L’Eurodeputato: «La Calabria torna a respirare, l’Europa ritrova il buon senso»
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«Quello ottenuto oggi non è un semplice voto: è la prova che quando si combatte a testa alta, con competenza e determinazione, il buon senso può prevalere sulle derive ideologiche. È la smentita più clamorosa a un regolamento sulla deforestazione nato male, scritto peggio e concepito senza conoscere né le filiere né i territori. Una norma inapplicabile, che avrebbe colpito proprio chi difende davvero l’ambiente: i nostri agricoltori, i nostri allevatori, le nostre imprese del legno e della carta».
Così, in una nota, l'Eurodeputato di FDI-ECR Denis Nesci.
«Questo risultato non è arrivato da solo: è il frutto di un lavoro politico lungo, ostinato e coerente.
In Commissione, nelle riunioni tecniche, nelle interlocuzioni con gli Stati membri e nell’Aula, il Gruppo ECR – insieme ai governi responsabili e in particolare al Governo guidato da Giorgia Meloni – ha portato avanti una pressione costante, autorevole e documentata. Abbiamo costruito alleanze, smontato punto per punto gli errori del testo originario, dimostrato l’impatto devastante che avrebbe avuto sulle nostre filiere produttive.
Il Governo italiano, con una linea chiara e coraggiosa, ha messo la difesa dell’interesse nazionale al centro del negoziato: è grazie a questa posizione netta che oggi l’Europa è stata costretta a prendere atto della realtà e a correggere una rotta che avrebbe penalizzato pesantemente le economie più virtuose.
Gli emendamenti approvati non sono dettagli tecnici: sono la cancellazione di obblighi irragionevoli, il rinvio di scadenze impossibili, la fine di un accanimento burocratico che non avrebbe ridotto la deforestazione nel mondo ma avrebbe distrutto competitività in casa nostra.
Penso in particolare alla Calabria, la mia terra, dove lavorano filiere che vivono di qualità, tradizione e rispetto del territorio: il legno, l’agroalimentare, l’allevamento, fino ai comparti collegati come caffè e carta.
Era doveroso proteggerle da un impianto normativo ideologico, distante dalla realtà e pericolosamente autolesionista per l’Europa stessa.
Oggi abbiamo aperto una breccia importante: l’Europa può essere protagonista della sostenibilità senza punire chi produce, senza mettere in ginocchio le aree rurali, senza trasformare la transizione ecologica in una crociata punitiva.
Ma non ci fermiamo qui.
Questa vittoria è solo l’inizio: continueremo a combattere per un’Europa che rispetti i territori, ascolti le imprese, sostenga chi lavora e difenda le sue eccellenze. Un’Europa che non si inginocchia davanti all’ideologia, ma che costruisce crescita, competitività e libertà economica.
Meno burocrazia, più Italia. Meno ideologia, più futuro».

