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«Sul Ponte sullo Stretto non servono slogan, ma verità. Oggi ci troviamo davanti a un’opera presentata come ‘il più grande ponte della storia’, che però non ha ancora un progetto esecutivo unitario. Ci si muove per fasi, senza una visione chiara dei costi complessivi né delle reali prospettive di sviluppo. È legittimo chiedersi se non si stia semplicemente buttando fumo negli occhi ai cittadini. Il presidente dell’ANAC, Giuseppe Busia, ha lanciato un allarme preciso: rafforzare i controlli antimafia. In un contesto come quello dello Stretto, non garantire trasparenza e monitoraggi capillari significa aprire la porta a infiltrazioni che rischiano di compromettere l’opera sin dall’inizio. Allo stesso modo, Carlo Doglioni, geologo ed ex presidente dell’INGV e docente alla Sapienza di Roma, ricorda che lo Stretto è una delle aree a più alto rischio sismico d’Europa. Ignorare i dati scientifici e i richiami della comunità geologica non è solo superficiale: è pericoloso».
«Mentre la politica si divide tra annunci e promesse, i cittadini siciliani e calabresi restano senza voce. Sono loro a subire espropri, incertezze, paure. Sono loro a dover convivere con un’opera che, prima ancora di nascere, mostra tutte le sue fragilità. Un progetto così imponente richiede trasparenza e ascolto: comunità locali, dati scientifici, valutazioni economiche. Sacrificare tutto questo sull’altare della propaganda sarebbe un errore». Così in una nota il vicepresidente della Camera, Sergio Costa (M5s).

