo approntato anche un programma che riguarda tutti i comuni che insistono sulla Città metropolitana, abbiamo riferimenti a Roccella Jonica che non è un territorio che ha bisogno di sussistenza perché è una cittadina, anche con l’attuale amministrazione, sempre vitale, mentre altri comuni che insistono nella nostra provincia soprattutto sul versante jonico hanno ancora bisogno di essere assistiti, guidati, e in particolare esistono anche dei comuni che sono un po’ distaccati dal progresso e dalla modernità, sono un po’ distanti dalla vita politica centrale. Abbiamo un ottimo riferimento nella persona del sindaco Rosario Sergi a Platì che, nonostante le difficoltà, si è sempre attivato e ha creato anche un bel tessuto sociale all’interno della sua amministrazione e della sua cittadina. Non solo, insieme con lui ci stiamo sforzando anche di dare un sostegno ai comuni limitrofi. L’anno scorso abbiamo anche spinto l’attenzione su San Luca, ci siamo recati perché volevamo invitare la cittadinanza al voto, acché questo comune non resti sempre nella insoddisfazione delle regole e nell’insoddisfazione di una cittadina che rientra in una città metropolitana che dovrebbe essere anch’essa un sito competitivo. È cioè impensabile, nel 2025, vivere ancora di sottocultura, di arretratezza, dobbiamo fare di tutto per portare dappertutto la modernità, le regole, la legalità».
Quindi grande attenzione sul centro aspromontano del versante locrideo: «Stiamo aspettando gli esiti della commissione di accesso, ancorché ci siano stati dei fatti giudiziari molto recenti, ma noi auspichiamo che non venga sciolto quel Comune, ma se così dovesse essere probabilmente anche lì parteciperemo alle elezioni. Per ora rimaniamo molto in forse perché abbiamo le esigenze di avere un risultato della commissione d’accesso».
Dalle europee alle comunali il passo è breve. Tra poco più di un anno, salvo novità al momento non attese, si voterà anche a Reggio. Come si sta preparando il Partito Repubblicano?
«Subito dopo le europee abbiamo cominciato a intessere programmi e ristrutturazione per presentare una nostra lista col simbolo dell’edera, per poter eleggere dei nostri consiglieri all’interno di Palazzo San Giorgio. Le elezioni europee ci hanno rimesso in gioco perché, ancorché poi non ci sia stata la vittoria della combinata europea, il partito repubblicano calabrese e in particolare quello reggino ha superato il 4%, un risultato non scontato perché il partito come abbiamo ben detto è in ricostruzione, c’è molto mancato l’apporto e la dedizione di Francesco Nucara, ma la vita continua e quindi ci siamo rimboccati per l’ennesima volta le maniche per riuscire a riprendere e occupare il nostro spazio nello scenario politico».
Sicuramente a Lei e al Partito Repubblicano non mancano gli argomenti per entrare nel dibattito politico cittadino, recentemente ha anche offerto ai lettori una sorta di identikit del candidato sindaco, allora intanto come giudica lo stato della città?
«E’ innegabile che la gita in quest’ultimo decennio ha subito per accadimenti e vicende occorse durante la legislatura una battuta d’arresto abbastanza pesante. La città si è trovata in un forte stallo e i problemi non mancano. Noi non viviamo in una città semplice da amministrare, e anche questo decennio di Falcomatà è venuto da altri accadimenti deteriori per la città Reggio: ha subito un commissariamento e ante Falcomatà, che ha creato un forte impasse per l’evoluzione e il rilancio di Reggio Calabria. L’amministrazione Falcomatà in questo decennio ha subito anche un evolversi tra inchieste giudiziarie e una macchina che voleva partire ma forse stentava, e questo stallo comunque si è ripercosso sui servizi essenziali e sui progetti. Noi non viviamo in una città ancora decollata, è una città che dal punto di vista economico non è solida, basti pensare allo spopolamento in termini di risorse di cervelli di giovani che subisce la città. Qui dobbiamo creare le condizioni affinché i nostri figli rimangano o che addirittura tornino quelli che sono emigrati volutamente perché i posti di lavoro sono carenti. E mi permetto di dire che il posto di lavoro non può essere quello che viene tratto dagli incarichi politici, che ogni piè sospinto ad ogni elezione vengono assegnati, e che peraltro creano non solo una precarietà ma non danno nessuna possibilità di sbocco. Le imprese, il tessuto produttivo della città non è un tessuto produttivo considerevole, le imprese sono sempre in una fortissima crisi. Io lavoro nel settore finanziario quindi mi rendo conto, ho proprio sotto gli occhi, cosa significa stentare la vita, stentare i bilanci, stentare il lavoro. Dal punto di vista del commercio la città è una bella città che ha tante peculiarità e tante possibilità ma se non andiamo ad un rilancio generale che deve riguardare un riordino dell’amministrazione, quindi una evoluzione dei servizi essenziali di cui è carente, parallelamente a un grande progetto che la possa protrarre a città europea, a città che può competere in uno scenario ampissimo che è quello della globalizzazione e della modernità, non riusciamo a uscire da quelle sacche che non ci consentono di dire “la città è cambiata”».
Lei non è stata tenera né con una parte né con l’altra, quindi né con chi governa né con chi fa opposizione, ed ha giudicato importante il proliferare delle associazioni civiche, ma ha già scelto con chi stare alle prossime comunali?
«Il proliferare delle associazioni culturali e quindi delle realtà civiche non sono altro che un’espressione di partecipazione. L’associazionismo è democrazia, la partecipazione garantisce la democrazia, ma quando si andrà comunque a un rinnovo del Consiglio Comunale, forza maggiore entreranno anche i partiti. Il civico non può eludere i partiti, e viceversa. Io penso che sia necessaria la collaborazione, lo scambio e la compensazione. Una cosa è chiara: chi pensa che è bene abolire i partiti rispetto al civico sbaglia, perché se i partiti vengono annullati ci va di mezzo proprio il civico. Perché i partiti, per dettato costituzionale, perché comunque sono la forma associativa e programmatica più antica, sono i luoghi e le officine all’interno delle quali deve avvenire il confronto, far crescere una classe dirigente, la quale attraverso il mandato elettorale può rappresentare le istanze dei cittadini».

